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Mediaset deve restituire i contributi illegali

Il 28 luglio scorso la Corte di Giustizia si è espressa: i contributi pubblici 2004-2005 per l'acquisto di decoder digitali terrestri sono illegali e Mediaset deve restituirli (C-403/10P).

Tutto inizia il 24 dicembre 2003: la legge finanziaria per il 2004 introduce un contributo pubblico di 150 euro in favore di chi acquista un decoder digitale terrestre. Il tetto massimo dell’operazione è fissato in 110 milioni di euro. Con la legge finanziaria per il 2005, la misura viene rinnovata, ma l’entità del singolo contributo è ridotta a 70 euro.

Centro Europa 7 Srl e Sky Italia Srl non ci stanno e si rivolgono alla Commissione europea. Il 24 gennaio 2007 la Commissione emette la sua decisione: il contributo pubblico all’acquisto dei decoder per il digitale terrestre costituisce un aiuto di stato illegale; quindi, le somme erogate devono essere recuperate.

Ora tocca a Mediaset Spa, emittente digitale terrestre in Italia. Ecco la sua mossa: impugnare la decisione della Commissione depositando un ricorso in annullamento al Tribunale dell’Unione europea.

Per Mediaset è la débâcle; il suo ricorso viene rigettato. Ma Mediaset non si arrende e impugna anche la sentenza del Tribunale.

Siamo dinanzi alla Corte di Giustizia, Mediaset da una parte, Commissione dall’altra. Sky non si limita a guardare: interviene in giudizio e chiede il rimborso delle spese.

Il 28 luglio scorso, la Corte emette la sua decisione e per Mediaset è il giorno di una nuova sconfitta. Il ricorso è rigettato; il Tribunale ha ragione e Mediaset è condannata al pagamento delle spese sopportate dalla Commissione e da Sky.

Le motivazioni della Corte sono chiare e semplici: la misura, di carattere selettivo e non tecnologicamente neutrale, si configura come aiuto di stato distorsivo della concorrenza tra emittenti digitali terrestri e emittenti satellitari. In altri termini, il contributo, spettante solo per l’acquisto di decoder digitali terrestri e non anche satellitari, ha concesso un vantaggio indiretto a Mediaset che ha potuto consolidare la sua posizione sul mercato in termini di immagine, di marchio e di fidelizzazione dei consumatori. Senza contare, inoltre, la spinta che il contributo e la minaccia di spegnimento della tv analogica entro la fine del 2006 – posticipato al 2008, poi al 2012, ossia non ancora totalmente avvenuto – hanno dato al passaggio affrettato dall’analogico al digitale da parte degli utenti.

Mediaset ha sfoderato tutte le armi in suo possesso e ha perso la battaglia. La guerra, però, non è finita; ora, è l’Italia a dover scendere in campo. Infatti, per ordine della Commissione, è Mediaset a dover restituire contributo illegale più interessi, ma è lo Stato a doverne pretendere il recupero secondo le norme di diritto interno e nell’ammontare stabilito dal giudice nazionale eventualmente adìto.

In questa situazione, non è irrealistico pensare che l’Italia potrebbe trovarsi davanti all’ennesimo cortocircuito che vede coincidere controllori e controllati, legislatori e destinatari delle leggi. E sempre, nel mezzo, abbandonati, gli italiani. Perché se lo Stato non provvedesse a recuperare gli aiuti illegali di cui Mediaset ha beneficiato, la Commissione potrebbe decidere di insistere fino ad avviare una procedura di infrazione contro l’Italia che, così, potrebbe essere condannata a pagare salatissime sanzioni.

Restano comunque Sky, che potrebbe decidere di rivolgersi a un giudice nazionale anche per ottenere un risarcimento, e la speranza che, alla fine, non siano ancora una volta gli italiani a perdere la guerra.

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