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Londra brucia: la criminalizzazione del dissenso continua

Tutto è cominciato il 5 agosto 2011 quando un ventinovenne nero, Mark Duggan, è stato ucciso dalla polizia, un ennesimo "omicidio di stato" rimasto impunito. 

Oggi da quel tragico fatto sono passate quasi due settimane e a Londra, la città dove avvenne l'omicidio, si respira ancora aria di rivolta, di guerra civile, di riscatto da parte degli emarginati, dei giovani, degli esclusi dal "sistema", ormai stanchi delle ingiustizie e delle violenze di un regime dittatoriale basato su forti disuguaglianze sociali e economiche (secondo un rapporto dell'Ocse il "democratico" e "libero" stato inglese è tra i primi cinque paesi con la più alta disuaglianza economica), su un'alta corruzione (si veda il recente scandalo Murdoch) nei più alti vertici politici, finanziari e militari.

Regime sempre pronto a impugnare la linea dura della repressione contro qualsiasi forma di dissenso, regime che si autoconserva con la strategia della paura, del terrore e di un indiretto razzismo (vedasi i proclami del dittatore Cameron contro il multiculturalismo, dietro cui si cela la solita propaganda colonialista o la sempre più diffusa islamofobia o meglio l'odio verso gli immigrati arabi e ancora verso tutti i "diversi"), regime basato sulla "cultura" del militarismo e sul culto delle autorità, aggressivo e ferocemente guerrafondaio in politica estera, regime che da centinaia di anni è ancora guidato dalla dinastia tirannica degli Windsor, regime ancora orientato alla monarchia più o meno "assolutista", monarchia che non ha nulla da invidiare alle dinastie dei tiranni mediorientali (Arabia degli Al Saud, Bahrein degli Al Khalifa ecc) e che anzi con questi ultimi è in ottimi rapporti (e affari).

Ritornando alle proteste, il dittatore Cameron ha additato i rivoltosi come "gruppi di criminali", e questo la dice sulla lunga su come viene considerato il popolo da parte dell'elitè. Naturalmente alla propaganda del regime hanno fatto eco i vari mass media occidentali pronti a criminalizzare i rivoltosi e a schierasi (indirettamente) dalla parte della polizia sanguinaria e, ricordiamolo, artefice dell'omicidio di un ragazzo da cui è nata la rivolta. 

Tra l'altro la polizia inglese, che tanto si santifica e si prende ad esempio, è specializzata nella "tolleranza zero" e la recente proposta della caccia all'anarchico, primo passo per la repressione di tutte le voci critiche, ne è una prova.

Non solo: l'Inghilterra non brilla certo nel rispetto dei diritti umani (al di là della strumentalizzazione degli stessi per loschi scopi da parte dei dittatori di turno, dei tiranni monarchici) e il caso del prigioniero politico irlandese che rischia di morire in carcere ne è una dimostrazione.

E ancora: è di questi giorni la notizia del militare (mercenario) inglese impiegato nell'invasione dell'Afghanistan specializzato nel collezionare dita tagliate a talebani o presunti tali morti, fatto che nonostante tutto non desta sorpresa se si pensa all'americano Kill Team.

Ritornando ai mass media, è interessante come essi hanno supportato e supportano le rivoluzioni arabe, giustissime e partite con intenzioni simili, e invece quando le rivolte succedono in patria o nelle "vicinanze" subito arrivano i soliti distinguo (lotta contro la TAV docet), le prese di distanze e sempre più frequentemente le criminalizzazioni del dissenso (vedere anche criminalizzazione del dissenso:lo spauracchio black block).

Insomma, un bel pò di ipocrisia. Comunque, se veramente si ha a cuore la democrazia e la libertà (intendendo quelle vere) si dovrebbe sostenere non solo le rivolte arabe attualmente in corso (dall'Egitto alla Tunisia, passando per Bahrein, Arabia, Yemen, Siria, naturalmente tenendo presente le differenze tra tutti questi paesi), ma anche le rivolte che avvengono contro il nostro sistema, che è molto lontano dall'essere il migliore possibile (come invece sostengono gli apologeti occidentalisti e delle guerre "umanitarie").

Mi riferisco alle rivolte in Israele, in Inghilterra, Grecia, Spagna, senza dimenticare il Cile.

Il regime inglese per placare le rivolte può contare su formazioni paramilitari e squadriste come l'organizzazione razzista di estrema destra English Defence League (apparentemente avversa al governo anche se sembra che questa organizzazione sia "infiltrata" o manovrata o forse creata da agenti dei servizi segreti e dalla polizia), gruppo stimato, e forse anche vicino, dallo stragista di Oslo Breivik, e rientrante nel network occidentalista.

Insomma ci sono ottime ragioni per queste proteste se si ha a cuore la libertà, la giustizia. La criminalizzazione del dissenso dovrebbe essere smascherata per quello che è: cioè semplice e pura demagogica propaganda.

SALVATORE SANTORU

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