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Le leggende dell’atletica leggera 1^ puntata

In molti, dopo le Olimpiadi di Tokyo, a seguito delle imprese di Marcell Jacobs & compagni, si sono scoperti amanti dell'Atletica Leggera. Ma non ci si può ritenere dei veri appassionati se non se ne conoscono gli atleti che ne hanno fatto la storia con le loro gesta. Allora cerchiamo di ripercorrere (in ordine alfabetico) le orme delle leggende di questa meravigliosa disciplina, l'unico in cui si coniugano alla perfezione stile, tecnica, coraggio, velocità e forza, che sono l'essenza dello sport tutto.

KENENISA BEKELE (ETH, 1982) 5000, 10000

L'etiope Kenenisa Bekele è stato probabilmente il più forte atleta di mezzofondo prolungato degli ultimi cinquant'anni, essendosi fregiato di 3 Ori (2 nei 10000) ed 1 Argento ai Giochi Olimpici e di ben 5 Mondiali (1 Bronzo): uno nei 5000 e quattro nei 10000, detenendo per circa 15 anni – un lasso di tempo incredibile - i rispettivi record del Mondo (rispettivamente con 12'37''35 stabilito nel 2004 e 26'17''53 stabilito nel 2005). Ha conseguito risultati egregi anche in Maratona, che iniziò a disputare nel finale di carriera, dopo essersi congedato dal mezzofondo.

ABEBE BIKILA (ETH, 1932) MARATONA

Agente di polizia e guardia del corpo personale dell'imperatore Hailé Selassié, Abebe Bikila, nato nel villaggio di Jato in Etiopia, divenne un eroe nazionale dopo aver vinto la medaglia d'Oro nella XVII Olimpiade (Roma, correndo a piedi nudi!). Il suo successo olimpico - il primo per un atleta africano - ebbe un significato simbolico particolare: egli, infatti, in tal modo divenne il simbolo dell'Africa che si liberava dal colonialismo europeo. Bikila bisserà l'Oro quattro anni dopo a Tokyo (stavolta con scarpe), nonostante non fosse in buone condizioni fisiche. Bikila divenne perciò il primo Campione olimpico a bissare la vittoria nella Maratona (dopo di lui vi sarebbero riusciti soltanto in due). Purtroppo nel 1969 la vita di Bikila ebbe una sterzata drammatica ed inaspettata, quando ebbe un incidente, rimanendo paralizzato dal torace in giù. Nonostante le cure e l'interesse internazionale non riuscì più a camminare. Pur impossibilitato nell'uso degli arti inferiori non perse la forza di continuare a gareggiare: nel tiro con l'arco, nel tennistavolo e perfino in una gara di corsa di slitte (in Norvegia). Partecipò inoltre alle Paralimpiadi di Heidelberg nel 1972 nel Tiro con l'arco. Morì l'anno successivo, all'età di 41 anni, per un'emorragia cerebrale. Si concludeva in maniera dolorosissima la vita di un vero mostro sacro dell’Atletica leggera.

