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La "questione meridionale" apre una crepa nel Pdl

La diagnosi tranquillizzante sullo stato dell’economia italiana presentata da Giulio Tremonti al Senato trova un parziale riscontro nelle parole di Barack Obama, secondo il quale siamo vicini alla fine della crisi.

Il Ministro dell’Economia, illustrando il Dpef, parla di un’Italia non in declino, più virtuosa rispetto alla media Ue, di un Paese con un’altissimo tasso di coesione sociale, di un sistema pensionistico tra i più stabili: i numeri della manovra sono "corretti e attendibili".

Ma è una facciata dietro la quale è in corso una battaglia senza esclusione di colpi con i "sudisti" della maggioranza dalla quale si è già sganciato l’Mpa che non ha votato un Dpef giudicato "nordista".

Lo scontro è precipitato nelle ultime ore e non sembra essere stato svuotato nemmeno dal vertice di Berlusconi con i suoi ministri (assente la siciliana Prestigiacomo, non invitata?): il Premier fa sapere che i tanto attesi fondi per il Mezzogiorno saranno assegnati a condizione che le regioni vigilino sulla loro effettiva destinazione a infrastrutture e investimenti produttivi; ma Raffaele Lombardo non sembra molto convinto, attende i "fatti" cioè che il Cipe (la cui delega è in mano al sottosegretario Gianfranco Micciché) sblocchi venerdì i Fas.

Arturo Iannaccone (Mpa) dice chiaro che la politica degli annunci non attacca più. Difficile ridurre il tutto a una "questione siciliana", come vorrebbe la Lega: lo dimostra la lettera di Micciché al Cavaliere in cui si adombrano addirittura le dimissioni. Domani tra i due ci sarà un chiarimento, ma intanto il clima politico si va deteriorando: nel Pdl si accusano i "sudisti" di aver dato corpo a una sorta di "leghismo a rovescio" e dal movimento di Lombardo si continua ad evocare la nascita di un Parlamento del Sud speculare a quello che era il Parlamento della Padania.


Lo stesso modo con cui il governo si è mosso sulla questione delle modifiche al decreto anticrisi lascia campo libero alle critiche dell’opposizione a cui nella circostanza si sommano gli autonomisti del Mpa: l’annunciato varo di un decreto per correggere le norme che il Senato deve ancora votare (per di più con la fiducia) consente al Pd di parlare di un "pasticcio inaccettabile" (Anna Finocchiaro) inventato solo per consentire ai parlamentari della maggioranza di andare subito in ferie.

Indubbiamente un colpo all’immagine del centrodestra all’interno del quale finora il Premier ha stentato a trovare un punto d’equilibrio tra asse del Nord e partito del Sud. La Lega infatti non rinuncia alle sue sortite, tutte indirizzate a difendere il profilo di forza autonoma: dalla missioni in Afghanistan al rigido controllo dei fondi del Mezzogiorno fino alla questione del legame tra insegnanti e territorio (con la surreale polemica sull’esame di dialetto).

Come dice Roberto Maroni, il Sud è solo una delle tante questioni aperte e i lumbard non sembrano affatto intenzionati a fare molte concessioni. Ne deriva che i soldi al Mezzogiorno -secondo la Lega- potranno giungere solo in cambio di precise garanzie e bisognerà vedere se e come ciò sia possibile.

Ma intanto per la prima volta l’asse del Nord sembra scricchiolare di fronte al sedimentare di vere pulsioni autonomistiche che hanno trovato nella coppia Lombardo-Micciché un tandem a prova di bomba.

Il Premier fa sapere che Tremonti "non è un mostro", è la realtà dei conti a costringerlo spesso a dire di no, ma la giustificazione per i "sudisti" non regge perché al Nord i soldi sono arrivati.

Prima della chiusura estiva del Parlamento, comunque, Berlusconi è intenzionato a porre le basi per chiudere la questione meridionale, quasi un punto d’onore per chi ha risolto la crisi dei rifiuti di Napoli e sarà presente ogni settimana in Abruzzo per sovrintendere ai lavori di ricostruzione. Ma stavolta la soluzione potrebbe essere paradossalmente più difficile perché il partito del Sud rischia per la prima volta di determinare una crepa politica nella struttura stessa del Pdl.

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