Le ragioni di Grillo e i torti dei "dissidenti"
A ridosso delle elezioni, i giornali titolano e speculano sul deficit di democrazia e del diritto di critica all'intero del M5S. Ma il diritto di proteggere il movimento dai dissidenti chi lo garantisce?
Sondaggi alla mano, nell'ultimo mese il M5S ha perso diversi punti percentuali nelle intenzioni di voto, scese vicino al 16%. Pur nella complessità degli umori dell'elettorato, è facile evincere che le polemiche interne al movimento abbiano fortemente contribuito a determinare questo (momentaneo) trend discendente. La "cacciata" dei consiglieri ribelli Favia e Salsi, è stata il culmine di accese polemiche tra Grillo e alcuni degli eletti piu' noti.
Autorevoli (...) commentatori del "Corriere e di "Repubblica" si sono affrettati a sottolineare le ragioni dei dissidenti, regalando ampio spazio alle loro esternazioni. Segnatamente, Favia ha dichiarato che "la chiusura genera mostri", mentre la consigliera Salsi ha prima detto che "Siete peggio dei vecchi partiti", poi, in un (ennesimo) fuorionda ha esclamato "Il movimento farà una brutta fine". Leggendo le dichiarazioni dei due personaggi, un pensiero mi nasce spontaneo: manca l'oggetto del contendere. Non vi è posizione alcuna sui temi del movimento come energia, ambiente, mobilità, alla base delle proteste; le ragioni della nascita del movimento ed il suo percorso non sono neppure sfiorate dalle invettive rivolte a Grillo.
Si contesta solo e soltanto la questione della democraticità interna; non che sia argomento da poco, ma a me, simpatizzante disincantato con il ruolo di spettatore, sembra abnorme il risalto cui viene dato rispetto alle priorità del movimento. Il programma del M5S, pur con mille limiti e una gigantesca lacuna (sulla giustizia...), è largamente appoggiato dalla base, che ha comunque contribuito a crearlo; chi altro in Italia potrebbe vantare un progetto anche lontanamente simile in termini di partecipazione e condivisione? Che poi sia di estrema difficoltà raccordare milioni di opinioni espresse in rete è cosa naturale; quando mai potrà succedere che qualcuno non si senta abbastanza ascoltato?
Lo scopo, l'obiettivo e la natura stessa del M5S sono di altra portata: cancellare la casta, costringere la classe dirigente ad attenersi a criteri morali e comportamentali di diverso livello, dare reale rappresentatività alla cittadinanza. Ad ostacolo del cammino si ergono la partitocrazia, i media, i poteri forti, e due punti di fragilità interni: il mandato a termine e la voglia di protagonismo e personalizzazione. Chi lascerà con un sorriso ogni incarico pubblico dopo 8 anni in ottemperanza alle regole del movimento? Quanti occupandosi della cosa pubblica sapranno farlo nell'ombra senza sfruttare la visibilita' che questa regala?
Favia e Salsi rappresentano, in questo senso, il perfetto protipo del problema, che non tarderà a ripresentarsi più e più volte. L'uno ha iniziato le esternazioni sui presunti problemi di democraticità ormai vicino alla scadere temporale del termine massimo di incarico; l'altra, dopo aver partecipato ad un "dibattito" in tv, ha cavalcato le polemiche che sono seguite acquisendo una notorietà sempre maggiore. Entrambi hanno arrecato al movimento ingentissimi danni, e in termini di voti, ed in termini di credibilità. Sono stati liberamente scelti ed eletti tra cittadini perfettamente sconosciuti e lontani dai centri di potere; in cosa consisterebbe la mancanza di democrazia nei loro confronti?
E davvero è ragionevole pensare che la maggior parte degli iscritti siano più preoccupati della democrazia interna che dalla necessità inderogabile di apportare dei cambiamenti significativi nelle Istituzioni? Le domande sono retoriche, e ne pongono invece una reale: chi proteggerà il movimento dai danni dei suoi dissidenti? La rabbia di Grillo è genuina; una volta di più sta dalla parte della ragione.
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