Medioriente: perché la situazione è stazionaria?

 I giornali italiani continuano a segnalare il rischio di escalation del conflitto in Medioriente che al.momento coinvolge Israele contro Hamas, Hezbollah e Houthi. Se non fosse per le morti di civili a Gaza il conflitto potrebbe essere definito a bassa intensità. È vero. C'è stato un grave atto terroristico lo scorso sette ottobre. È vero Israele da quasi un anno sta rispondendo con la cattura e l'uccisione del militanti di Hamas. Netanhiau lo ha detto sin dall'inizio. È una guerra e non ci fermeremo sino a quando non avremo eliminato - o si saranno arresi - tutti i militanti di Hamas. Purtroppo questi miliziani non indossano una divisa, si nascondono fra la popolazione e in gran parte nei tunnel sotterranei che hanno avuto modo di scavare in tanti anni di non intervento da parte di Israele nella striscia di Gaza. Non ci prestiamo al balletto delle cifre. Comunque si tratta di decine di migliaia di persone morte e due milioni di persone che vivono nell'abbandono. E da mesi rispetto a questi dati non è cambiato molto. La situazione è ferma Di recente i proclami dei vari schieramenti sono diventati più minacciosi. Ma pochi credono che ci sarà una escalation. E forse con il passare dei mesi le manifestazioni pro Palestina diminuiranno, l'interesse da parte degli Stati Uniti, Unione europea e agenzie internazionali diminuirà e l'operazione di polizia condotta da Israele verrà portata a termine. Hezbollah continuerà a sparare qualche razzo al giorno e gli Houthi forse esauriranno le loro munizioni. Questo senza nulla voler togliere all'eroismo di tanti attori che si sono battuti per salvare tante vite. Solo che si costata che su un piano internazionale non interessa a nessuno Stato quello che avviene dentro la striscia.