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Maria Nocerino: cronista condannata per aver svolto il proprio lavoro

La libertà d’informazione non è un diritto astratto. Deve essere tutelata ogni giorno, nel concreto. Quale democrazia può funzionare correttamente se l’opinione pubblica viene distorta da informazioni scorrette o unilaterali? Ciclicamente i cittadini vengono offesi da leggi e leggine Bavaglio prodotte ad hoc per imbrigliare tv, web e carta stampata ma non è solo il governo, attraverso la maggioranza parlamentare, a provare a forzare il sistema dell’informazione. Esistono anche casi di minore portata rispetto a quelli a cui siamo abituati a leggere sui giornali ma che fanno più male perché colpiscono persone “normali”, che svolgono il proprio mestiere onestamente tra precariato e difficoltà quotidiane.
 
Quello che è successo a Maria Nocerino, giovane cronista napoletana, ha dell’incredibile: è stata condannata, insieme all’assessore della giunta De Magistris Sergio D'Angelo e all'operatore sociale Manzo, a 4 mesi di reclusione commutati in una sanzione amministrativa di 15000 euro perché ritenuta promotrice di un corteo di 100 persone partito dalla sede della Regione e conclusosi con un sit in davanti al Teatro San Carlo. Il 21 Gennaio scorso un gruppo di operatori sociali del comitato “Il welfare non è un lusso” di cui la Nocerino è addetta stampa aveva manifestato e poi promosso un sit in pacifico davanti al San Carlo per chiedere il pagamento degli stipendi arretrati. La Nocerino, condannata in contumacia, non ha avuto né l’occasione di nominare un avvocato di fiducia, né di spiegare che lei al Teatro San Carlo non era neanche giunta perché dopo il vertice in Regione (dove era stata identificata) era andata immediatamente a scrivere un comunicato stampa.
 
Il Coordinamento Giornalisti Precari Campani si è subito schierato al fianco della giornalista bollando come “ingiusta e vergognosa” la condanna della collega: “Si può essere identificati, condannati in contumacia e sbattuti sulle pagine dei giornali al pari di un delinquente per aver svolto il proprio lavoro di cronista? A Napoli, evidentemente si può: non basta il peso delle nostre esistenze precarie, non serve sbandierare l'articolo 21 della Costituzione; gli spazi di agibilità democratica si sono ridotti paurosamente. La vicenda di Maria è un caso paradigmatico delle difficili condizioni della democrazia in Campania. Se questa è la situazione, siamo pronti a riconsegnare i nostri tesserini di giornalista, visto che sono considerati pericolosi come un'arma”.
 
Anche il Presidente dell’ODG campano Ottavio Lucarelli le ha accordato tutto il suo sostegno: “Maria Nocerino lo scorso 21 gennaio è stata identificata tra i manifestanti mentre svolgeva le sue funzioni di giornalista e ora è stata condannata per aver svolto regolarmente il proprio lavoro seguendo una protesta peraltro non violenta. Ricordo che la libertà di stampa, come la libertà di manifestare, è figlia del diritto democratico e universale di esprimere il proprio pensiero senza bavagli o condizionamenti".

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.81) 29 luglio 2011 11:29

    Questa storia non riguarda non solo il diritto all’informazione.

    Preoccupa che in Italia siano vigenti (ma arbitrarie e intermittenti nella loro attuazione) procedure e leggi di matrice fascista che, come ordigni bellici inesplosi, s’impigliano sui binari della nostra democrazia per ostacolare, a piacimento di chi dispensa le punizioni, i percorsi e il lavoro di alcuni, ma di altri no.
    Tra l’altro, il tutto mentre si combatte una battaglia per i poveri, i disabili, gli emarginati. Cioè si combatte una battaglia per il riconoscimento di ciò che in sommo grado è il distintivo di una civiltà: ciò che ogni comunità fa per i più deboli.
    Sosteniamo tutti, senza tentennamenti, le tre persone coinvolte in questa faccenda, e sosteniamo Agoravox per aver fatto sua questa battaglia.
    Massimiliano Virgilio

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