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La mia è urgenza di raccontare. Intervista a Daniele Sanzone, leader della band ’A67

Sono le 15.00 di un pomeriggio un po’ meno afoso di questi giorni di luglio.

E’ un’ora insolita per Daniele. Ci confessa che lui, a quest’ora, di solito, dorme.

Sta lavorando, ci dice, a un progetto molto particolare. E’ in attesa del maestro Mauriello (voce ed anima di Napoli, storico cuore pulsante della Nuova Compagnia di Canto Popolare). E’ visibilmente emozionato, per questo incontro artistico, che in realtà si trasformerà in un incontro umano anche per noi, con l’emozione di trovarci in pieno “backstage”. In studio c’è il maestro Piero Gallo: le sue dita stanno “danzando su una mandola”. Chiacchieriamo un po’, prima di procedere con l’intervista vera e propria. Enzo Cangiano (il chitarrista del gruppo, n.d.r.), è incredulo: in studio ha riconosciuto la sua prima Gibson, guardandola solo dal retro; l’aveva venduta una decina di anni prima, a Port’Alba. La stringe a sé, accarezza la sua “amica ritrovata”: è felice. Si respira passione nell’aria, e la prima domanda nasce proprio da questa atmosfera.

Come nasce questa “passione”, per la musica, Daniele?

Più che una passione, è stata un’esigenza, un’urgenza di raccontare e raccontarmi. Vivendo a Scampìa, ho vissuto situazioni, conosciuto persone, ho avuto anche punti di rottura nella misura in cui ero portatore sano di un bagaglio culturale che mi era stato trasmesso dai miei genitori, che scendendo giù al quartiere è entrato in contrasto con quello che ho ritrovato. Da questo “magma ribollente” di contraddizioni e vissuti, fondamentalmente nasce la mia voglia di raccontare la realtà che mi circondava. Poi “agg cuminciat a scrivere canzoni”, e la cosa più naturale (siamo agli inizi degli anni ’90), stava arrivando il “vento” dei 99 posse, del tanto decantato “rinascimento napoletano” arrivava anche in periferia; quindi mi è risultato spontaneo e naturale, raccontare “in modo incazzato” tutte le cose che avevo da dire. Poi ho incontrato tante persone, lungo il mio viaggio, tra cui Alfonso Muras, Luciano... come in tutti i gruppi, capita che “uno porta ‘o bassista, n’ato ‘o chitarrista”, poi c’è chi va via, chi torna, fino a quando siamo stati scoperti da Radio Demo, una trasmissione di Rai Radio1; siamo stati primi in classifica, per questo programma, per almeno due anni; abbiamo avuto il primo contratto discografico grazie a Ninni Pascale della Polosud; poi siamo cresciuti, tanti concerti, tante collaborazioni…

E’ uscito “La mia città”, il nuovo singolo di Edoardo Bennato, sappiamo della tua collaborazione…

Collaborazione è una parola grande! Sia io che papà (pcchè ‘nce sta pure papà, a ‘nu certo punto, ‘ca sta pittann).. vabbè, con Edoardo c’è un rapporto che va al di là della musica, c’è la stima, l’amicizia, credo che sia uno dei più grandi cantautori che abbiamo in Italia; è andata così: a ‘nu certo punto (stevo durmenn), intorno alle tre del pomeriggio, mi arriva una chiamata di Edoardo: “arò staie?” ed io “Edo, stò ‘ncopp” e lui “sto venenn, aggia fa ‘na ripresa arèt ‘e vele pcchè ‘e a cantà ‘na parte ra canzone”. Sono sceso, siamo andati dove ci avete visti, nel video, e ho interpretato (recitato), alcuni passaggi della canzone.

In quel video, indossi una maglietta particolare…

Non è un caso, se la indosso. E’ la maglietta dell’associazione ®esistenza anticamorra; c’è un rapporto particolare tra noi e loro: di stima e di amicizia da anni; sono molto legato a Ciro Corona, abbiamo fatto le scuole insieme. Ammiriamo molto, il loro lavoro sul territorio, perché con tanta passione e coerenza, cercano di portare avanti un po’ il discorso che noi facciamo in musica, ma loro lo fanno in modo più incisivo; hanno a che fare con i ragazzi a rischio del quartiere, cercano di riportarli a scuola, di seguirli nei loro studi; mettono in piedi tante attività, per contrastare quella che sappiamo essere dominante nel nostro quartiere, ovvero la mentalità camorrista, per offrire un’alternativa, delle possibilità diverse da quelle dell’offerta di manovalanza, della criminalità organizzata. 

Daniele Sanzone al pcQual è, il contributo che può dare la musica, per “cambiare questa mentalità”?

