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Messico: "non ci pagano perché mangiamo"

Salgo sul pullman assonnato, la sveglia mi ha buttato giù dal letto nonostante la resistenza di buona parte del mio corpo.

A Tepic il tempo è fresco, il cielo azzurro e decine di poliziotti armati fino ai denti si muovono per la città. Vado al fondo e mi siedo vicino ad un tipo con una bandana verde in testa, un paio di occhiali neri ed il corpo tatuato in lungo ed in largo.
 
"Mucho gusto hermano, mi nombre y Mario" - " Mi placer, Nestor"
 
Insieme a lui una decina di persone occupano i posti davanti a noi.
Sono giovani ed anziani.
 
"Da dove arrivi?" 
"Da Ermosillo, siamo lavoratori stagionali e torniamo a casa"
 
"Ella ha ganado mucho dinero?
"No, non abbiamo guadagnato nulla, il padrone ci ha cacciati"
 
Lo guardo interdetto, lui alza i suoi occhiali sulla fronte mi fissa ed inizia il suo racconto.
 
"Siamo arrivati nella tenuta di Ermosillo di sera, si chiama Vignedos 2000. Ci hanno alloggiati in una specie di serra enorme, all'interno centinaia di cuccette. Di queste serre ne ho contate tre e noi eravamo circa 3.000 lavoratori. Ci hanno dato una scheda magnetica, quando andavamo a mangiare la davamo al tipo della mensa che con quella registrava cosa avevamo consumato. Al mattino presto ci caricavano su camion con dei rimorchi scoperti, di quelli che usano per portare gli animali. Stavamo in piedi e si viaggiava per più di mezzora prima di arrivare nel posto da cui iniziare la raccolta dell'uva. Dovevi, entro la fine della giornata, aver finito di raccogliere tutta l'uva dai filari che ti avevano assegnato. Si lavorava dal levare del sole fino al calare.Quelli che lavoravano con me arrivano da tutto il centroamerica e da altri stati del Mexico: Chiapas, Oaxaca, stati del nord. Gente che come noi non ha un lavoro stabile e che vive spostandosi da un posto all'altro.
 
 
Quando è venuto il momento di essere pagati ci hanno detto che non ci dovevano nulla, non avevamo finito di raccogliere tutto quello che ci era stato assegnato, ci hanno fatto il conto di quello che avevamo mangiato e ci hanno chiesto i soldi. Non abbiamo più nulla e la tanica d'acqua che vedi è l'unica cosa che ci siamo potuti permettere.
 
Un paio di noi hanno protestato, ci hanno scortati fuori dal campo dei tipi armati e ci hanno detto di non farci più vedere"


I suoi compagni ascoltano e scuotono la testa, uno di loro mi dice che in tre mancano all'appello e non sanno piu' nulla di loro. Alla prima sosta il più anziano tira fuori una cinepresa e lì scorrono le immagini di ciò che ho ascoltato.

Provo angoscia ed osservo questa gente, il biglietto per tornare a casa gli è stato pagato dall'alcade locale. Non hanno soldi per il cibo e l'acqua è quasi alla fine. Insieme a loro mi dirigo verso un banchetto in cui ci rifocilliamo con tacos e quesadillas. Siamo amici in men che non si dica, ognuno di loro mi propone la sua storia, il suo racconto di vita. Migliaia di km percorsi, la frontiera per entrare negli stati uniti attraversata più volte a rischio della vita. I tanti che non riescono più a tornare e quelli che ci lasciano la vita.

Lo scorso anno fu trovata una fossa comune con il corpo di 72 migranti, i narcos li avevano uccisi con un colpo alla testa. Dopo aver trattato il prezzo di un passaggio oltre il confine, presi i soldi, li avevano eliminati. Ieri in otto fosse comuni ne hanno trovati 58.

Il Salvador ha denunciato, dall'inizio dell'anno, la morte di 25 suoi lavoratori transfrontalieri ed il ferimento di più di 250. Il Guatemala presenta numeri della sparizione e della morte dei suoi emigranti nell'ordine delle migliaia ogni anno.

Quando ero a Morelia un gruppo di cittadini bloccò la strada, protestavano per la sparizione di una decina di loro parenti che, in viaggio per la zona caraibica, erano spariti. Gente di cui non si sa più nulla.

In Mexico si può essere rapiti anche solo per un giorno, chiedono il riscatto alla tua famiglia ed il ritorno non è scontato. Di quella gente si sono perse le tracce ed in molti pensano che possano essere merce di scambio tra narcos e potere politico.

La gente, o meglio quelle braccia sono merce di scambio. Hanno quasi nessun valore. Molte volte tornano a casa senza niente ma felici per essere ancora visi, in altri casi di loro non si sa più nulla. Que viva Mexico il cortile di casa dello zio Sam.

Commenti all'articolo

  • Di pint74 (---.---.---.21) 9 aprile 2011 14:46
    pint74

    "La gente, o meglio quelle braccia sono merce di scambio. Hanno quasi nessun valore. Molte volte tornano a casa senza niente ma felici per essere ancora vivi, in altri casi di loro non si sa più nulla. Que viva Mexico il cortile di casa dello zio Sam." Hai descritto il futuro del mondo occidentale ,in pratica... Schiavi che contenti lavorano allegramente senza rivoltarsi o altro... O più rispetto delle popolazioni del mondo arabo che hanno gli "attributi "per rivoltare da cima a fondo il loro Stato, che di una massa di schiavi ce vive alla giornata senza ribellarsi. Lavorate schiavi,lavorate e non fate domande... Prima o poi le realtà da fantascienza del racconto "la parabola del seminatore" colpiranno anche noi,USA in testa... http://www.omnialibri.info/libri/gi... Non meritiamo nulla di meno. Chi permette,senza nessun cenno di rivolta,queste situazioni non merita altro. Come possono poche migliaia di parassiti dominare le economie di unoStato o del mondo? Semplicemente utilizzando il menefreghismo globale e la mancanza di reazioni a situazioni di questa gravità.

  • Di Toscana (---.---.---.3) 10 aprile 2011 19:37

    Si, io credo che il divario sarà sempre più grande e tutti coloro che oggi si trovano nella classe media dovranno scegliere da che parte stare (se qualcosa non cambia) . Purtroppo l’uguaglianza non può esistere in un paese di egoisti
    Ciao dalla Toscana

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