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Libertà: cos’è e come viene alienata

Libertà è partecipazione” cantava un Giorgio Gaber particolarmente impegnato nella lotta per la Libertà civile qualche decina di anni fa.

Partecipazione. Un fondamento imprescindibile del concetto puro di libertà. Perché se i cittadini di una qualsiasi nazione del mondo, non sono messi in grado di poter partecipare alle grandi decisioni che coinvolgono il paese in cui si vive, ecco che già il concetto di popolo e stato libero vengono a decadere. Perché, contrariamente, si finisce solo col subire – e del tutto passivamente – qualsiasi accadimento frutto di decisioni prese da altri. Per tutta la comunità intesa come cittadini comuni.

Avete mai provato a rispondere alla domanda: “Cos’è la Libertà”? Spesso non sovvengono immediate risposte. La libertà appare come un qualcosa di fumiginoso persino a noi stessi. Pensare poi di rispondere a questa domanda applicandola all’intera collettività, appare del tutto impossibile. Già questo, è uno degli effetti corrosivi di un sistema che aliena del tutto la libertà, sia essa individuale che collettiva.

Se infatti non avessimo alcun problema ad identificare cosa fa di noi dei cittadini liberi, saremmo nella reale condizione di libertà. Il solo fatto che sia per tutti difficile dettare i contorni di quello che ormai è divenuto un concetto del tutto astratto, la dice lunga sull’alienazione costante di un diritto che doveva essere inviolabile – a parole – ma che nei fatti è stato del tutto azzerato.

Siamo o saremmo liberi se tutti avessimo pari diritti di fronte alla Legge. Di fatto, non è così, dal momento che tutti sappiamo come la Legge venga applicata solo ed esclusivamente a danno del cittadino comune, in special modo se si tratta di leggi che determinano un contenuto amministrativo e quindi economico da corrispondere ad una qualche istituzione.

Saremmo veramente Liberi, se già i primi quattro articoli della nostra vituperata Costituzione venissero messi in atto dallo Stato e dai governi in carica:

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Invece, sappiamo tutti a nostre spese, di come la nostra Repubblica non faccia nulla per essere fondata sul diritto al lavoro, di come la sovranità popolare sia ormai un concetto astratto per tutti, di come i diritti inviolabili dell’uomo siano costantemente violati, di come non esista pari dignità sociale, dal momento che – anche con la scusa delle tante crisi economiche o pseudo tali, si imponga alla cittadinanza di esser unico protagonista di un impegno civile ed economico che serve a salvaguardare soltanto le garanzie di quei soliti pochi che traggono beneficio dal tormento e dalla disperazione di tanti.

“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”

Vi pare che ciò venga messo in atto? Vi pare che vi sia qualcuno dei componenti istituzionali che si siano mai presi la briga di convalidare questo diritto comune inalienabile? Eppure la Costituzione è ancora in vigore, anche se pochi – troppo pochi – ne conoscono e semmai comprendono il contenuto.

La Costituzione, la sua lettura, il suo studio sarebbero alla base di una democrazia realmente tale, basata sulla libertà individuale. Così come essa stessa recita nei suoi articoli.

Dovrebbe essere inserita come materia di studio ed applicazione fin dalle elementari, invece è lo scritto meno letto e conosciuto nel nostro paese.

Tutti più o meno, conosciamo a memoria le preghiere maggiori: il Padrenostro, l’Ave Maria. Ci sono state tramandate a forza, queste preghiere, e persino l’ultimo degli atei – volente o nolente – ne conosce a menadito le parole.

Della Costituzione invece, pochi ricordano semmai qualche pallido approccio. A cominciare da coloro che per primi dovrebbero conoscerne ogni virgola. E già il fatto di non imporre alla popolazione la conoscenza dello scritto che più di altri potrebbe far costantemente verificare alla popolazione che la democrazia ed il suo elemento principe, la Libertà individuale, non vengano mai messi in discussione, Nemmeno per ipotesi.