Dovete sapere che sto dando una tesi sulla “camorra nella canzone pop napoletana: tra giustificazione e condanna”; quindi è un problema che mi sono posto e mi sto ponendo tuttora. Credo che se analizziamo la musica da un punto di vista mediatico, probabilmente è una delle forme di comunicazione più potenti, che esistono oggi, nella misura in cui è molto pervasiva, arriva a chiunque nelle fasce sociali e ha un potere enorme; se poi pensiamo ulteriormente quello che rappresenta la musica a Napoli, cioè che risulta essere lo strumento d’eccellenza attraverso il quale la società campana si rappresenta, allora ci rendiamo conto che ci troviamo di fronte ad un fenomeno molto importante perché incide sulla costruzione dell’immaginario collettivo di una società, specie sui ragazzi, quelli poi più “esposti”, alla fascinazione del “sistema”. Quindi, cercare di veicolare per quanto mi riguarda, messaggi importanti che possano far riflettere le nuove generazioni, credo sia fondamentale; sento la responsabilità di avere tra le mani uno strumento potente che arriva a tanti giovani e quindi perché non usarlo bene, facendo riflettere.

Sul contributo che possiamo offrire noi musicisti, non te lo so dire; bisognerebbe chiedere a chi ascolta (sono tanti, i ragazzi che ci dicono di avergli aperto la mente, con i nostri testi e la nostra musica), perché è sempre opinabile; fatto sta che la popular music rimane un mezzo potentissimo di comunicazione; a me viene naturale, farla come la facciamo, quindi “cercare di lanciare dei messaggi”; con “’A cammorra song’io” abbiamo cercato di veicolare l’attenzione sul problema camorra e soprattutto sottolineare l’aspetto culturale, del fenomeno, che crediamo sia fondamentale, perché spesso è sottostimato, rispetto a quello criminale ed economico; si tende davvero a sottovalutarne troppo spesso l’aspetto e l’incidenza culturale.

Lunedì 18 luglio, siete stati a Roma, al Teatro Valle Occupato, insieme ad Edoardo Bennato, per portare il vostro contributo. Ci racconti com’è nata, questa sinergìa e cosa pensi del disinteresse del Governo, rispetto alle realtà teatrali italiane in sofferenza, perché sono loro stati sottratti fondi importanti..

Il Governo ha preso posizione in modo forte e negativo rispetto al tema cultura; il Teatro Valle è l’ultimo esempio, ce ne sarebbero tanti, da fare; purtroppo la cultura non è considerata importante in questo Paese ed è gravissimo; non viene vista come una risorsa! Il Teatro Valle ha una storia alle spalle, di grande spessore, pensiamo che Pirandello vi esordi con “Sei personaggi in cerca d’autore”; ai nostri giorni, hanno suonato Fiorella Mannoia, Lorenzo Jovanotti, c’è stato Nanni Moretti, c'è stato anche Tornatore ad offrire un suo contributo. Quindi, nel nostro piccolo, abbiamo partecipato portando la nostra musica. Mi chiedete come è nata, questa cosa: ci ha chiamati un’amica giornalista, dicendoci “secondo me gli ‘A67 dovrebbero esserci” e noi “con molto piacere, anzi, ti dirò di più, cerchiamo di portare anche il grande Edo”; ho chiamato Edoardo, subito disponibilissimo ad essere con noi. Abbiamo fatto questo “set live”: abbiamo aperto noi; poi ci sono stati questi tre brani con Edoardo, e lo abbiamo accompagnato; in seguito abbiamo suonato anche dei brani dal nuovo progetto (in quanto il singolo d’uscita sarà proprio con Joe Sarnataro – l’alter ego di Edoardo Bennato) ed infine ha chiuso lui, straordinariamente, la serata. Siamo molto felici e davvero soddisfatti.

Ci puoi dare qualche anticipazione, di questa nuova creatura (che è in parte “top secret” e del quale stiamo ascoltando un gustoso assaggio, trovandoci in sala di registrazione, ora)?

Sarà un progetto ricco di ospiti; un omaggio al Naples Power, ma non al passato in sé, in quanto non ci andava di glorificare il passato; bensì, si tratterà di un omaggio al presente, proprio perché siamo dell’idea che quel movimento culturale sorto sul finire degli anni ’70 non sia mai finito, anzi, riemerge e viene rivivificato (se mi lasciate passare il termine), attraverso gruppi come il nostro, che ci sentiamo figli di quel passato, ma al contempo siamo immersi nel globale, che poi è la caratteristica che ha sempre avuto la musica napoletana, quella di incrociare vari mondi culturali, di mescolare la tradizione napoletana con ciò che veniva da fuori; l’ha fatto Pino (Daniele ndr), con il blues; i Napoli Centrale con la fusion; tutti i più grandi artisti napoletani hanno fatto questo; quindi, è un omaggio a quel modo di porsi, rispetto alla musica. Un progetto che ha tanti ospiti; c’è la presunzione di cercare di dare una risposta culturale forte, dal mondo della musica, della letteratura, degli artisti in genere.

Quindi, Napoli non è morta. E’ ancora fucina di cultura! Cosa pensa, Daniele Sanzone della “sua città”, che poi è la nostra?

Il maestro Giovanni MaurielloCome dice Edoardo: “E’ la mia città”, nel bene e nel male. Credo che Napoli non possa essere quello che è. E’ sempre stata incrocio di mille culture e questo spesso crea le condizioni affinchè possano nascere tante cose belle, come lo sono state in passato e ci sono anche oggi, sebbene sia più difficile “scovarle” e non c’è sempre l’attenzione adeguata; probabilmente, uno dei peggiori difetti di Napoli è che il suo peggior nemico è il napoletano stesso; c’è sempre stata una sorta di “incapacità manageriale” a proporre il napoletano; e oggi, probabilmente, in una società come la nostra, dove la musica se non esce da X factor, da Amici o da Sanremo, portare avanti un discorso come quello che è stato negli anni ’70 – ’80 (un discorso alternativo, che propone musica diversa da quella che vien fuori da questi contesti che vi ho citato, assolutamente commerciali), a Napoli ed in tutto il Paese è molto difficile.

Non è una critica, ma una semplice constatazione della realtà; mi disse una collega molto brava, che insegna anche canto: “i ragazzi che vengono da me a prendere lezioni, non arrivano perché vogliono imparare la musica od imparare a cantare, ma perché devono affrontare e superare la selezione per “Amici” o “X factor”” Questo ti dà l’idea di come viene vissuta, la musica: come la possibilità per guadagni facili e successo; mentre io, che ho iniziato a scrivere testi perché sentivo l’urgenza di raccontare, ho un percorso completamente diverso e purtroppo il mio percorso (che è quello di tanti gruppi, come il mio) è difficile da far emergere, proprio perché nei canali mediatici passa solo un certo tipo di messaggio e di musica e chi come me fa un determinato discorso sia testuale, che musicale, si trova molto estraneo, da certi circuiti e questa è una delle cause della difficoltà ad emergere. Vero è che soffriamo molto, in questi tempi, l’appiattimento culturale; lo snobismo verso la lingua napoletana, perché forse ha stancato in questi contesti; poi, questo è un momento storico difficilissimo, musicalmente parlando; se pensiamo che la musica non si vende più.. c’è indubbiamente una “cappa culturale” che tende ad arginare la controcultura, ma se pensiamo che attraverso programmi che ti consentono di scaricare gratuitamente fino a 10 dischi al giorno.. dimmi tu come non potrebbe soffrire la musica? Oggi si ha a disposizione una quantità abnorme di musica, che si ha la possibilità addirittura di scaricare illecitamente; pur volendo ascoltare questi pezzi scaricati in modo pirata per poi acquistarne il disco, non lo farai mai, anzi, liquiderai le canzoni con approssimazione, dedicandogli pochissimo tempo, all’ascolto.

A microfono spento, abbiamo parlato dell’amore. Argomento tortuoso e difficile!

Sono convinto che ci si innamora sempre di se stessi; anche quelle persone che sembrano completamente il tuo opposto, in realtà nascondono te.

Rappresentano te perchè riflettono il desiderio di ciò che vorresti essere ed in realtà non sei.

Però stiamo entrando troppo nel filosofico; rischio di essere accusato di fare l’intellettuale, perché studio filosofia.. parlamm napulitanamente… l’ammore è bello, uagliù.. è quel sentimento che ti prende all’improvviso e ti porta lontano..

Anche in Australia…

E sì, pure in Australia, che ci ha arrubbato ‘o bassista..

E com’è nato, questo amore con i ragazzi del gruppo?

E.. (ride).. per esempio, Gianluca (Ciccarelli, il bassista attuale ndr), “tene bell’uocchie”.. è per una comunione d’intenti, il percepire la realtà in modo simile, condividere le idee. Ci siamo riconosciuti; a me piace molto, questa definizione, perché anche quando non si conosce una persona, al primo impatto, può capitare di riconoscersi ad un solo contatto, nell’altro ed è come se ci si conoscesse da una vita.

A me, personalmente è capitato così ed anche con il gruppo. Ci siamo riconosciuti anche nei nostri gusti musicali, pur provenendo, tutti e quattro, da background completamente diversi (chi viene dal funky, chi dal dub, dall’hip-hop, chi dal reggae, dal jazz); poi metti insieme ‘sti quatt cape e viene fuori quel “miscuglio”, che è il sound degli ‘A67.

Tu sei la voce del gruppo e ne scrivi i testi. Nella tua crescita musicale, ti sei ispirato ad un musicista, in particolare?

Sono cresciuto negli anni del movimento Posse, quindi dai ’99 agli Alma, come i Rage against the machine. Considera che ascolto di tutto, dalla classica al jazz.

Un artista straniero, con il quale vorresti lavorare?

Ce ne sono tanti, forse troppi, con i quali mi piacerebbe collaborare. Forse, su tutti, proprio i “Rage against the machine”.

Gli 'A67 (http://www.a67.it):

Daniele Sanzone - voce, testi
Andrea Verdicchio - sax
Enzo Cangiano - chitarre
Gianluca Ciccarelli - basso
Luciano Esposito - batteria

Prossimi appuntamenti live:

21 Luglio 'A67 & M.C.R. "Festa di Libera" - Fortezza da Basso (Firenze)
22 Luglio 'A67 @ "Stranamore" - Via Bignone, 89 Pinerolo (Torino)
5 Agosto 'A67 & C.S.M. @ Stazione metro Mugnano (Na)
28 Agosto 'A67 + Sharmacore @ "Vitulano Folk Festival" - Vitulano (BN)    

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