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La vicenda Annozero, l’informazione e la Costituzione

La vicenda Annozero, l'informazione e la Costituzione

L’ipotetica azione giudiziaria da parte della Procura della Repubblica di Trani contro il premier per sue sollecitazioni al Commissario dell’Agenzia per le Comunicazioni Giancarlo Innocenzi è l’occasione per una riflessione sull’informazione e sulle previsioni al riguardo della Costituzione.
 
Il riferimento costituzionale fondamentale è l’articolo 21, il quale nei primi due commi dispone: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
 
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure».
Forse stiamo toccando un punto dove anche la prima parte della Costituzione mostra i segni del tempo; ed è anche logico che sia così, attesi gli odierni immensi sviluppi dell’informazione, dovuti massimamente alle due rivoluzioni della televisione e di Internet.
 
In una Italia appena uscita dall’era totalitaria fascista, il problema principale dei Padri Costituenti sull’informazione era quello di consentire a tutti libertà di esprimere il proprio pensiero ossia quello di tutelare adeguatamente chi vuole esprimere il proprio pensiero. Lo stesso articolo 21 stabilisce il limite di questa libertà nel solo rispetto del buon costume.
 
Oggi è nato e si è affermato qualcosa di diverso, ossia il diritto del cittadino ad accedere all’informazione, ossia il diritto ad informarsi; e non è la stessa cosa perché presuppone un ruolo attivo di chi cerca l’informazione e vuole scegliere in piena autonomia il mezzo e la fonte.
 
Un esempio concreto. Ricordiamo tutti la figura di Enzo Biagi ed il suo coinvolgimento in quello che fu detto editto bulgaro. Orbene, in quel vergognoso episodio vi è stata certamente una lesione del diritto del grande giornalista ad esprimere il suo pensiero, ma soprattutto vi è stata la lesione del diritto dei cittadini italiani ad informarsi scegliendo di ascoltare i suoi programmi televisivi.
Da questo alla manipolazione delle menti dei cittadini il passo è breve: impedito nel suo diritto all’informazione, il cittadino è posto nelle condizioni di non poter fare le proprie scelte, anche politiche, con cognizione di causa. E quello della manipolazione delle menti è il vero obiettivo finale di ogni forma di censura, come ben sanno tutti i regimi totalitari.
 
Da quanto sopra consegue che, su questo punto, una innovazione della Carta Costituzionale è forse opportuna, indicando il diritto all’informazione come un diritto inalienabile del cittadino, da difendere con forza da censure e da manipolazioni di sorta, anche di tipo omissivo. Non è sufficiente che sia consentito a tutti di esprimere il proprio pensiero, occorre vietare ed impedire che chiunque ed in qualsiasi modo ostacoli ed impedisca il libero fluire dell’informazione.
Da questo rispetto acquista grande valore il servizio pubblico televisivo, la cui indipendenza ed imparzialità nell’informazione devono essere garantite e difese come un inalienabile bene collettivo. Appare anzi necessario che l’informazione televisiva pubblica si espanda adeguatamente dove oggi è fortemente assente, ossia in sede regionale. Le realtà locali, le cui problematiche non hanno certamente alcuna audience nell’ambito dell’informazione nazionale, finiscono per non essere adeguatamente rappresentate e questo, alla fine, favorisce la creazione di potentati locali.
 
Questi potentati sono proprio loro i moderni Borboni del Meridione, contro cui si deve lottare per conseguire l’affrancamento del Sud dall’arretratezza sociale, economica e culturale. Anche qui un esempio concreto e diretto: il vostro reporter non scrive nei fogli elettronici di informazione locali perché non riesce ad accettare alcun tipo di censura.
 
Un altro rispetto ancora da esaminare è quello delle tutele dei membri del Parlamento e del governo ex artt. 68 e 96 della Costituzione, quelli che portano all’immunità parlamentare ed al tribunale dei ministri. E’ di tutta evidenza che esse non dovrebbero aver valore alcuno per reati contro il diritto dei cittadini all’informazione, atteso il personale e diretto interesse di lor signori ad impedire che altri si avvicendino al loro posto e la possibilità che questo conseguano strumentalmente utilizzando la corruzione dell’informazione.
 
Concludendo questo excursus, il vostro reporter lamenta la marginale attenzione riservata dall’opposizione al caso Annozero, che è diventato una delle tante scaramucce della guerra per bande, in cui è stata trasformata la competizione politica nel nostro Paese. Purtroppo.

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