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Le penne non odiano. Contributo al metodo D’Avanzo

Contributo al metodo D'Avanzo.

Due pacchetti di sigarette al giorno trasformate in un unico perenne sigaro53 anni e una formazione filosofica, quella che permette di analizzare anche un sospiro, una posa e una parola negli intenti. Una formazione da cronista di razza con tutto il suo apparato di fonti, contatti e documentazioni.

E' così che nella "querelle" dell'attendibilità delle testate giornalistiche D'Avanzo è il segugio della verità con la demifisticazione delle notizie che fanno cortina fumogena sull'opinione pubblica. Le penne non odiano, ma si sa, titoli e occhielli di un giornale richiamano i casi sotto un proprio punto di vista. Questi i titoli de Il Giornale del 31 luglio 2011.

No Gossip Giuseppe D’Avanzo, un cronista di razza

Fornire dati sulla quale si formerà una libera opinione non è affare da poco. Il lavoro di un cronista è quello di riportare i lettori sui luoghi dei fatti che lui stesso per primo ha osservato. E' quello di farli riflettere con rigorose raccolte dati ma anche di stupirli e farli palpitare con la descrizione logica dei meccanismi che regolano le vicende.
 
E' quello di fornire una liaison narrativa con l’evento successivo probabile, anzi probabilissimo. Ad un mese dalla scomparsa di Giuseppe D’Avanzo, voce e penna di riferimento nel panorama internazionale del giornalismo d’inchiesta italiano (Caso Gladio - Lo scandalo Tangentopoli - La P2 e La Mafia per citarne solo alcuni), si vuole rendere meno amara la ricorrenza con un tributo a quell’intuizione chiave che ha guidato i suoi ultimi lavori: la riflessione sul legame tra potere e mezzi d’informazione, il marasma delle cosiddette "notizie del diavolo" costruite e diffuse per ricattare, infangare e "abbattere" i nemici politici.
 
Quella che lui stesso battezzò propriamente la "macchina del fango". La sua demistificazione giornalistica del gossip e delle menzogne del potere (lo scoop tangenti Telekom Serbia - Il Caso Delta - Noemi e Ruby 10 domande, 10 bugie). La scoperta dei perché e la rivelazione precisa degli accadimenti arrivano così a creare quell’itinerario concettuale in cui è possibile raccogliere e classificare le varietà delle contraddizioni politico-sociali di una epoca ma soprattutto rilevare - come riporta Ezio Mauro nel volume "Inchiesta sul Potere" dedicato da Repubblica alla passione ed il metodo di Peppe D’avanzo - "l’ossatura istituzionale di un Paese, spesso fragile, segreta e o addirittura criminale".
 
Nasce la macchina del fango
 
"L’affare Telekom Serbia costa all’Italia in cinque anni 800 miliardi delle vecchie lire. Una operazione economicamente sfavorevole quella con cui lo Stato italiano, avviato dal governo di centro-destra nel ‘94, aveva rilevato il 29% di Telekom Serbia per 900 miliardi di lire e con mediazioni miliardarie che alla luce dei fatti non trovavano ragioni accettabili.
 
L’affare "salva" il dittatore serbo Slobodan Milosevic dalle spallate dell’Opposizione. Lo Jul, partito della signora Milosevic con i socialdemocratici di Slobo, vince le elezioni a dispetto delle continue manifestazioni dell’opposizione. Il denaro della mediazione, italiana e non, furono "girati" ai manager o ai politici che favorirono l’operazione elettorale? Un caso di corruzione internazionale adombrato anche nel dopo Milosevic da fonti governative". (Quando nasce la macchina del fango, Giuseppe D’Avanzo 2010)
 
I ruoli dei giornali
 
I quotidiani La Repubblica e Il Giornale svolgono nel caso due ruoli ben differenti nell’informazione. Con l’inchiesta del primo si da conto di un reato di corruzione che sollecita il Pubblico Ministero, il Giudice torinese Gianfrotta, ad avviare l’indagine penale: "sebbene – come spiega lo stesso giudice - i documenti non siano significativi (fonti non dichiarate e documenti non riprodotti ma di elevato tenore per le dichiarazioni in se)". L’altro, si "presta" a ribaltare ed ingarbugliare con spunti investigativi depistanti (le dichiarazioni del finto consulente Igor marini il figurante che sconterà 5 anni di carcere per calunnie e che accusò di corruzione Prodi, Fassino e Dini - "Mortadella, Cicogna e Ranocchio" - per 120 milioni di dollari finiti nei loro conti) il caso, creato appunto da Repubblica, cosiddetto inattendibile perché con documenti non significativi.
 
"Da una parte dunque documenti di tenore e informazione di un giornale che non rinuncia al suo impegno anche quando sono coinvolte le aree politiche cui guarda con interesse (l'affare Telekom Serbia viene terminato dal governo di centrosinistra "malamente" - afferma lo stesso D'Avanzo); dall'altra comunicazione strumentale di una politica che scatena contro i suoi antagonisti campagne di diffamazione distruttive sostenute da una corte dei miracoli (redattori dell'intelligence di lettere anonime, massoni, poliziotti corrotti, spie, avanzi della P2 ) di cui fa parte anche Francesco Pazienza.
 
Questi sa anche che "pompare" sui giornali presunte relazioni con figure quali Marini sarà la scintilla che farà mettere in moto la macchina del fango, tanto che per l'appunto "Il Giornale" fa gran cassa e pubblica l'intervista al finto consulente. Il cui burattinaio "è a Palazzo Chigi", denuncia Fassino che punta il dito contro Berlusconi e rinuncia all'immunità parlamentare per affrontare il procedimento che lo vedrà prosciolto nel 2004.
 
Una scena esplicita
 
"Quella che si mette in moto nel 2003 è dunque un complotto che vedeva spalla a spalla la politica di maggioranza controllata dal Capo di Governo e l'informazione fatta di dossieraggi criminali cucinati nella macchina del fango direttamente controllata dal tycoon-premier."
 
Il caso Delta e la legge Bavaglio

Anche il caso Delta è stato l'oggetto di una inchiesta di Giuseppe D'avanzo. La struttura Delta ("All Iberian", 64 società offshore considerate sconosciute dall’imprenditore Silvio Berlusconi nel 1999) lavorava al crovevia tra destra politica e destra editoriale - tra Rai e Mediaset - per mettere tutto al servizio politico imprenditoriale di un uomo solo. Si capisce come da qui nascano le battaglie contro la Legge Bavaglio.
 
Oggi D'avanzo non c'è più, né l'uomo né il cronista di razza ma la sua eredità sono i lettori. Spero. Né posso sapere, nel mio piccolo, se i denari di certi investimenti ("mortadella") in società legate alla produzione di carburante, al mais e autovetture prodotte per l'uopo con Fiat in sudamerica siano esenti da una inchiesta.

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