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Mylo Xyloto, il nuovo disco dei Coldplay

Quanto c'è di nuovo nel disco di Martin e soci appena uscito?

Il nuovo disco dei Coldplay. Già, ho scritto giusto? Nuovo.

No, il problema è che a volte usare tali aggettivi mi riesce difficile. Non metto in dubbio la potenzialità creativa di Chris Martin (uno che scrive di botto Yellow e un album come A Rush of Blood to the head meriterà sempre una sincera approvazione) ma adesso non si riesce a distinguerlo da un bravo musicista a un bravo economo laureato con 110 e lode e bacio accademico.

Prima dice che gli U2 sono il suo gruppo preferito, ok, va bene. Poi dice che Jay Z è un grande. Molti fan iniziano a storcere il naso. Poi addirittura dice che questo potrebbe essere il suo ultimo album. E duetta pure con Rihanna. Dai, sii coerente Chris: non hai più idee.

Mylo Xyloto è un album privo di personalità, idee prese a casaccio, pescate nel carniere di una band che si trova in difficoltà ad affrontare il futuro. Un disco saggiamente strutturato da un Brian Eno che ormai non sa più come prendere Martin e soci. Ad essere sinceri qualche brano meriterebbe pure di essere ricordato: Charlie Brown, Up in Flames, Major Minus (in cui i movimenti à la Edge di Buckland sono più che evidenti). Il resto è totalmente discutibile. Soprattutto quella Princess Of China, che potrebbe persino uscire come singolo, ma che avrebbe meritato di essere relegata come una dimenticabile b-side, o quantomeno regalata ad una compilation di beneficienza.

Se questo deve essere il canto del cigno dei Coldplay, credo che non sia una fine gloriosa. Era meglio fermare il tempo a Viva La Vida, momento epico e fortunato della vita artistica di una band sopravvissuta agli anni 2000.

Gli stadi e le arene saranno comunque gremiti, ma è veramente questa la massima aspirazione di Chris, Johnny, Guy e Will?

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