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Mahmoud sospende lo sciopero della fame. Forse libero il dieci luglio

Al novantaduesimo (giorno di sciopero della fame!) Mahmoud segna la rete che può salvargli la vita: sembra che le autorità israeliane si siano decise a rilasciare il calciatore palestinese il prossimo dieci luglio Il match d’andata è vinto: Mahmoud Sarsak ha interrotto lo sciopero della fame, il più lungo che un detenuto palestinese ha utilizzato contro il regime liberticida israeliano. Ha mangiato un pezzetto di cioccolata, Mahmoud che adesso pesa la metà di quanto dovrebbe, per interrompere simbolicamente l’iniziativa che ha mostrato ancora una volta la brutalità di un regime ed il disinteresse del “mondo civilizzato”, troppo intento a guardare le partite dei campionati europei per accorgersi del mondo circostante.

Ma l’opinione pubblica è in grado di fare pressioni sulle personalità di rilievo del mondo calcistico, quelle che effettivamente potevano (ed in qualche caso hanno potuto) dare un segnale forte allo stato di Israele. Dispiace che sia stato necessario accorgersi di una situazione così drammatica soltanto all’ottantacinquesimo giorno di sciopero della fame: in fondo, Sarsak è soltanto uno dei tanti palestinesi che vengono quotidianamente arrestati dai militari israeliani con l’accusa (il più delle volte infondata) di far parte della Jihad, e per questo sottoposti al regime di detenzione amministrativa. Fortunatamente, sembra che non ci troveremo a rimpiangere un altro Bobby Sands, se le autorità israeliane rispetteranno gli accordi presi con l’avvocato del calciatore palestinese, in base ai quali il prigioniero dovrebbe essere rilasciato non oltre il dieci luglio prossimo, benché il responsabile dell’amministrazione carceraria Weizman non ha rilasciato dichiarazioni in merito. Adesso, Mahmoud Sarsak sta seguendo una cura ricostituente, che gli ha fatto già riprendere cinque chilogrammi,in modo da tenere lontani i disturbi che ne hanno fiaccato la resistenza fisica negli ultimi mesi.

Se Israele (come tutti ci aspettiamo) manterrà la parola data, il palestinese verrà rilasciato quasi tre anni dopo l’arresto, senza che gli sia mai stato formalizzato un capo d’accusa. I rapporti in mano alle autorità di sicurezza israeliane parlano di un terrorista, benché non offrano una sola, verificabile prova del suo coinvolgimento in azioni o rappresaglie.

Il regime di detenzione amministrativa è una misura detentiva speciale che Israele può applicare discrezionalmente nei casi in cui, il sospettato, è considerato pericoloso per la sicurezza dello stato ebraico o sia semplicemente sospettato di far parte di organizzazioni terroristiche. Le libertà vengono ridotte al minimo, i diritti umani depennati in barba a qualsiasi convenzione in merito ed è rinnovabile ogni sei mesi a discrezione dell’amministrazione carceraria israeliana. Che il dieci luglio, eviterà di apporre altri timbri su quella pratica, giudiziaria quanto arbitraria, che ha commosso e mobilitato la rete.

Perché dietro quel confine, c’è un campo ed un pallone che aspettano da tre anni il ritorno di un uomo. Un uomo che voleva solo giocare a calcio, e che ha segnato il suo gol più bello.

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