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Marcello Signore da Occupy Deejay: i ventenni prendano in mano la propria vita!

Parliamo della “generazione venti”, una schiera di giovanissimi che ha deciso di smettere di piangersi addosso per cominciare a costruire le proprie idee. Tra questi emerge Marcello Signore, conduttore tv in onda su Deejay TV con “Occupy Deejay” e blogger per l’Huffington Post, che torna nel tinello di AgoraVox.

Ciao Marcello, bentornato su AgoraVox! Ci eravamo lasciati che conducevi “Mi chiamo NERD” in pigiama da una virtuale cameretta di La3 e ti ritroviamo a Deejay TV con Occupy Deejay. Sembra un simbolico atto di ribellione sociale: i nerd hanno detto basta e vogliono prendere in mano la situazione?

Se ci fai caso sono passato da una cameretta più piccola ad una più grande! Credo che il significato del mio "nerd" non sia mai stato quello di Wikipedia, ma più quello di una persona curiosa, sempre alla ricerca di un contatto con una community più grande. È lo stesso spirito di Occupy Deejay.

Parlaci della nuova avventura televisiva. Cosa accade ogni giorno in quegli studi?

Di tutto. Credo che Occupy sia un grande calderone di opinioni per una generazione molto giovane che si è stancata di pensare alla tv in maniera passiva. Ogni giorno abbiamo una domanda, una riflessione, una "call". Vogliamo parlare di quello che ci circonda, ma lo facciamo con le opinioni di chi ci segue.

A telecamere e microfoni spenti com’è l’ambiente-laboratorio di Deejay TV e Radio Deejay. Ti trovi bene?

È bello che si percepisca come un laboratorio perché un po' è davvero così. Alle macchinette del caffè nascono idee, cross over, esperimenti. Se la mattina ti svegli e hai una bella idea non c'è nessuno pronto a dirti "non si può fare". La risposta è sempre: "proviamoci".

Guardando al passato nel 2011 sei stato caporedattore di GAY.tv. È stato difficile parlare a (e per conto di) un pezzo di società, in un’Italia vaticanizzata e durante un governo Berlusconi che ha bocciato tutti i testi proposti per una legge contro l’omofobia?

Non è stato facile. Soprattutto perché questo pezzo di società, quella gay, ha idee molto diverse su quello che vuole vedere, sentire e leggere. Ormai l'informazione "di settore" non esiste più, è morto il concetto di "informazione gay". Apri Google News, apri Twitter e sei informato. Bisognava dare a quel tipo di informazione una direzione diversa in un mondo intenso e frammentato. Ed è quello che abbiamo cercato di fare, fra Lady Gaga, il bullismo, i modelli senza maglietta e le lettere allo psicologo.

Adesso racconti la tua generazione anche attraverso la pagina sull’Huffington Post. Ci sono i Neet e i disillusi (di cui abbiamo parlato qui), chi si ribella e chi protesta, chi prova a buttarsi in politica o nell’associazionismo, chi riorganizza il proprio lavoro e si reinventa su Youtube e sui social network, chi entra nel tunnel degli stage sottopagati e nell'altro tunnel dei fuori corso, in quelle fabbriche di disoccupazione che sono le facoltà universitarie passate sotto al restyling della Gelmini. Cosa vuol dire avere vent’anni adesso?

Avere vent'anni adesso è un bel casino. La mia rubrica sull'Huff è un misto fra quella di Dan Savage (il giornalista famoso in America per "It Gets Better”) e quella di una Carrie Bradshaw del 2012. Cerco di partire da situazioni personali, sotto la doccia in palestra o nei bar del centro, per raccontare delle storie universali che parlino della mia generazione: tasse, sesso, amore, social media, spread. Cerco di farlo però alla mia maniera, con ironia e mordente.

Oltre che su l’Huffington Post in molti ti seguono anche su Facebook e Twitter, cosa ci vuole per scrivere un buon post?

Bisogna essere sintetici e diretti, e avere una cifra molto "personale". Quando ho iniziato a scrivere su Facebook l'ho fatto nell'ottica di tenere un diario che potesse raccontare la mia storia. Si può parlare di tutto se lo si fa nel modo giusto.

Una manciata di giorni (e un’apocalittica profezia Maya) ci dividono dal nuovo anno. Ammesso che il mondo non finisca, che cosa ti aspetti per il 2013? Prossime iniziative che vuoi condividere con i nostri lettori?

Un libro. Non si sa ancora quando, con chi, come, dove; ma un libro. Si può dire? Non porterà sfiga? Ce ne freghiamo!

Marcello Signore nella foto di Andrea Olivo per la rivista Glamour
Marcello Signore nella foto di Andrea Olivo per la rivista Glamour

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