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Roma città persa

Marino si dimette; le colpe di un uomo frivolo. 

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Ebbene si, lo ammetto; quando Marino fu eletto sindaco ebbi una (pudica) speranza che una qualche sorta di cambiamento fosse possibile. Preso dall'entusiasmo, mi arrischai anche a scrivere al novello sindaco, dicendogli una cosa, e una soltanto: che premessa per la possibile riabilitazione di Roma a città civilizzata, era aggredire gli aggressori che l'avevano avvinghiata, depredata, svilita.

E avendo lui per primo fatto della "questione morale" (o giu di li) una bandiera, non poteva esserci occasione migliore. E passai poi ad un rapido elenco delle cose che tutti sapevano, e sanno, essere preda degli appettiti criminali e parassitari della città; le concessioni balneari, le aree dell'estate romana, le migliaia di negozi e alloggi del centro storico, i punti ristoro delle aeree di pregio, gli appalti con gli stessi vincitori da decenni. Era li che bisognava attaccare frontalmente, e bisognava farlo subito, ad inizio mandato, forti dell'investitura popolare. 

Mi rispose la solerte segretaria particolare, tale Sig. Silvia Pelliccia, dicendo che mi ringraziava per la mia passione di cittadino e che senz'altro etc etc. Posto che più che la passione era la rabbia di essere derubato della mia città, mese dopo mese, anno dopo anno, a muovermi, la schematicità della risposta mi pose qualche serio dubbio. Cosi Marino cominciò la sua avventura (termine appropiatissimo) con qualche buono spunto: le aree pedonali, l'apertura ai matrimoni gay, e un certo contegno nel parlare, e probabilmente nell'agire, a quel mondo "romano" fatto di raccomandazioni, amici degli amici e cosi via. Scelse cosi una via "di mezzo" che occhieggiava all'ignavia, non troppo impegnativa, che sarà poi il perno di tutto il suo mandato. 

 Il percorso del sindaco mi pare ora, a giochi fatti, assai somigliante a quelle delle annoiate dame di carità, che per sfuggire alla monotonia organizzano eventi mondani, che di concreto lasciano solo il divertimento dei partecipanti e il buon nome delle organizzatrici. Non che facciano del male, per carità, ma gravarsi di un ruolo senza assumersene le piene responsabilità, non è esercizio particolarmente meritorio. 

Marino invece transitava lentamente dai suoi doveri amministrativi a quelli, forse a lui più consoni, di mera rappresentanza, sfociando più volte nel ridicolo. I problemi della città, irrisolti, inesorabilmente si aggravavano; la Capitale diveniva cosi sempre piu invivibile.  Leggendaria la sua rincorsa a Obama in visita a Roma (che gli preferiva Franceschini come guida al Colosseo) con tanto di inseguimento fino all'aeroporto di Ciampino per una foto che li ritraesse insieme. Sulle ultime vicende con Papa Francesco, e sui numerosi viaggi negli U.s.a. , stendo un velo pietoso. 

Questo "uomo frivolo" non lascia le macerie che raccontano (disavanzo comunale diminuito di 12 milioni), né merita un processo penale per avere usato con leggerezza dei soldi pubblici per alcune cene conviviali, essendo di altro livello le colpe di cui sono soliti macchiarsi i nostri famelici rappresentanti. Non è sceso a patti con quel "mondo di mezzo" di cui pare aver ignorato (volutamente) l'esistenza, non ha elargito assunzioni clienterali di massa come Alemanno, e non ha consentito lo stupro edilizio della citta come Veltroni. Non ha semplicemente avuto la forza, o la statura morale, di combattere per la liberazione della città, che va riconquistata: nel suo spirito, nelle sue istituzioni, nella sua macchina amministrativa prona ai voleri di pochi e sorda ai bisogni dei molti. 

Un'impresa titanica, per una cittadinanza vittima e complice al tempo stesso di un degrado morale e civile senza precedenti. Una guerra che può essere combattuta solo da eroi, tale è l'asprezza, i rischi e le difficoltà che si corrono nel farlo. Speriamo che il m5s ce ne regali uno. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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