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Mortalità e Coronavirus in Italia: i dati dell’analisi INPS

Uno studio INPS afferma che rispetto agli anni passati la mortalità giornaliera è aumentata durante il periodo dell’emergenza Coronavirus.

di Gianluca De Feo

 
 

L’INPS ha pubblicato il report “Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da COVID-19” che analizza l’andamento dei decessi nei due periodi del 2020 compresi tra il 1° gennaio e il 28 febbraio, e tra il 1° marzo e il 30 aprile. Questi dati sono poi confrontati con la mortalità media italiana nel periodo 2015-2019. A differenza dei dati ISTAT pubblicati in precedenza, il report INPS fa riferimento a tutti i comuni italiani, permettendo un’analisi completa. Lo studio intende rispondere a due domande che in molti si sono posti nel corso degli ultimi mesi: c’è stato un aumento della mortalità giornaliera durante il periodo dell’emergenza Coronavirus? Se sì, tale aumento è attribuibile all’epidemia?

È necessario ricordare che l’epidemia sta avendo effetti sia positivi che negativi sulla mortalità. Ci sono ad esempio persone che muoiono a causa di altre malattie perché non sono riuscite a trovare un posto in ospedale o perché non vi si sono recate per paura del contagio. A causa del lockdown sono però diminuite le vittime della strada e gli infortuni sul lavoro. Sebbene sia impossibile definire una cifra certa di morti per Covid-19 (non tutti i decessi vengono testati con un tampone), un confronto tra la mortalità in periodi di assenza e presenza della pandemia può fornire un’idea dell’impatto che il virus sta avendo sul nostro paese.

I dati

Nel grafico sottostante sono raffigurati i decessi giornalieri per tutte le cause e per tutte le età in Italia tra il 1° gennaio 2015 e il 30 aprile 2020. In generale, si nota che le stagioni giocano un ruolo cruciale, con un aumento della mortalità nei periodi compresi tra metà novembre e metà aprile e durante l’estate, mentre si raggiungono i valori minimi in maggio e settembre. In inverno, la principale causa di tale aumento è la presenza di forme gravi e complicate di influenza stagionale (la cui intensità può variare di anno in anno), mentre in estate gioca un ruolo fondamentale l’effetto delle alte temperature sulle categorie più a rischio.

Andamento dei decessi giornalieri in Italia dal 1° gennaio 2015 al 30 aprile 2020

Mortalità INPS

Quest’anno, nei mesi a cavallo tra 2019 e 2020, il “consueto” picco invernale era stato addirittura più debole rispetto a quelli registrati nei tre anni precedenti, ricordando i numeri dell’inverno 2015-2016. Nel corso dei primi due mesi del 2020, infatti, la mortalità giornaliera risultava inferiore alla media ponderata con la popolazione residente dello stesso periodo nei cinque anni precedenti (chiamata “baseline” nel report INPS), anche prendendo in considerazione tutti i criteri demografici: sesso, età, area geografica. L’andamento della curva evidenzia però come tra inizio marzo e fine aprile si sia verificato un nuovo picco, più grave e repentino rispetto agli altri, che ha portato a sfiorare i 3.500 morti giornalieri per poi tornare ai livelli precedenti.

Aumento dei decessi per sesso e area geografica nel periodo 01/03/2020-30/04/2020 rispetto alla media ponderata sullo stesso periodo nei cinque anni precedenti

Mortalità INPS 2

Osservando il grafico qui sopra, si nota infatti come soprattutto al nord – la zona più colpita dalla pandemia – la mortalità giornaliera sia aumentata esponenzialmente (+84%), toccando un picco del +94% tra i maschi. Decisamente meno grave la situazione al centro e al sud, dove si è registrato rispettivamente un incremento del +11% e +5%. A livello nazionale l’aumento della mortalità rispetto alla media ponderata dello stesso periodo nei cinque anni precedenti si è attestata al +43%, con gli uomini (+48%) sempre più colpiti rispetto alle donne (+38%).

Aumento dei decessi per classe d’età e area geografica nel periodo 01/03/2020-30/04/2020 rispetto alla media ponderata sullo stesso periodo nei cinque anni precedenti

Mortalità INPS 3

Volgendo lo sguardo alle classi d’età, si può osservare come la mortalità giornaliera sia aumentata in particolare tra le persone di età superiore ai 70 anni nel nord Italia, quasi raddoppiando. Anche in questo caso si nota un incremento decisamente inferiore al centro e al sud, dove tra le fasce d’eta 0-49 e 50-59 la mortalità è addirittura diminuita.

Percentuale di decessi a livello provinciale rilevati nel periodo 01/03/2020-30/04/2020 rispetto alla media ponderata sullo stesso periodo nei cinque anni precedenti

Mortalità INPS 4

In tutte le province più colpite dalla pandemia (Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza) si è rilevato un incremento dei decessi superiore al 200%, con un picco a Bergamo di oltre il 300%. In quasi tutto il nord-ovest l’incremento della mortalità è stato superiore al 50% e i decessi sono aumentati considerevolmente anche in molte province che si affacciano sul versante adriatico della penisola fino ad arrivare in Puglia, regione maggiormente interessata dai rientri dal nord nelle ore precedenti all’uscita del DPCM del 9 marzo.

Nord Italia: percentuale di decessi a livello comunale nel periodo 01/03/2020-30/04/2020 rispetto alla media ponderata sullo stesso periodo nei cinque anni precedenti

Mortalità INPS 5

La mappa qui sopra offre un quadro piuttosto esaustivo di come l’epidemia si sia propagata nel tempo nei comuni del Nord Italia. Già alla fine di marzo in molti comuni della Lombardia (e successivamente dell’Emilia-Romagna e del Piemonte) si rilevava un aumento della mortalità superiore al 100%, mentre la regione Veneto – anch’essa colpita dall’epidemia a febbraio – sembrerebbe essere riuscita a fronteggiare in maniera più efficace la diffusione del virus.

L’aumento della mortalità è attribuibile al Coronavirus?

Nella tabella qui sotto sono riportate le differenze di decessi avvenuti nei periodi presi in considerazione dallo studio rispetto alla media ponderata sui cinque anni precedenti; è poi presente il dato sui decessi da Covid-19 tra il 1° marzo e il 30 aprile. Nel periodo 1° gennaio-28 febbraio 2020 i decessi registrati sono inferiori di 10.148 unità rispetto a quelli attesi dalla media ponderata, mentre tra il 1° marzo e il 30 aprile c’è stato un eccesso di ben 46.909 decessi. Durante questo periodo, il numero di morti attribuite al Covid-19 e comunicate dalla Protezione Civile sono state 27.938, presentando quindi una discrepanza di 18.971 unità tra i deceduti ufficialmente attribuiti al Coronavirus e quelli in eccesso.

Ulteriore differenza di decessi rispetto a quelli attribuiti al Covid-19

INPS 8

Secondo INPS, “con le dovute cautele”, è possibile quindi attribuire la maggior parte di questi decessi all’epidemia da Covid-19. Questo perché i dati esposti nel report (distribuzione territoriale, maggiore mortalità tra gli uomini rispetto alle donne) indicherebbero che l’aumento della mortalità è dovuto a un fattore esterno. Inoltre, confrontando le curve della mortalità ufficiale da Coronavirus e quella della mortalità in eccesso rispetto alla media ponderata, si nota come l’andamento sia molto simile.

Italia: andamento giornaliero dei maggiori decessi rilevati rispetto alla media ponderata sullo stesso periodo nei cinque anni precedenti e quelli da Covid-19 a partire dal 01/03/2020

Mortalità INPS 6

Lombardia: andamento giornaliero dei maggiori decessi rilevati rispetto alla media ponderata sullo stesso periodo nei cinque anni precedenti e quelli da Covid-19 a partire dal 01/03/2020

Mortalità INPS 7

Queste conclusioni rendono evidente la scarsa attendibilità dei dati forniti dalla Protezione Civile, già messi in discussione dalla stessa INPS a prescindere dai risultati della ricerca “in quanto influenzati non solo dalla modalità di classificazione della causa di morte, ma anche dall’esecuzione di un test di positività al virus”. Tuttavia, si legge nel paragrafo finale del report: “Per comprendere al meglio le vere conseguenze dell’epidemia si dovrà aspettare di debellare completamente il virus il che avverrà presumibilmente tramite un vaccino o una terapia antivirale efficace.”

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