• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Lampedusa: dopo il lutto, quali soluzioni?

Lampedusa: dopo il lutto, quali soluzioni?

Andarli a prendere direttamente con traghetti ed aerei laddove essi si trovano, caricando i costi di tale operazione interamente alla BCE (Banca Centrale Europea), giacché le banche, anche quelle abitate dai peggiori vampiri, di solito si danno un tocco di umanità attraverso donazioni e attività benefiche.

A parte che dovrebbe essere un dovere precipuo anche della cassaforte d’Europa accollarsi l’onere, il disonore ed i dissapori di quell’ aspetto infernale della globalizzazione conosciuto come migrazione di massa. Se vogliamo lasciarci alle spalle, come truce ricordo, carrette del mare, scafisti e naufragi, potrebbe essere nell’organizzarne logisticamente l’esodo la soluzione al dramma dei profughi, cioè di coloro che fuggono dalla fame, dalla guerra e dalla dissoluzione sociale ed economica delle aree geografiche di appartenenza. Sappiamo che nei loro paesi non ci sono le condizioni per vivere, l’occidente li accoglie, ma da clandestini, purché i profughi ed i migranti il suolo della civile Europa lo tocchino a sua insaputa.

Poi diventano una risorsa, poi ci si batte per dare ai migranti ed ai profughi diritto di cittadinanza e poi…e poi c’è tempo, opportunità e modo di dirlo che tolgono il lavoro ai milioni di altri cristi autoctoni , ai 4 milioni di disoccupati di una determinata nazione come l’Italia, per esempio.

Se si vorranno evitare altre tragedie come quella dell’isola del Coniglio, davanti Lampesusa, allora sarà bene che sia impedito, offrendo alternative di trasporto in sicurezza, a quei milioni di poveri disgraziati di affrontare il mare su gusci di noce e di dare in pasto a negrieri senza cuore il ricavato delle povere cose vendute in patria per comprare un biglietto per salire a bordo di navi rabberciate.

Le scorciatoie verso quello che per loro sembra un paradiso non devono più passare attraverso rotte d’inferno. Andiamoli dunque a prendere, con partenze giornaliere, con aerei e traghetti, perché tanto loro non si fermeranno; il rischio di non farcela è meglio della certezza di morire; di fame o di guerra, non importa; perché tanto quello è. Qualcosa di simile alla tragedia al largo di Lampedusa era accaduto la notte di Santo Stefano del 1996 a Portopalo in provincia di Siracusa; salvo notizie certe, al momento, il tragico primato di morti accertati appartiene ancora al naufragio della nave Yohan, con le sue 283 vittime, provenienti da India, Pakistan e Sri Lanka. Quella nave fungeva appunto da traghetto, prelevava cioè il carico umano di migranti da natanti più piccoli; una sorta di battello di Caronte, il cui ultimo viaggio, l’ultimo tragico trasporto, ebbe fine il 28 febbraio del 1997 vicino Reggio Calabria.

Da quella tragica esperienza in poi, ci sarebbe stato tempo per porre rimedio, ma invece il tributo pagato al mare da questi profughi e migranti, ad oggi, è di almeno 6500 tra uomini, donne, ragazzi e bambini. Tutto è salvo adesso, tranne l’onore dell’ Europa dalla quale, almeno in questo, l’Italia , soprattutto del profondo sud, per fortuna si distingue. 

 

Foto: Carlo Alfredo Clerici/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares