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"Mine vaganti", una piccola grande perla del cinema d’autore

“Commedia amara” se così si può chiamare l’ultimo piccolo grande capolavoro del genio Ferzan Ozpetek: “Mine vaganti” questo il titolo, ci racconta la storia di una famiglia del Salento alla reazione dell’outing del figlio maggiore e della mancata dichiarazione da parte del figlio minore. A complicare le cose, gli intrecci caratteriali dei membri della famiglia fanno sì che la normale vita quotidiana si riveli uno scrigno contenente piccole perle di follia.

Come Ozpetek ormai ci ha abituati, la ricorrenza dell’omosessualità nei suoi capolavori è ormai un punto chiave, una svolta, un qualcosa che esiste, ma a cui a volte preferiamo voltare le spalle e fare finta che non ci sia. Una commedia che ci offre una rivisitazione spettacolare di Riccardo Scamarcio che mette finalmente in mostra il suo talento e che non fa apparire la sua interpretazione in “Romanzo criminale” come un fuoco di paglia. Inoltre abbiamo avuto un’ulteriore conferma della bravura incredibile di Ennio Fantastichini che rispecchia in maniera molto corale ed egregia le sensazioni di un cosiddetto “padre all’antica” in continua lotta morale per l’outing del suo primogenito (interpretato da un ottimo Alessandro Preziosi) in collisione con quello che il piccolo paese nel Salento possa pensare.

Appare un po’ fiacca invece Elena Sofia Ricci che avrebbe potuto sicuramente rendere ancora più grande il personaggio da lei interpretato, “zia Luciana”, folle, isterica, con il vizio dell’alcol e con una leggera sindrome di Stoccolma, un personaggio il suo che avrebbe dovuto spezzare, e a volta ricomporre, l’equilibrio interno della famiglia. Infine un’eccellente Nicole Grimaudo nei panni di Alba, l’amica d’infanzia di Tommaso (Riccardo Scamarcio) e Antonio (Alessandro Preziosi).

In generale “Mine vaganti” si è rivelato essere un grande film (come d’altronde tutti o quasi i lavori di Fernan Ozpetek) che mischia molto bene la commedia dal genere drammatico in quanto il regista ci lascia sempre un “qualcosa” alla fine della visione, un piccolo insegnamento che ci porteremo dietro per sempre, quella morale in fondo al barile che siamo contenti di poter raccogliere.

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