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Naufragi italiani, sconosciuti o quasi

Quella che segue è una ricerca personale sul naufragio del piroscafo Oria che causò la morte di migliaia di soldati italiani, prigionieri dei tedeschi: naufragò durante la seconda guerra mondiale e morirono 4116 prigionieri italiani.

 E' stato uno dei peggiori disastri navali della storia dell'umanità, il peggiore del Mediterraneo. Questa estate ho avuto modo di trovarmi sul posto insieme a chi me l'ha raccontata la "storia", dove ho scattato delle foto con profonda emozione; non ne sapevo nulla e penso che possa essere importante dare maggiore diffusione, anche nel rispetto di tutte quelle famiglie che non poterono più riabbracciare i loro cari. Era il 12 febbraio 1944 nelle acque di Capo Sounion in Grecia .La nave affondò a causa di una tempesta,mentre trasportava, da Rodi verso la prigionia, Internati Militari Italiani che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 si erano rifiutati di proseguire la guerra sulla parte nazifascista. Su circa 4200 appartenenti a varie armi, non più di 30 si salvarono.

Condivido pertanto l'articolo di Lorenzo Sani deI Resto del Carlino, foto e riferimenti del web,video e le mie foto, scattate a settembre 2019.
 
 
Mercoledì 6 settembre 2017, con un fuori programma nella sua visita in Grecia, il Presidente Mattarella sostò a 25 miglia a sud di Atene, sul luogo del monumento dedicato alle Vittime del naufragio del Piroscafo Oria.Il Presidente Mattarella ricevette in quell'occasione, dal subacqueo che identificò il relitto, Aristotelis Zervoudis, una gavetta (ritrovata sul luogo) e un messaggio di ringraziamento con un appello a tutelare la memoria storica e materiale dell’evento, a nome delle Autorità locali, dell’intera Popolazione dell’Attica che sin dalla notte del naufragio fu vicina alle Vittime e della rete dei Familiari dei Caduti.
Era un piroscafo norvegese l' Oria con oltre 4000 militari italiani che vi persero la vita: la nave di 2000 tonnellate, varata nel 1920, requisita dai tedeschi, salpò l'11 febbraio 1944 da Rodi alle 17,40 per il Pireo. A bordo più di 4000 prigionieri italiani che si erano rifiutati di aderire al nazismo o alla RSI dopo l’Armistizio dell'8 settembre 1943, 90 tedeschi di guardia o di passaggio e l'equipaggio norvegese.

L'indomani, 12 febbraio, colto da una tempesta, il piroscafo affondò presso Capo Sounion, a 25 miglia dalla destinazione finale, dopo essersi incagliato nei bassi fondali prospicienti l'isola di Patroklos (in Italia erroneamente nota col nome di isola di Goidano).

I soccorsi, ostacolati dalle pessime condizioni meteo, consentirono di salvare solo 37 italiani, 6 tedeschi, un greco, 5 uomini dell'equipaggio, incluso il comandante Bearne Rasmussen e il primo ufficiale di macchina.

L'Oria era stipata all'inverosimile, aveva anche un carico di bidoni di olio minerale e gomme da camion oltre ai nostri soldati che dovevano essere trasferiti come forza lavoro nei lager del Terzo Reich.

Su quella carretta del mare, che all'inizio della guerra faceva rotta col Nord Africa, gli italiani in divisa che dissero no a Hitler e Mussolini vennero trattati peggio degli ignavi danteschi nella palude dello Stige: non erano prigionieri di guerra, di conseguenza senza i benefici della Convenzione di Ginevra e dell'assistenza della Croce Rossa. Allo stesso tempo, poi, il loro sacrificio fu ignorato per decenni anche in patria.

Nel 1955 il relitto fu smembrato dai palombari greci per recuperare il ferro, mentre i cadaveri di circa 250 naufraghi, trascinati sulla costa dal fortunale e sepolti in fosse comuni, furono traslati, in seguito, nei piccoli cimiteri dei paesi della costa pugliese e, successivamente, nel Sacrario dei caduti d’Oltremare di Bari. I resti di tutti gli altri sono ancora là sotto.

La tragedia si consumò in pochi minuti ed è stata ignorata per decenni. Eppure si sapeva per filo e per segno come fossero andate le cose. Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti, come quella del sergente di artiglieria Giuseppe Guarisco, che il 27 ottobre 1946 ha redatto di proprio pugno per la Direzione generale del ministero un resoconto lucido del naufragio. Dopo l’urto della nave contro lo scoglio" scrive Guarisco, "venni gettato per terra e quando potei rialzarmi un'ondata fortissima mi spinse in un localetto situato a prua della nave, sullo stesso piano della coperta, la cui porta si chiuse. In detto locale c'era ancora la luce accesa e vidi che vi erano altri sei militari. Dopo poco la luce si spense e l'acqua iniziò ad entrare con maggior violenza. Salimmo in una specie di armadio per restare all'asciutto, di tanto in tanto mettevo un piede in basso per vedere il livello dell'acqua. Passammo la notte pregando col terrore che tutto si inabissasse in fondo al mare.All'indomani, nel silenzio spettrale della tragedia, i sette riuscirono a smontare il vetro dell'oblò, ma non ad uscire da quell'anfratto, perché il buco era troppo stretto.Le ore passavano ma nessuno veniva in nostro soccorso (…). Uno di noi, sfruttando il momento che la porta rimaneva aperta, si gettò oltre essa per trovare qualche via d’uscita e dopo un’attesa che ci parve eterna lo vedemmo chiamarci al di sopra del finestrino. Ci disse allora che era passato attraverso uno squarcio appena sott’acqua. Un altro compagno, pur essendo stato da me dissuaso, volle tentare l’uscita ma non lo rivedemmo più.I naufraghi rimasero due giorni e mezzo rinchiusi là dentro prima dell’arrivo dei soccorsi dal Pireo.

Quello che era riuscito ad uscire ci disse che dove eravamo noi, all’estremità della prua, era l’unica parte della nave rimasta fuori dall’acqua e che intorno non si vedeva nessuno all’infuori degli aerei che continuavano a incrociarsi nel cielo e ai quali faceva segnali. Poco dopo si accostò una barca con due marinai; essi dissero che erano italiani, dell’equipaggio di un rimorchiatore requisito dai tedeschi. Ci dissero di stare calmi che presto ci avrebbero liberati. Ma sopraggiunse l’oscurità e dovemmo passare un’altra nottata più tremenda forse della prima.

riferimenti: https://piroscafooria.it/blog/

http://www.piroscafooria.it/

https://piroscafooria.it/blog/omaggio-del-presidente-mattarella-al-monumento-dispersi-nel-naufragio-del-piroscafo-oria/

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