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Le donne che l’Italia ama


Le donne che l'Italia ama
La comunità albanese ha reagito assumendo atteggiamenti diversi, spesso agli antipodi. Alcuni hanno intravisto nelle parole del premier un’offesa verso le donne albanesi che onestamente lavorano in Italia. Altri hanno ritenuto inutile la polemica, in quanto i problemi degli albanesi in Italia sono altri, di certo non una “battuta”.

Così com’è vero che l’origine di nessun problema sia riconducibile a una battuta, altrettanto vero è che le “battute” non dovrebbero essere “da caserma” quando riguardano tematiche drammatiche. Organizzazioni italo-albanesi hanno realizzato un business sulla bellezza, portando ogni anno in Italia migliaia di ragazze albanesi, spesso minorenni, per soddisfare gli istinti di chi il sesso lo paga. Ovvio, la colpa non è di Berlusconi, ma ironizzare su un tema come quello dello sfruttamento della prostituzione, seppur in maniera indiretta o inconsapevole, ne sminuisce la gravità.

Inoltre non è la prima volta che viene espressa in pubblico la preferenza per l’immigrazione femminile, in particolare per un certo tipo di femmine. In tempi ed in luoghi diversi il noto comico Checco Zalone cantava: “evviva gli stranieri evviva l’integrazione, ma solo se sono femmine e solo se sono bone” (dalla “Ballata del centro-destra”, 2008). Il fatto che tale concetto venga riproposto nella società italiana, seppur con toni e vocaboli differenti, da personaggi che ricoprono ruoli sociali diversi, indica che esso, lungi dall’essere il pensiero di un singolo individuo, fa parte dell’immaginario collettivo.


In effetti,da un lato abbiamo programmi televisivi pieni di belle donne straniere nelle vesti di vallette. Dall’altro lato abbiamo mezzi d’informazione che ribadiscono costantemente il “cattivismo” del Governo verso coloro che sbarcano sulle coste italiane. Un “cattivismo” che ha rimandato in Africa anche persone alle quali poteva essere riconosciuto lo status di rifugiato politico.

La situazione che si delinea è quella di una xenofobia selettiva. Una xenofobia che non è indirizzata in maniera uniforme a tutti gli stranieri, ma a coloro che non vengono ritenuti “utili”. L’immigrato non è percepito come un soggetto al quale spettano naturalmente i diritti umani, ma come un oggetto degno di esistere solo se funzionale alla società.

Se sei una bella donna straniera, in quanto “utile” a soddisfare la voglia di bellezza degli italiani, sei degna della politica di integrazione italiana.

Se sei una donna straniera che ambisce a fare la ” badante”, in quanto “utile” al welfare italiano, sei degna del permesso di soggiorno.

Morale della favola, se l’evoluzione non ha reso la donna straniera conforme a standard estetici che gli italiani amano, o non particolarmente dotata per fare la “badante”, farebbe bene a non salire su nessun gommone.

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Migena Proi


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