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La necessità del popolo al potere

Oggi viviamo in un sistema democratico? Dipende dal significato che si vuol dare alla definizione democrazia. La stragrande maggioranza dei paesi occidentali oggi permette ai suoi cittadini di essere sottoposti a regimi di democrazie parlamentari e liberali, cioè, in sostanza sistemi basati sulla formula della rappresentanza.

Ciò che definiamo democrazia però non può accontentarsi di essere legittimato dalla semplice sovranità del popolo, necessita, per essere avvallato in toto, che il popolo sia direttamente al potere o quantomeno venga permesso al più grande numero dei suoi membri di partecipare agli affari pubblici.

Col passare degli anni si è imposto il principio, errato, che democrazia e rappresentanza siano, sostanzialmente, la stessa cosa.

Un principio oltretutto tradito dai nostri rappresentanti, tanto è vero che stiamo assistendo al tracollo strutturale evidenziato marcatamente dall'enorme astensionismo constatato nelle ultime elezioni.

Del resto Rousseau, non certo l’ultimo arrivato sul tema, affermava che se il potere è delegato dal popolo al sovrano, allora il potere appartiene al sovrano, non più al popolo.

Quale correttivo, Rousseau, suggerisce che il governante sia semplicemente un portavoce del popolo, il quale governa attraverso il sovrano, non smettendo mai così di esercitare il proprio potere. 

A distanza di “qualche anno” possiamo ribattezzare questa formuletta magica "democrazia partecipativa"; è evidente che non si possa cancellare completamente la rappresentanza, ma tramite questa concezione consentiamo che ci sia una partecipazione il più possibile diretta, permanente, dell'insieme dei cittadini alla vita pubblica.

In una recente intervista Alain de Benoist proponeva questa riflessione: “Carl Schmitt, fedele su questo punto all'opinione di Jean-Jacques Rousseau, riteneva che una democrazia è in egual misura meno democratica di quanto attribuisce importanza alla rappresentanza. In una democrazia rappresentativa, il popolo si disfa infatti della sua sovranità a profitto dei rappresentanti. Una vera democrazia è necessariamente una democrazia, non (soltanto) rappresentativa, ma partecipativa. Più che delle democrazie, i regimi politici occidentali attuali mi sembrano essere oligarchie finanziarie, sostenute da procedure gestionali e di “espertocrazie”.

Oggi la democrazia rappresentativa ha trasformato le istituzioni in semplice amministrazione, in uno stato in sostanza “gerente”, assistenziale, amministrativo, refrattario alla vera politica.

Molti si chiedono se oggi, allo stato attuale delle cose, sia applicabile una democrazia diretta simile a quella che proposero gli anarchici vissuti alla fine dell’ottocento: una risposta definitiva certamente non si può dare, possiamo però affermare veemente che la democrazia diretta e/o partecipativa è, a patto di non pretendere da essa miracoli, applicabile e redditizia.

Va affermato comunque, con convinzione, che negli ultimi anni si va incrinando il concetto di stato-nazione, portandosi appresso la crisi delle grandi istituzioni sospese ed astratte che avevano trionfato nell'epoca della modernità. Oggi Comunità, reti sociali ed associative, il farsi fronte della necessità di un economia interdipendente fanno si il localismo si renda sempre più necessario, utile e pratico. Concludo utilizzando ancora una frase chiarificatrice di de Benoist: “È nelle piccole unità o Comunità locali che è più facile mettere in opera delle pratiche di democrazia diretta, cosa che permette allo stesso tempo di rimediare allo scollamento sociale ed alla scomparsa delle solidarietà organiche”.

Commenti all'articolo

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.75) 6 aprile 2011 09:13
    fernanda cataldo

    penso anche io che la democrazia diretta, anche se non fa "miracoli", sarebbe davvero auspicabile per uscire dal marasma politico=potere.

     

    ferni

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.75) 6 aprile 2011 09:15
    fernanda cataldo

    cioè un "potere" unicamente di "parte".

  • Di Mauro Miccolis (---.---.---.6) 6 aprile 2011 09:40
    Mauro Miccolis

    http://miccolismauro.wordpress.com/2011/04/02/le-stelle/


    In quasi tutte le democrazie moderne, comunque, esistono istituti di democrazia diretta, anche se perlopiù sono fortemente limitati dai rispettivi governi o parlamenti. Perché sono fortemente limitati? Ovviamente per lasciare poco potere d’azione al popolo, è un male?

