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Le primarie americane entrano nel vivo

Martedì prossimo iniziano le primarie repubblicane e tutto sembra cambiato nel panorama elettorale americano. Innanzitutto perché i caucus in Iowa potrebbero risultare più determinanti della vigilia, e inoltre i contendenti principali se le stanno dando di santa ragione.

Chi arriverà alla nomination repubblicana se la sarà guadagnata completamente. Non soltanto per l’enorme mole di lavoro che dovrà affrontare da martedì 3 gennaio in Iowa a martedì 26 giugno nello Utah, ma soprattutto per i sondaggi estremamente ballerini che negli ultimi giorni – per non dire settimane o mesi – proiettano uno dei tanti candidati dalla gloria della testa alla coda del fiele.

Dopo il ritiro di Herman Cain, la popolarità di Newt Gingrich è salita alle stelle complici i ripetuti endorsement dello stesso ex candidato nero. L’ascesa dell’ex speaker della Camera era tutto sommato normale se consideriamo che i conservatori non vogliono un moderato come Romney, quindi la possibilità di coagulare i voti di questa parte di elettori era vista come l’egemonia di uno spartiacque ben definito soprattutto in Iowa. Mitt Romney però non è dato favorito tanto per dire, ma perché ha esperienza ed è furbo.

Quando Gingrich stava risalendo pian piano la china, l’ex governatore del Massachusetts lo ha martellato con una campagna di spot televisivi negativi costata oltre un milione di dollari. Gli attacchi si riversavano particolarmente sulle sue consulenze pagate profumatamente per compagnie non proprio idilliache, e i dubbi (etici in primo tempo, morali successivamente) sulla sua vita matrimoniale. Se Gingrich, dall’alto della sua esperienza, dapprima non ha fatto caso a questa campagna accusatoria, dopo le cose sono cambiate ed hanno iniziato a pesare come macigni. Quando poi finalmente ha perso la pazienza, Gingrich ha iniziato ad accusare Romney di non difendere le sue scelte di persona; lo ha addirittura sfidato in un dibattito televisivo in modo da dimostrare quante falsità c’erano nella campagna di Romney, e nello stesso tempo ha attaccato Ron Paul (altro candidato attualmente in ripresa su Romney) dicendo che è peggio di Obama e che pertanto nessuno lo voterebbe.

Questo tipo di atteggiamento ha però sovvertito tutti i pronostici. Nell’ultimo sondaggio della Cnn Gingrich è al quarto posto con il 14% delle preferenze. Davanti a lui ora ci sono Rick Santorum con il 16%; Paul con il 22; e appunto Romney in testa con il 25%. Altri sondaggi vedono Paul primo, ma tutti sono concordi nel rilevare il crollo di Gingrich. La sfida – com’era alla vigilia – si sta ovviamente riducendo al duello tra Ron Paul e Mitt Romney, e appare molto difficile che un terzo candidato tra Santorum, Perry e Michele Bachmann riesca ancora a risalire e staccare una parte del biglietto per la nomination repubblicana.

Comunque la disfatta di Newt Gingrich potrebbe chiudere definitivamente e molto prima del previsto la corsa alle presidenziali dell’anno prossimo. Gli analisti fino a pochi giorni fa davano Romney vincente in New Hampshire – ovvero nel gotha delle primarie – ma perdente in Iowa. Quindi si credeva che la corsa alla nomination si sarebbe giocata tutta nel finale, ma che almeno in South Carolina e in Florida si sarebbe capito approssimativamente come sarebbe andato il vento. In questo momento iniziano a pensare ad una vittoria di Romney anche in Iowa: se così fosse sarebbe difficilissimo per chiunque insidiare la corsa del front runner, con buona pace del Tea Party e degli ultra conservatori che da martedì prossimo guferanno come non mai.

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