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La società del sindacato: la società della servitù

La sinistra di Bersani, il sindacato di Epifani e la federconsumatori (Cgil) in coro cantano i pregi della tassazione delle rendite. In questo modo, essi dicono, si fanno pagare i ricchi. Peccato che le cose non stiano proprio in questi termini.

La società del sindacato: la società della servitù

 
Basta dare un’occhiata alle magioni milionarie (comprate a prezzi stracciati) di molti dirigenti sindacali per rendersi conto quanto sia l’ipocrisia del sindacato. La realtà è che stiamo parlando di una casta che affonda il suo sostegno quasi esclusivamente nell’assistenzialismo publico: quello che ha affondato la Grecia, per intenderci. E’ una casta a caccia di vantaggi e prebende, che dei lavoratori se ne frega e che spesso e volentieri li prende beffardamente a calci. Una casta che pretende di determinare le politiche fiscali persino dei governi di centro destra. Come quando chiede a gran voce di tartassare i "patrimoni" e le "rendite": nella realtà i veri patrimoni come quelli dei De Benedetti sono al riparo da qualsiasi tassazione, grazie a paradisi fiscali e a società offshore. Il De benedetti stesso è stato il primo a chiedere una tassazione sul risparmio degli italiani per poter abbassare le tasse a confindustria.
 
Un sindacalista dalla nascitaEpifani e De Benedetti vanno d’amore e d’accordo perchè l’obiettivo dell’ipocrisia sindacale non sono i patrimoni ma piuttosto i risparmi della gente comune. In questo modo i fondi pensione gestiti dal sindacato ne avrebbero un beneficio fiscale mentre le altre forme di risparmio, accessibili ai comuni mortali, titoli di stato, fondi e azioni, sarebbero oberate di gabelle. Questi individui vogliono una società sindacalizzata di miserabili con un salario dettato dai sindacati e con i pochi risparmi sempre gestiti da loro, dalla cricca sindacale. A loro fine e vantaggio. Nella sostanza una società miserabile, la stessa idealizzata dal comunismo.
 
 

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