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La manovra economica e l’equivoco per l’espansione dell’economia

La manovra economica, richiesta da Bruxelles ed attualmente allo studio delle nostre Istituzioni, ha come obiettivo quello di consentire, ad un prezzo ragionevole, il reperimento di risorse finanziarie per i nostri titoli del debito pubblico. Sarebbe, però, un grave errore ritenere che essa debba avere solamente dei contenuti finanziari, ossia che essa debba limitarsi a misure di bilancio sintetizzabili in aumento della tassazione ed in riduzione della spesa pubblica. A guardar meglio servono senza dubbio immediate misure tattiche per fronteggiare la contingenza (e queste non possono essere che sostanzialmente finanziarie), ma servono anche misure strategiche per il lungo periodo (e queste non possono essere che sostanzialmente economiche).

I due tipi di intervento non sono evidentemente interscambiabili perché i loro effetti hanno ben diversa tempistica. Ad esempio è assolutamente irragionevole pensare che una misura che incide sui meccanismi che disciplinano la previdenza possa sostituire nel provvedimento una misura di temporaneo aumento della pressione fiscale. Sarebbe bene che i tanti che si stanno pubblicamente occupando del problema della manovra economica (politici, sindacalisti, economisti, giornalisti e così via) tenessero adeguatamente in conto quanto sopra al fine di evitare confusione ed irrazionalità.

I due tipi di intervento, inoltre, devono incidere su ben diversi settori. E’ come se avessimo una macchina e ci dovessimo occupare di farla camminare: serve il carburante e serve subito altrimenti essa si ferma, ma se il motore ha un malfunzionamento, di strada ne potremo fare ben poca se non lo ripariamo. Le misure strategiche di tipo economico per il lungo periodo solo marginalmente hanno connotati finanziari.

E’ questo l’equivoco fondamentale sulla crescita economica.

Oggi politici, sindacalisti ed economisti, quando devono ad esempio parlare dei problemi del lavoro, vanno fuori tema e parlano dell’evasione fiscale, cui addebitano ogni colpa possibile ed immaginabile. Per loro conta solamente una cosa, avere a disposizione tantissimo carburante.

Purtroppo le cose non stanno così. E ben pochi fanno tesoro dell’esperienza della sconsiderata stagione dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno, quando si è creduto a torto che per risolvere i problemi di questa vasta area del Paese bastasse inondarla con un fiume di pubblico denaro. L’attuale stato di arretratezza e di degrado morale, sociale, culturale, economico, in un parola umano, del Sud dopo decenni di intervento straordinario è la prova provata dell’errore commesso allora. Purtroppo non abbiamo imparato la lezione.

Le misure per la crescita economica non deve assolutamente cercarle il Ministro delle Finanze perché non ha alcuna competenza al riguardo. Dovrebbero ricercarle Governo e Parlamento, ciascuno per le proprie competenze, partendo però da una ben precisa e pertinente domanda: cosa dobbiamo fare perché l’economia progredisca e riesca ad utilizzare le continue innovazioni tecnologiche?

Sono mille le risposte a questa domanda ed ogni parte politica dovrebbe essere in grado di individuare quelle ad essa più congeniali.

Ad esempio le nostre Istituzioni di sfondo agiscono spesso e volentieri in assenza di adeguate forme di trasparenza. La stessa informazione giornalistica è spesso lacunosa, malamente impostata, serva di interessi impropri; sino a far affermare al premio strega Pennacchi che in Italia esiste la libertà di stampa, ma non esiste una stampa libera. Nei Paesi anglosassoni, invece, lavorare nel pubblico impiego significa ricomprendervi anche una precisa e puntuale informazione resa al cittadino del proprio operato.

Un altro aspetto è quello della assenza di competizione, con gravi forme di monopoli economici di privati, con sistematici cartelli di settore, con gravi forme di asimmetria informativa, con il dilagare del familismo. Eppure il secondo principio di giustizia di John Rawls prescrive «cariche e posizioni aperte a tutti in condizioni di equa eguaglianza di opportunità».

Basta poco per trovare un paio di settori che richiedono importanti interventi strutturali per consentire alla nostra economia di espandersi ; e, invece, stanno tutti lì a parlare di soldi.

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