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"La pacchia è finita" ma i soldi dove sono? PD invotabile, il nuovo 5 Stelle prenderà il suo posto. Meloni sotto assedio, proprio come...

"La pacchia è finita", prometteva non più tardi di qualche giorno fa Giorgia Meloni. Adesso, la futura premier, si ritrova a chiedere ai suoi massimo sostegno, mentre agli altri partiti un'opposizione responsabile.

Da capire se tutte le belle parole spese nei programmi troveranno uno spiraglio di luce per diventare realtà. D'altra parte il centrodestra, che in Parlamento avrà la maggioranza assoluta di deputati e senatori, ha elargito promesse da quasi duecento miliardi di euro.

Un primo riscontro gli elettori lo vivranno sulla propria pelle, nella vita di tutti i giorni, quando saranno alle prese con visite specialistiche, code, malfunzionamenti e strutture pubbliche perennemente al collasso.

Situazioni di cui, di certo, non si può incolpare ora Giorgia Meloni. Ma la coalizione che rappresenta, quando ha governato, non si è coperta di gloria, contribuendo sensibilmente alla debacle del 'belpaese'.

Demeriti da condividere con gli avversari, ovvero tutti quei partiti che ora dovranno dimostrare di essere all'altezza nel ruolo di opposizione. E anche qui saranno dolori per gli italiani che non si sentono adeguatamente rappresentati.

Il PD, suggerisce qualcuno, riesce a rendersi insopportabile persino ai suoi stessi elettori. Non ha una vera identità, manca di visione e progettualità. Ricorda una scatola vuota, invotabile persino da chi avrebbe scelto chiunque piuttosto che Meloni.


In tutti questi anni il centro sinistra si è spostato sempre più al centro, ammorbidendosi oltremodo sulle poltrone delle istituzioni. A raccogliere la sua eredità ci penserà Giuseppe Conte e il 'nuovo' Movimento Cinque Stelle. I grillini adesso non sono più "oltre" le ideologie, ma si schierano a sinistra, battendo i pugni sul tavolo per tutti quelli che il PD ha lasciato in fondo alla fila.

A queste condizione Conte potrà costruire un Movimento d'opposizione solido, sempre che non gli venga in mente, in futuro, di azzardare qualche altra giravolta identitaria. Al leader del Movimento va comunque riconosciuta una serietà che altrove latita. Ma in quanto a idee e principi ci sarebbe da discutere a lungo.

Resta il terzo polo di Calenda e Renzi, che avrà una rappresentanza decorosa in Parlamento, ma non in grado di spostare gli equilibri. Condivisibile il richiamo alla serietà politica in un contesto di slogan e boutade, ma la classe dirigente rappresentata dalla coppia che non ti aspetti lascia alquanto a desiderare.

La palla passa e resta giustamente a Meloni, che ha avuto il merito di raccogliere il consenso. Già sotto assedio dei media, oltremodo esagerati e fuorvianti nel dipingerla come il male assoluto. Un modo di comunicare tendenzioso che, ironia della sorte, conoscono molto bene soprattutto a Destra. 

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