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"Litania di un arbitro" di Thomas Brussig e "Italia-Brasile 3 a 2" di Davide Enia

"Litania di un arbitro" di Thomas Brussig e "Italia-Brasile 3 a 2" di Davide Enia

Durante i Mondiali ogni energia mentale è cannibalizzata da quelle 32 squadre che, anche se per gli altri sono assolutamente poca cosa, per i calciomani sono memorabili più del giorno della Prima Comunione. Mentre seguivo e sentivo il Mondiale però, ho avuto la fortuna di leggere due libri, che sono anche pezzi di teatro. Il primo è “Litania di un arbitro” di Thomas Brussig, punto di riferimento per un certo tipo di letteratura sportiva e di teatro che prende spunto da essa in Germania, per fortuna tradotto in italiano da una giovane casa editrice di cui avevamo già parlato nel momento della sua nascita, la 66THA2ND (già sul comodino il secondo titolo: “Fino a diventare uomini” sempre di Brussig). Il secondo libro letto durante il Mondiale (e per questo meglio ricordabile) è stato Italia-Brasile 3 a 2 di Davide Enia, pubblicato da Sellerio.

“Litania di un arbitro” è un’accusa sommessa, un soliloquio alterato, pieno di lucido distacco dalle pochezze di uno sport che non può non essere metafora di qualcosa. Nei racconti che Uwe Fertig, importante arbitro tedesco, fa non è quasi mai solo, sempre accompagnato da personaggi di un mondo e della sua vita, spesso piccoli di fronte ad una anche semplice parvenza di moralità. Non è un semplice discorso di un arbitro al mondo, è un dettato di etica, un saggio di autoanalisi. Come si può rimanere quello che si vuole quando intorno qualsiasi barriera di onestà, anche nei confronti di se stessi, viene abbattuta, invischiandoti? Questo è il grande dubbio a cui Uwe Fertig non sa dare risposta. Alcuni parti del libro sono da segnarsi negli appunti: “… quando qualcosa viene taciuta, quando vengono nascoste le informazioni, si parla di comunicazione (come non pensare alla comunicazione che ci assale, dal detersivo al politico, dal Papa al Direttore di banca). “Il fischietto è considerato reazionario … mentre comunicare ha un che di moderno e democratico” (democrazia messa allo specchio, “che funziona fin quando non si devono prendere decisioni”). “Le regole (del calcio e della vita civile) non sono fatte per essere rispettate ma per trasformarsi in un problema per l’avversario”. “Chi vuole assistere al trionfo del migliore deve guardarsi una gara di salto in lungo (a differenza del calcio). Libro da leggere al più presto se non lo avete fatto.

Appena terminato Brussig, sono passato ad Enia, e la prospettiva è cambiata. Racconto di un mondo di provincia, dove il calcio è quello che deve essere: momento di espressione e svelamento. Un salotto bollente, in tv la partita di una Nazionale mitizzabile, tu ragazzo che guardi il tuo mondo e quello degli adulti dietro i riflessi di un televisore bombato. Enia parla della sua storia, che è per fortuna la storia di tanti e, partendo da un italiano standard (aiutato dal fatto che è un pezzo di teatro), scivola verso il dialetto, unica misura per conteggiare quelle pulsioni. Italia-Brasile 3 a 2 è stato troppo per chi l’ha vista e raccontare la propria storia con lei dal salotto è forse la prospettiva migliore: un momento di una vita che si unisce ai momenti di tanti altri.

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