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 Home page > Attualità > Politica > Luca Toni, telefoni, Berlusconi chiama qui per te, "numero uno"

Luca Toni, telefoni, Berlusconi chiama qui per te, "numero uno"

Un mio carissimo amico, di idee differenti, con cui spesso mi confronto, mi scrive:

"Come anche oggi Feltri spiega, con eccessivo garbo e incartando il ragionamento con venti fogli di carta velina e molti fiocchetti, Berlusconi ha preso la palla al banzo del terremoto per dire: risparmiamo un bel po’ di milioni e “accorpiamo” il referendum con le europee.


Ora, poiché alle europee va certamente a votare più del 51 per cento degli italiani, è così sicuro che il referendum passa, cosa che NON sarebbe avvenuta se il referendum fosse stato rinviato di una settimana, così come era stato previsto per compiacere la Lega. Una settimana dopo i ballottaggi la gente si sarebbe semplicemente rotta i coglioni di andare a votare ogni domenica e avrebbe disertato il referendum. Così, no.

Conseguenza. Il referendum, così stando le cose, non soltanto passa, ma vince. Il che significa che l’attuale sistema elettorale viene delegittimato e che anche il Parlamento è delegittimato dalla volontà del popolo sovrano. Da quel momento il Parlamento è sotto minaccia di licenziamento e il premier deve soltanto trovare un accordo con Napolitano per fissare il calendario delle nuove elezioni: accorparle alle regionali del 2010? Rinviarle ulteriormente? Con la vittoria del referendum sono fottuti tutti: la Lega e Fini, oltre alle opposizioni, ridotte all’osso e senza possibilità (e capacità) di ripresa. Con la vittoria del rederendum si passa a un sistema elettorale in cui la lista - non la coalizione - che ottiene la maggioranza relativa, prende il 50 per cento dei seggi.

Questo è il motivo per cui la Lega non ne vuol sapere ed è pronta alle barricate. Nel momento in cui Berlusconi prende da solo la maggioranza dei seggi non ha più bisogno della Lega come alleato e la Lega diventa insignificante. Inoltre Berlusconi, una volta eletto presidente della Repubblica, affida l’inacrico ad Alfano, anche se alcuni in FI dicono alla Gelmini. Alfano diventa dunque un primo ministro “del Presidente” il quale di fatto seguita a governare dal Quirinale e resta al potere in tutto per una decina di anni. Il nuovo Parlamento verrebbe inoltre composto da ragazzi selezionati ed esposti al Congresso nelle prime file: giovani sconosciuti e berlusconiani fino all’osso, bellini, insignificanti, addestrati col manuale delle giovani marmotte berlusconiane, mentre tutti i politici, salvo una manciata di capibastone, vengono mandati a casa. A quel punto Berlsconi o chi per lui può varare ogni riforma costituzionale, istituzionale e politica che vuole, abolendo chacks and balances, facendo della democrazia italiana di fatto una democrazia plebiscitaria con un presidenzialismo senza sorveglianti, alla faccia degli Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna. C’è a chi piace
".



Non fa una piega. In nessuna parte, non c’è una grinza in tutto questo ragionamento. Trovo, casomai, un buco immenso, non nelle sue parole, ma nella prassi, nel ragionamento che sta a monte, nella causa del ragionamento. Se si vota contemporaneamente, lo stesso giorno, per tre cose differenti, si ottiene il quorum, altrimenti, la gente va al mare, si annoia, non vuole votare tre volte nel giro di un mese. Non vuole votare tre volte nel giro di un mese. Lo riscrivo, se volete: non vuole votare tre volte in un mese.

Il problema sostanziale è che è vero, l’italiano prenderebbe la questione del voto come un rompimento di scatole, come un "devo proprio fare tutto io", farebbe i bagaglie se ne andrebbe al mare seguendo le partenze intelligenti del bollettino "viaggiare informati". Il problema sostanziale, è che se è vero che un italiano medio non vuole votare più di una volta ogni cinque anni, questo significa che semplicemente l’italiano non è democratico, o almeno non lo è nella modalità "partecipativa". Diciamo che l’italiano preferisce votare una volta ogni cinque anni dando una preferenza su chi deve comandare. C’è come una voglia di scegliere, semplicemente, da quale dittatore o re, di qualsiasi parte sia, farsi comandare. Una sorta di dittatore soft. E se è così, l’italiano deve svegliarsi. Ripartendo, non mi stancherò mai di dirlo, da Grottammare. Oppure culliamoci nella nostra mediocrità accettando i luoghi comuni per cui ci prendono per il culo a livello internazionale e stiamo zitti zitti.



P.s. Questa canzone assurda è stata per settimane prima in classifica in Germania. Ciò sta a significare che la presa per il culo degli italiani è lungi dal finire.

Commenti all'articolo

  • Di IVAR (---.---.---.40) 14 aprile 2009 18:17

    Ottima la rilfessione finale, anche se non nuova. Manca però un dettaglio importante: se il quorum non verrà raggiunto sarà anche perchè i quesiti del referendum sono male impostati (a dir poco) e molto distanti da ciò che la gente comune è disposta e comprendere. E’ politichese per politicanti. Voglio dire che se i referendum fossero stati quelli di Grillo, forse molta più gente si sarebbe data da fare per non far fallire la consultazione. Al tuo amico devi dire di essere un pò più ottimista: tra non molto, infatti, Berlusconi e suoi principali capibastone (come dice lui) cominceranno a morire.

  • Di pietro (---.---.---.132) 14 aprile 2009 23:32

    il punto a mio avviso non è questo. La partecipazione al voto degli italiani è mediamente superiore a quella di tutti gli altri popoli del "primo mondo". Non è per questo che siamo un popolo con scarsa sensibilità democratica, lo siamo perchè a pochi importa del conflitto di interesse, dell’indipendenza dei poteri dello stato, della laicità dello stato, dell’onestà e della produttività dei nostri parlamentari, perchè molti votano contro qualcuno e non per qualcuno (democrazia bloccata con tutto quelle che ne consegue) e molti altri votano per logiche clientelari ... evvia evvia evvia ...


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