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Licenziamento facile? Licenziamo il Governo

E’ bufera su uno dei punti della lettera di intenti presentata dal Governo italiano a Bruxelles. Il punto in questione è relativo alla decisione di facilitare alle imprese il licenziamento dei lavoratori, stralciando così in buona parte i fondamenti contenuti all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.

La motivazione addotta dal Governo è quella di sostenere le imprese nei momenti di criticità. In effetti però a ben guardare, esistono già in Italia altre normative che consentono di procedere al licenziamento individuale per ragioni organizzative (legge n. 604 del 1966) ed anche alla riduzione del personale fino al licenziamento collettivo (legge n. 223 del 1991)

Già oggi quindi è possibile per quelle aziende che si trovino nella situazione di dover cancellare posti di lavoro di farlo ove questo rientri nelle normative vigenti. Punto.

Leggendo approfonditamente l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori infatti emergono alcuni punti su cui ragionare: questo articolo può infatti esser messo in atto innanzitutto da aziende che abbiano più di 15 dipendenti. Poi, l’impresa deve portare – a sostegno del licenziamento – motivazioni atte ad esplicitare in maniera trasparente l’azione stessa.

Si parla innanzitutto di imprese di un certo tenore che si pensa possano far fronte ad eventuali controversie giuslavoriste o anche al pagamento di somme di indennizzo per i lavoratori che perdono il posto.

A cosa serve quindi mettere nero su bianco in presenza di normative già in essere il fatto che le Imprese hanno diritto di vita e di morte sui dipendenti? Probabilmente a riallacciare buoni rapporti con Confindustria, che si è subito mostrata lieta di questo ulteriore abuso contro chi lavora ed in secondo luogo forse, per incensare Marchionne che con la sua “migrazione” verso altri lidi e la sua campagna vessatoria contro gli operai, resta a quanto sembra un simbolo dei tempi che stiamo vivendo.

I sindacati – tutti questa volta – sono concordi nel proclamare uno sciopero generale nel caso in cui non venga stralciata la proposta contenuta nella lettera giunta a Bruxelles da parte del Governo Italiano.

Venerdì a Roma, Cgil e Uil sono scese in piazza a Roma in due manifestazioni separate.

Susanna Camusso da Piazza del Popolo si è rivolta a Confindustria sottolineando che la richiesta da loro avanzata, quella cioè di andare in pensione a 70 anni, sarà ricordata anche in futuro: “In queste ore Confindustria, ha improvvisamente riscoperto l'amore per il governo – sottolinea - vorremmo che con qualche coerenza difenda gli accordi che abbiamo fatto insieme. Quegli accordi che prevedevano l'accompagnamento alla pensione perché i problemi non si risolvono- aggiunge Camusso - con la logica dei licenziamenti e l'allungamento dell'età pensionabile”.

A questo punto, considerando la situazione, le criticità, le pressioni economiche operate sempre sulle stesse fasce della popolazione, l’assoluta mancanza di contribuzione economica da parte dei componenti la nostra politica e persino fatti di questi giorni che travalicano il senso della ragione, come il recente acquisto da parte del Ministero della Difesa di una nuova flotta di Maserati da 100.000 euro l’una, la sola cosa equa sarebbe licenziare il Governo. E chi può far questo? Non certo le cosidette opposizioni, che fin qui hanno solo mortificato se stesse.

A licenziare il Governo, ma anche buona parte di politici italiani, dobbiamo essere noi cittadini. Compatti, uniti, solidali e convinti. Almeno per una volta. Per mille buone ragioni.

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