USAIN BOLT (GIAMAICA, 1986) 100, 200

Usain Bolt è ritenuto quasi all'unanimità il più grande velocista di tutti i tempi nonché fra i primi 5 o 10 atleti in assoluto d'ogni epoca, facente parte del club degli immortali, assieme ai vari Cassius Clay, Pelè, M. Jordan, Phelps... E ciò non solo per il gran numero di vittorie, che non hanno eguali nella storia dell'Atletica Leggera (da lui riscritta), ma anche per il modo in cui le ha ottenute (facendo spesso registrare tempi fantastici, magari ai limiti del possibile) e per il lungo periodo in cui è stato nella breccia, ovvero circa 10 anni, che per uno sprinter sono davvero tantissimi. Bolt iniziò la sua parabola vertiginosa in occasione dei Giochi Olimpici del 2008, a Pechino, quando riuscì a vincere 100, 200 e 4x100, sempre con il record del Mondo. La sua prestazione sui 200 fu semplicemente stupefacente: Bolt, infatti, dopo 12 anni, tra l'incredulità generale, riuscì a strappare all'americano M. Johnson il primato, ritenuto da molti inattaccabile per ancora qualche decennio, di 19''32, fermando il cronometro a 19''30. L'anno dopo, in occasione dei Mondiali di Berlino 2009, avrebbe fatto ancora meglio, vincendo in surplace tutte le 3 gare cui prese parte, migliorando i suoi già incredibili record mondiali sui 100 metri (9''58) e sulla doppia distanza, in cui fermò il tempo ad un fantascientifico 19''19, per quello che rimane tuttora come uno dei momenti più straordinari di tutta la storia dello sport. Ai Mondiali del 2011 fallì clamorosamente l'appuntamento con la vittoria dei 100, a causa di una falsa partenza costatagli la squalifica, ma si sarebbe rifatto nei 200 (19''40) ed in staffetta. Alle Olimpiadi di Londra 2012 riuscì nell'impresa di doppiare l'exploit di 4 anni prima, vincendo 100 (9''63), 200 (19''32) e staffetta, sempre sfoderando prestazioni magistrali. Quindi l'anno seguente, ai Mondiali di Mosca, avrebbe ripetuto la sua solita tripletta, aggiudicandosi facilmente la gara dei 100 (9''77), quella dei 200 (19''66) e la staffetta, sempre con tempi sublimi. Ai Mondiali di Pechino 2015 si sarebbe ripetuto per l'ennesima volta, vincendo a stento i 100 (9''79), alla grande i 200 (19''55) e la staffetta, diventando il più Titolato di sempre a livello iridato, con ben 11 Ori, di cui 7 individuali. Nelle Olimpiadi di Rio 2016 Usain Bolt sarebbe entrato definitivamente nella leggenda centrando la terza tripletta ai Giochi (vincendo i 100 con 9''81), arrivando a quota 9 Ori (compresi 3 in staffetta), come i mitici Paavo Nurmi e Carl Lewis (in assoluto lo precede solo il nuotatore Phelps con 23). Ha appeso le scarpette al chiodo nel 2017 - Mondiali di Londra - dopo aver vinto un Bronzo nei 100 metri, chiudendo la carriera iridata con il seguente computo: 11 Ori (di cui 4 in staffetta), 2 Argenti (di cui uno in staffetta) ed 1 Bronzo. Fra i tanti record di Bolt si ricorda che è stato l'unico a vincere i 100 in 3 Olimpiadi di seguito, l'unico a vincere i 200 in più di un'Olimpiade, l'unico velocista ad aver vinto così tanto fra Giochi (nessuno ha fatto doppietta 100-200 per più di un'Olimpiade) e Mondiali, l'unico a vincere 4 volte i 200 ai Mondiali. L'unico ad essere un mostro contemporaneamente in due specialità della velocità (ed i 6 Titoli Olimpici individuali ed i 7 Titoli iridati fra 100 e 200 lo stanno a testimoniare).

 

SERGEI BUBKA (URSS/UCR, 1963) ASTA

Sergei Bubka è stato il più grande atleta di “concorsi” della storia, ed i suoi 6 Titoli iridati consecutivi (record assoluto per una singola specialità) ottenuti fra il 1983 ed il 1997 nonché le sue misure da capogiro stanno a testimoniarlo. Bubka fu il primo astista a superare la quota di 6 metri, che ai suoi tempi era ritenuta irraggiungibile. Vi riuscì per la prima volta il 13 luglio del 1985 (solo due anni prima era stato Campione del Mondo con “appena” 5.70, mentre l'anno precedente aveva saltato a 5.85, stabilendo il suo primo record del Mondo, migliorando di 2 cm il francese Thierry Vigneron), per poi ripetersi nel corso della carriera ben 43 volte. Il suo apice lo toccò il 21 febbraio 1993, quando alzò l'asticella sino a 6.15, stabilendo un record che sarebbe durato sino al 15 febbraio 2014, quando il francese R. Lavillenie volò a 6.16 (il record outdoor sarebbe però durato sino al 17 settembre 2020). La chiave del successo di Bubka fu la sua velocità e la sua forza fisica. Questo gli permise di usare aste più lunghe e rigide di quelle usate normalmente, ottenendo come risultato una migliore azione catapultante. Era anche famoso per la sua tecnica, impugnando l'asta più in alto dei suoi avversari. A dispetto della sua fama Bubka si aggiudicò “solamente” un'Olimpiade, nel 1988. È stato altresì una volta Oro Europeo (’86). Nel corso della propria carriera Bubka stabilì ben 35 nuovi record mondiali (sì, avete letto bene), 17 dei quali all'aperto e 18 indoor. Si è ritirato nel 2001.

 

Foto Pixabay

 

 

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