• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > La luna su Torino, la città sul 45° parallelo. Il nuovo film di Davide (...)

La luna su Torino, la città sul 45° parallelo. Il nuovo film di Davide Ferrario

Davide Ferrario torna a raccontare la “sua” Torino e ad anni di distanza da Dopo mezzanotte riesce di nuovo a farlo con stile, eleganza e soprattutto con toni diversi da tutti gli altri. Anche in La luna su Torino la città mostra aspetti della sua bellezza non usuali, non sempre conosciuti e sicuramente affascinanti.

la-luna-su-torino-manuela-parodi

Abbiamo tre ragazzi che vivono insieme in una villa. La casa è di Ugo, ereditata dai genitori, mentre Dario e Maria sono in affitto (che però non pagano). Il fatto è che Ugo non ha piena consapevolezza del valore del denaro, ha altro a cui pensare. Solo che l’eredità si esaurisce e la casa viene pignorata ed i tre dovranno trovare una nuova sistemazione.

Su questa base si snodano (lentamente) le vite dei tre protagonisti.

Ugo, uno splendido Walter Leonardi, è un filosofico comunista, amante di Leopardi, dell’arte e di Maria. Ma su tutte e tre le cose non è che sia pienamente convinto, è un po’ un modo di vivere. Checchè ne dica Ferrario a me il personaggi pare uscito dritto dritto da Ecce bombo. Imperdibile la scena in cui insegue nudo armato di falce e martello il malcapitato avvocato, come pure quella in cui accompagna il coro delle mondine.

LA-LUNA-SU-TORINO-Eugenio-Franceschini

Maria è Manuela Parodi, sogna un futuro, un matrimonio, un amore, un viaggio… insomma non lo sa cosa sogna. E non sa cosa aspettarsi. Però ama il cinema (quello muto, quello in bianco e nero) e (forse) vorrebbe fare l’attrice. È forse l’unica dei tre a sognare un futuro, anche se molto confuso.

E poi abbiamo Dario, Eugenio Franceschini, giovane, colleziona donne ma non si innamora. Lavora in un bioparco immersivo, a Zoom, mica in uno qualunque (e a proposito guardatevi le foto della sorprendente conferenza stampa del film) e qui è protagonista di alcune sequenze in mezzo agli animali davvero sorprendenti. Zoom nel film è anche uno spazio off, un luogo che concede respiro ai protagonisti, un luogo di libertà per la mente e capace di ricaricare gli animi.

E poi c’è Torino, protagonista più che presente, che però non viene mai chiamata per nome (che appare solo nel titolo). È sempre la città sul 45° parallelo, che è anche la linea guida del film, la traccia che aiuta a raccontare la storia e a seguire i personaggi. E Torino è splendida, fin dalla sequenza iniziale, notturna. Ferrario sfrutta anche alcune riprese con un drone che permettono sguardi inediti a clamorosamente affascinanti.

Non manca l’omaggio al cinema, diretto quello al muto, ironico quello al mondo dei manga giapponesi. Il film è elegante, ironico, riflessivo, filosofico (aggiungere a caso aggettivi positivi sparsi).

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità