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Ministro Gelmini: stare a casa dopo il parto è un privilegio

In una intervista rilasciata a Io Donna, il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini afferma che stare a casa dopo il parto è un "privilegio".Alla domanda: Un privilegio? Non è un diritto?

Risponde: Una donna normale deve certo dotarsi di una buona dose di ottimismo, per lei è più difficile, lo so; so che è complicato conciliare il lavoro con la maternità, ma penso che siano poche quelle che possono davvero permettersi di stare a casa per mesi. Bisogna accettare di fare sacrifici.

Ministro Gelmini: stare a casa dopo il parto è un privilegio

Già, molto complicato, specialmente quando non ci sono i servizi (asili nido) - o costano troppo - necessari ad aiutare le donne in simili casi. Vorrei proprio vederla, signora ministra, portare in fabbrica o in ufficio la figlia.

Ed è altrettanto vero che le donne che non possono permettersi di stare a casa per 6 mesi continuano ad aumentare, visto la carenza di lavoro dove le donne sono le prime a pagarne il prezzo.

Eh, sì, cara ministra, ha proprio ragione! Ma, ci dica, quante sono le donne in grado di viaggiare con "l’auto blu" o di permettersi il "freccia rossa" (69 euro Milano- Roma in prima classe, perché, Lei, non credo che viaggi in seconda), o di permettersi la baby sitter o altre agevolazioni tipiche di chi ha soldi e che, comunque, non avrebbero neanche bisogno di lavorare.

Certi ragionamenti fatti da una persona in posizione "privilegiata" (sì, perché, la privilegiata è lei, non chi, per necessità, è costretta a far uso dei 6 mesi di maternità e, che all’occorrenza, lasciano anche il posto di lavoro, facendo una scelta, per niente negativa, di accudire ai propri figli) come lei, non solo lasciano il tempo che trovano ma, risultano offensive.

Offensive perché, oltre a trattare il problema in modo molto superficiale, non tiene minimamente conto dei sacrifici che, una donna "normale(?)", come la definisce lei (e anche questo è offensivo) deve, quotidianamente, affrontare.

Offensive perché, le donne che lavorano, lo fanno per aiutare il bilancio familiare e non per fare le "veline" politiche o no.

Offensive perché, le donne che lavorano, hanno lottato per avere quello che lei chiama "privilegio"; si sta dimenticando, signora ministra, che il permesso di maternità è un diritto che permette alle donne di mantenere il lavoro quando, in passato, venivano licenziate, o, addirittura, non assunte perché in età "riproduttiva".

Alla base del "suo privilegio" c’è la consapevolezza dell’importanza della donna stessa e del suo ruolo nella società. Ruolo che, al di là delle belle parole sull’emancipazione, è rimasto tale e quale al passato; la differenza sta nel fatto che, la donna oggi, può usufruire di diritti che le permettono di essere madre e, allo stesso tempo, mantenere il ruolo di "lavoratrce.

Ciò che lei propone, di tornare al lavoro dopo un mese, presuppone un capacità economica maggiore che stare a casa.

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