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Necrologio del berlusconismo ovvero elogio della normalità

Lasciamo a più eminenti politologi interpretare il risultato delle elezioni. Noi qui ci limitiamo a riportare le motivazioni di un “comune” elettore del capoluogo milanese.

C’è chi accusa, chi minimizza, chi usa la psicologia. Di certo per me è molto semplice. La degenerazione della politica negli ultimi anni è inaccettabile, indecente, dannosa per il paese, perciò invotabile. Tutto qui. Ed è oltremodo patetico vedere adesso il tentativo di correre ai ripari imputando la ragione di una simile batosta ad errori di comunicazione, alla guerra di Libia, alla campagna elettorale sbagliata. Saremo costretti a sopportare la solita sequela di scuse, di tentativi di mistificare la realtà, di velenosi colpi di coda, ma invero non c’è nulla di sbagliato, c’è solamente che perfino il sonnacchioso cittadino comune ha capito la realtà, e l’ha rifiutata. La toppa, oggi, è peggio del buco, come dice un vecchio proverbio. E se questo è la cifra del berlusconismo ebbene questa “era” deve chiudersi subito, anzi, è perfino troppo tardi. Certo qualcuno dirà che lo si poteva prevedere prima e forse è vero, o forse sarà perché il volto del berlusconismo è così subdolo che si mimetizza con abilità camaleontica, difficile da vedere per cittadini piuttosto distratti.

Ma l’occasione è stata ghiotta dal momento che lo stesso presidente, accecato da un eccesso di sicurezza, ha voluto con tutte le sue forze trasformare le elezioni comunali in un test politico, una verifica cioè della sua vitalità e della tenuta della sua dottrina. Errore gravissimo perché di fatto i cittadini sono stati oltremodo chiari. Fra i giudici comunisti e il premier hanno scelto i primi, fra Ruby e un minimo di decenza hanno scelto la decenza, fra le leggi “ad personam” e una politica per il bene comune, l’uomo della strada, ha scelto questa volta la seconda, così come fra l’aggressività più velenosa e la democrazia, fra l’informazione del Corriere, Santoro, Floris, Saviano, Mentana, Fazio e quella di Ferrara, Sgarbi, Minzolini, Fede e del metodo “Boffo” la preferenza è andata alla prima, fra la politica di facciata, dei proclami e degli show, e la concretezza di tutti i giorni i cittadini hanno scelto sempre e senz’altro la seconda. In altre parole anche il manganello mediatico è stato questa volta rifiutato con decisione, i numeri parlano anche fin troppo chiaro. In definitiva un rifiuto del berlusconismo su tutta la linea, dei suoi principi fondanti, palesi e non, e dell’intera condotta.

Resta da capire come sia stata possibile una involuzione così pericolosa e come sia stata così a lungo accettata dal paese. Il berlusconismo, parente stretto del liberismo più sfrenato, ha in sé, come ulteriore aggravante, almeno tre anomalie letali per la democrazia. La prima è una la legge elettorale, altrimenti detta “porcata”, che permette di “nominare” i parlamentari anziché farli eleggere dagli elettori. Questi risponderanno pertanto al premier, ne saranno fedelissimi complici, indipendentemente dai loro meriti e dalla loro fedina penale, in una sorta di “boia chi molla” che poggia sull’interesse personale. La seconda è il conflitto di interessi che vede il premier, una fra le persone più ricche del paese, coinvolto a piene mani nel sistema degli affari e quindi molto più interessato al suo business che a quello dei cittadini. Ne discendono le ormai famose leggi per la “casta”, la depenalizzazione del falso in bilancio ad esempio, lo scudo fiscale, l’abolizione dell’Ici su tutte le case comprese ville e superattici, il condono edilizio, l’abolizione della tassa di successione oltre il milione di euro, il processo breve, e questo giusto per citarne alcune. La terza anomalia riguarda l’uso e la manipolazione dei media. Il premier, unico caso al mondo, è proprietario anche di un impero che spazia dalle televisioni ai giornali, dalle radio alle agenzie di pubblicità che, nell’era della comunicazione, rappresenta un gravissimo attentato alla pluralità, alla formazione delle opinioni e alla manipolazione delle coscienze. Non possiamo che costatare la colonizzazione delle menti da parte di una macchina del consenso mai vista prima nel nostro paese, ed in nessun paese democratico. I cittadini sono visti come un enorme giacimento di consumatori da imbonire e sfruttare fino all’ultima lira, inclusa, in questo caso, anche la cabina elettorale, utilizzando a piene mani la propaganda di regime, olio di ricino mediatico la cui ricetta, composta di faziosità e qualunquismo, è ben nota fin dai tempi del ventennio.

Come la storia insegna, un sistema così compromesso può funzionare solo con il fondamentale ausilio di un potente apparato corruttivo che va dalla compravendita di parlamentari, alla supina accettazione dell’evasione fiscale, aumentata, quest’ultima, l’anno scorso del 46% rispetto all’anno precedente, dice la Guardia di Finanza, un malaffare così imponente da far impallidire la tanto vituperata “Prima Repubblica” ma del resto necessario a stimolare il consenso su larga scala. Tutte situazioni invero, che già Montanelli aveva previsto con acuta lungimiranza nel 1984 dalle colonne della “Voce”, quotidiano da lui stesso fondato dopo la forzosa “defenestrazione” dal Giornale da parte di un già bellicoso Premier. Sarà forse che dopo più di tre lustri la nostra società ha finalmente sviluppato l’antidoto della “malattia”, o forse semplicemente si tratta della naturale parabola che nel tempo logora e consuma tutti i sistemi, ma sta di fatto che la sensazione è ormai di un berlusconismo da riporre nel polveroso cassetto delle fotografie, consegnato definitivamente alla storia e solo questa ci dirà se positivamente o meno.

Ciò di cui abbiamo bisogno, ora più che mai, è di tornare alla normalità, abbiamo bisogno di fare ciò che gli altri paesi hanno già iniziato da tempo, pensare al lavoro, allo sviluppo, uscire dallo stallo che ci relega a vedere la nostra come la ripresa più lenta d’Europa, pensare ai giovani, i più disoccupati del continente, all’ambiente, alle energie rinnovabili, abbiamo bisogno di guardare al futuro da una società “onesta” come dice Küng, libera dalla piovra del malaffare, dalla evasione fiscale, dai costi della politica e dalla burocrazia che soffocano il paese, abbiamo bisogno di una struttura dei media libera e aperta, per i cittadini e non viceversa, abbiamo bisogno insomma di un paese semplicemente normale, il resto, non c’è dubbio, verrà da se.

Claudio Donini per www.alfadixit.com

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