Sempre all’interno di questo documento “oscuro” troviamo altre tracce di ciò che dovrebbe renderci tutti dignitosamente liberi. Come quando si legge della libertà sulla scelta delle cure per la propria salute. Elemento fondante della vita dell’individuo, che – come sappiamo – viene invece manipolato costantemente persino nella propria intimità di essere umano di fronte al male fisico, al concetto di libertà di vivere o morire se affetti da patologie che rendono straziante l’esistenza, nelle decisioni che più ci appartengono intimamente.

L’esempio più recente in questo senso, lo ritroviamo nelle strazianti notizie di cronaca che stanno vedendo protagonisti dei piccoli italiani affetti da malattie rare cui la Legge vieta di poter assumere cure che – palesemente – ne migliorerebbero le condizioni e farebbero sperare almeno in una migliore qualità della vita.

La Legge. Che vieta, aliena, assume poteri enormi e determina l’alienazione costante della libertà individuale. La Legge intesa non qui come “normativa” ma come quella figura oppressiva ed oscura che tutto controlla e decide. Anche se si tratta della nostra carne e di come farla esistere.

E poi, altre forme di oppressione si aggiungono al misfatto continuo del percorso apparentemente senza ostacoli dell’alienazione della libertà individuale che diviene libertà comune e quindi, assoggettamento globale.

Pensiamo ad esempio ai poteri illimitati di cui lo Stato si investe quando crea – tutti noi soliti cittadini comuni ne siamo vittime – mostri come Equitalia, che attraverso Leggi che tutto permettono all’agenzia di recupero dei crediti pubblici, alienano ogni principio di difesa personale e di conseguenza di diritto umano. Perché nel momento stesso in cui lo Stato, si mette nella condizione di non permettere a nessun contribuente comune di poter attestare il proprio stato di non debitore, ecco che ti elevi a forza maggiore rendendoti istantaneamente Stato di Regime.

Tutto ciò, da sempre, viene servito come piatto freddo denominato “Stato libero e democratico”, conferma che se alle parole non seguono i fatti, a nulla esse servono.

Colpevoli anche i cittadini del proprio non difendere mai del tutto la propria libertà individuale e di conseguenza la propria dignità civile.

Dicono di noi italiani che siamo un popolo di pecoroni asserviti al potere, incapaci di vivere senza stare al guinzaglio, incapaci di prenderci le nostre responsabilità di cittadini capaci di partecipare attivamente per ottenere il bene individuale e comune della Libertà.

Mi spiace dover ammettere – una volta di più – che questa visione è del tutto reale e significativa di come, se non si provvederà a riformare noi stessi, cittadini e contribuenti di una nazione sotto regime da decenni, seppur di quel regime spesso intangibile e di conseguenza difficilmente abbattibile, non potremo far altro che continuare a belare senza sosta. Ammesso che anche questa eventuale “libertà” ci venga ancora riconosciuta da coloro che sanno molto bene come sia facile ammansire un gregge con due abbaiate di cane…
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.55) 10 settembre 2012 13:28

    Cosa sta facendo l’italico volgo? Sta alienando tutto quel che in passato si era conquistato con enormi sacrifici, anche cruenti. Ma i novelli vitelloni supersazi hanno dimenticato il passato. Loro sono illusi che quelle conquiste rimangano in eterno. Tra poco si accorgeranno che non è così. Ma allora sarà troppo tardi: hanno infatti dimenticato, o non lo hanno mai saputo, che quella della libertà è una tenue fiammella, la quale in tanto arde in quanto venga CONTINUAMENTE alimentata. Già si tanno facendo ingabbiare con provvedimenti scellerati capaci di soffocare le fondamentali libertà individuali. Ma ancora non capiscono. Sono talmente ottusi, e per certi versi anche corrotti più dei loro degni rappresentanti politici, da non rendersene conto. Che pena! La storia si ripete, ma inutilmente!

  • Di (---.---.---.8) 10 settembre 2012 13:34

    Salve

    Devo - purtroppo - concordare su tutto

    Un cordiale saluto

  • Di (---.---.---.8) 10 settembre 2012 13:36

    Non essendo loggata non appare il mio nome: il mio commento precedente

    Saluti

    Emilia Urso Anfuso

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