    Dopo aver osservato come il popolo italiano interagisce con la politica: il suo grado d’informazione, il livello culturale medio; mi sono reso conto che è un bene che gli istituti di democrazia diretta siano fortemente limitati dai rispettivi governi o parlamenti; è una cosa sacrosanta, e sapete perché? Perché il popolo è ignorante, la massa è ignorante, qui in Italia sicuramente. Una democrazia diretta, per funzionare bene richiede un’elevata civiltà e cultura, pluralismo nell’informazione, e specialmente nell’informazione televisiva, cose che in Italia sono praticamente assenti. Inorridisco all’idea di essere governato dal popolo Italiano, anche perché gli Italiani sono persone che non perdono mai un’occasione per esprimere una propria opinione, anche su argomenti di cui non capiscono assolutamente nulla; ed infatti non è un caso se abbiamo Oncologi a capo di un’ipotetica Agenzia Nucleare o politici che si arrogano il diritto di tacciare come ignoranti, stimati epidemiologi o premi Nobel. Tanto chi gli ascolta, è sensibile solo ai decibel, i contenuti del discorso, li comprendono in pochi.

    Ha senso far discutere di economia, per i problemi di un paese come l’Italia, persone in grado di discutere di economia. Il contributo del bifolco, o del panettiere, specie se in numero sovrabbondante rispetto a chi avrebbe qualcosa di sensato da dire è solo rumore; e in mezzo a tutto questo rumore, le idee valide neanche si sentono. Per valutare se una soluzione è giusta, bisogna essere competenti. Le maggioranze non posseggono la verità, possono decidere i governi, ma non stabilire cosa è giusto fare, perché non hanno tutte le informazioni per decidere (anche se fossero disponibili, in Italia non le leggerebbe nessuno), perché nessuno è competente in tutto. Per questo motivo io credo che in Italia non si deve rinunciare ad una democrazia rappresentativa; sono d’accordo con chi dice che qui in Italia ha fallito. Ma non è fallita l’idea, sono le persone che hanno fallito, ed il modo con cui sono state scelte le persone che è fallimentare. Per far funzionare la democrazia Italiana, bisognerebbe prima di tutto educare il popolo italiano all’uso del diritto di voto; e poi magari riformare i partiti; circa le modifiche dei partiti ho scritto un post: In Politica gli ultimi sono davvero i Primi.

    Mentre, per quanto riguarda la mia idea di democrazia e su come gli italiani dovrebbero scegliere i propri rappresentanti, posso dirvi che è descritta in modo perfetto da un articolo scritto per l’espresso da Massimo Cacciari:”Ma in Italia c’è la democrazia?

    Il ‘potere esercitato dal popolo funziona solo se questo è capace di scegliere i migliori, non gli idioti populisti. Altrimenti si svuota, perde senso: diventa piaggeria verso gli elettori e compiacimento di una massa di infanti.

    Vi invito a leggere l’articolo perché molto istruttivo. Buona lettura.


  • Di Giorgio Bargna (---.---.---.72) 6 aprile 2011 13:16
    Giorgio Bargna

    Grazie a Fernanda e a Mauro dei commenti, rispondo ovviamente a Mauro il più critico...innanzitutto passerò domani, con calma a leggere di quanto ha scritto lei e di quanto del Cacciari, il quale sta tra le altre cose incrociando il mio impegno politico in questi periodi, poi un piccolo appunto, non è che la democrazia diretta significhi inseguire (e porto rispetto per loro, immenso, più di quello che posso portare ad un personaggio noto) il panettiere o altri, si tratta di votare su temi per i quali si raccolgono firme per arrivare al voto, seguono anche campagne elettorali, non facciamo passare la democrazia diretta e partecipata per una stronzata in mano all’anarchia, per di questo non si tratta...su una cosa concordo bisogna formare gli italiani, ma ho scritto, credo anche qui, articoli sui motivi per cui gli italiani sono politicamente amorfi.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.143) 8 aprile 2011 00:59
    Renzo Riva

    Voi descrivete una falsa democrazia
    cioè l’oclocrazia.
    Fatevi un ripasso sulla figura di

    Gaetano Filangieri

    Dal dispotismo illuminato che si fonda sul principio
    "tout pour le peuple, rien par le peuple"
    (tutto per il popolo, niente attraverso il popolo).

    http://www.iisf.it/scuola/filangier...

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