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Napoli capovolta. L’altra città sotterrata

Napoli - “Scendete con noi nelle viscere della città più misteriosa del mondo”. Con questa frase impressa sul cartellone d'entrata, inizia l'escursione-viaggio nella Napoli Sotterranea.

Tutto cominciò nel 1979, durante l'incendio ai Gradoni di Chiaia. I vigili del fuoco non trovarono nell'immediato un accesso alla cavità in cui il fuoco era sorto, così fecero sgomberare gli edifici circostanti e un cittadino napoletano si ricordò di una vecchia scala che era stata murata e che ricordava aver visto da bambino. Fu quel giorno che i napoletani scoprirono “l'altra città”.

Il particolare aspetto morfologico partenopeo, composto da roccia tufacea che ha caratteristiche di leggerezza, friabilità e stabilità del tutto particolari, ha fatto sì che durante la seconda guerra mondiale il sottosuolo, in cui vi era l'acquedotto, venisse dedicato ai rifugiati. Vi allestirono 369 ricoveri in grotta e 247 ricoveri anti-crollo. Nel 1968 cominciarono a verificarsi alcuni dissesti dovuti, principalmente, a rotture di fogne. Tale fenomeno non è raro per qualsiasi città del mondo, ma ciò che accadde a Napoli fu diverso. Queste frammentazioni non provocarono rigurgiti di liquami in superficie o allagamenti, ma, a causa del vasto sottosuolo cavo, grosse voragini.

Dopo 20 anni di studi e bonifiche, oggi è possibile visitare e apprendere questa altra faccia di Napoli. Le visite guidate iniziano da sotto i Quartieri Spagnoli, in vico S. Anna di Palazzo 52. Sulle mura vi sono incisi tratti salienti della nostra storia: nomi e caricature di personaggi dell'epoca, costumi, soldati di varia nazionalità, date, informazioni sui due sommergibili italiani - il Diaspro ed il Topazio - che operarono durante la guerra, aerei e carri armati, nonché le frasi disperate di chi ci ha vissuto. Tuttavia, i veri padroni di questa città sotterranea erano i pozzari, una classe di liberi professionisti che si muoveva con abilità in questi anfratti al fine di portare l'acqua a tutta Napoli, tramite l'unica cisterna esistente durante il periodo bellico.

Questi personaggi hanno ispirato la storia dei monacielli, spiriti che si aggiravano nella rete idrica, apparendo o sparendo sotto il mantello da lavoro, il quale somigliava, appunto, al saio di un monaco.

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