Le bugie hanno le gobbe lunghe

Le menzogne di stato del senatore Andreotti, origine dei nostri mali.
Un sistema alimentato e fortificato da circa due decenni di un benessere economico di facciata, creato e foraggiato dai complici d’oltreoceano ed eccezionalmente utile a distrarre il nostro popolo, inebetito dall’illusione di una finta democrazia nella quale in realtà i partiti politici, tutti, da destra a sinistra con rare luminose eccezioni, avevano lottizzato e soggiogato ogni aspetto del vivere civile, dalla scuola alla cultura, dall’economia alla religione. Al punto che oggi molti di noi credono che i valori fondanti della nostra Italia risiedono nel pensiero di De Gasperi e di Togliatti, ovvero di cattolici e comunisti, due componenti egualmente e totalmente estranee al Risorgimento, dove invece sì, affonderebbero le radici della nostra esperienza di stato unitario. Ma questo non interessa più.
Di fatto il “repulisti” e la successiva ricostruzione del sistema ad immagine e somiglianza della politica arraffona, imbrogliona, prepotente e falsa si è dimostrato di un efficacia che non può che definirsi, ahimé, straordinaria. Lo ha dimostrato in più occasioni critiche.
A cominciare dal risveglio delle coscienze prodotto dal ’68, primo difficile banco di prova per la resistenza di quel castello degli orrori costruito vent’anni prima, prova brillantemente superata. Le coscienze si erano risvegliate, è vero, ma i palazzi della politica si erano a tal punto blindati e trincerati dietro le loro menzogne e i loro segreti inenarrabili che per rispondere alla sacrosanta esigenza di farsi protagonisti del loro tempo le generazioni dei contestatori non trovarono di meglio che produrre il terrorismo, nuovo gravissimo sintomo di un male ormai diffuso. L’agnello sacrificale Moro, immolato dalle eminenze grigie di Montecitorio per garantire il silenzio sui segreti e le menzogne in cui affondiamo, grida ancora vendetta e forse ora sta chiedendo all’”amico” Giulietto debite spiegazioni.
Detto questo, io non nutro simpatie per i magistrati votati alla politica. D'altronde, però, riconosco che la loro presenza in un campo che non può e non deve competere ad un operatore di giustizia, dipende in massima parte dalla malattia del sistema della cui origine ho sopra accennato e dalla confusione assoluta generata dagli inganni perpetrati dalla classe politica di cui Andreotti è stato gran maestro e signore. Le menzogne di stato di cui si è vantato non sono servite alla crescita del paese ma hanno inficiato la vita di questa repubblica, già nata nella menzogna, guidandola allo sfacelo.
Sentire ancora oggi personaggi come Pomicino, degno discepolo, definirle in modo ipocrita e criminale "ritenzioni mentali" operate per il bene del paese, fa ribollire il sangue. E capisco che chi ha scelto la giustizia come professione abbia l'istinto di ribellarsi a questa vergogna scendendo a confrontarsi con tale razza di politicanti nello stesso loro campo... Il problema è che tutto questo non è normale, ma la spia di un sistema imploso che andrebbe raso al suolo e ricostruito senza più inganni e ritenzioni... ad eccezione di quelle urinarie che auguro di cuore a chi si sente erede di Andreotti e compagni.
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