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La lettera di Berlusconi al Corriere della Sera

Oggi, sul Corriere della Sera, è apparsa una lettera di Berlusconi, indirizzata al direttore, in cui il presidente del Consiglio tenta di spiegare le ragioni della sua avversione ad un’eventuale patrimoniale, proposta dall’on. Amato e dal prof. Capaldo, per ridurre il macigno del debito pubblico, che rischia di schiacciare il Paese.

E naturalmente rispolvera, come proposta per risolvere il problema, il suo programma culturale ed economico presentato alla sua discesa in campo nel 1994, scritto dai professori liberali, che contribuirono a fondare Forza Italia e ormai sono stati tutti messi da parte e sostituiti da belle fanciulle di diverso spessore culturale e morale.

Nella lettera suddetta, con la sua consueta improntitudine, Berlusconi propone la via di una crescita economica del 4-5% annuo, oltre le liberalizzazioni e le riforme, sempre promesse ad ogni passaggio cruciale della sua avventura politica, ma mai realizzate.

Realisticamente però, i moderati e liberali veri, molti dei quali ormai delusi da tutti disertano regolarmente le urne, ricordano bene la storia del Cavalier Berlusconi e dei governi di questi ultimi vent’anni ed anche dei precedenti.

Il Cavaliere, come quasi tutti i grandi imprenditori italiani, o che lo sono diventati nel tempo, è diventato tale grazie agli aiuti politici e di Stato, a provvedimenti ad hoc per salvare le sue imprese, a leggi ad personam fatte da lui stesso, quando sono scomparsi gli amici protettori.

Ed i suoi propositi liberali son rimasti sempre nel cassetto.

Le tasse sono sempre regolarmente aumentate, insieme al debito, alla disoccupazione, ai prezzi ed a tutto il resto.

E che dire dei propositi di riforma costituzionale, col dimezzamento del numero di tutti i professionisti della politica? E dei privilegi e le rendite delle varie corporazioni, che con l’accordo dei governi si sono estese e non sono state combattute e ridimensionate? E del Federalismo, che il suo governo si appresta a varare (speriamo non passi) e che si risolverebbe in un pesante aggravio per le tasche dei cittadini, poiché concederebbe ai Comuni una capacità impositiva dura, senza che lo Stato centrale rinunci ad alcunché?

Tutti i governi alternatisi in questi ultimi due decenni si sono arresi alle proteste dei tassisti, figurarsi se possono farci credere che riusciranno a varare riforme, molto più difficili ed impopolari, e sollecitare una crescita economica annua superiore a quella della Germania e di tutti gli altri Paesi occidentali.

Cavaliere, ma mi faccia il piacere!

Purtroppo il virus della politica economica italiana da cinquant’anni si chiama statalismo dirigista, per cui noi poveri cittadini siamo destinati ancora a convivere con il clientelismo assistenziale, con la corruzione e con ogni forma di privilegio.

E se questi sono i presupposti della nostra politica, e lo sono sempre stati, altro che meritocrazia!

Alla fine finiremo per pagare anche la patrimoniale.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.194) 31 gennaio 2011 16:59
    Damiano Mazzotti


    Condivivo tutto...

    • Di (---.---.---.79) 31 gennaio 2011 18:05

      berlusconi rappresenta il politico che mai dovrebbe mettere piede in qualsiasi governo di un mondo civile. appoggiato dalla chiesa in cambio di finanziamenti e privilegi, dalla lega in cambio di espansione elettorale. da troppi italiani imbroglioni e disonesti. da un popolo di arrivisti amorali. E’ stato il peggio che potevamo avere, ora basta con lui e i suoi lacchè parlamentari, l’opposizione non accetti nessun tipo di accordo con un simile imbroglione , lo faccia rispondere alle leggi italiane (quelle uguali per tutti) e come il grande Totò gli volti le spalle e si pulisca i piedi .

  • Di pv21 (---.---.---.133) 31 gennaio 2011 19:05

    Cavaliere senza cavallo >

    Il debito pubblico ha raggiunto quota 1870 miliardi (oltre 30mila euro per ogni cittadino). Solo nell’ultimo biennio è cresciuto di 215 miliardi.
    La KRLS conferma l’Italia al primo posto in Europa con il 54,5% del reddito imponibile evaso. Le imposte sottratte all’erario sfiorano i 160 miliardi all’anno con un tasso di crescita dell’11%.
    Intanto l
    e rendite patrimoniali e da speculazione finanziaria sono tassate molto meno della metà dei redditi di impresa e da lavoro.
    Intanto la disoccupazione supera l’11%; il ricorso alla Cig è aumentato del 31% sul 2009; la capacità “reale” di acquisto pro-capite è calata quasi del 3%.

    Prometeia calcola che il tasso di crescita del nostro PiL non consentirà di tornare ai valori pre-crisi prima del 2015.
    Il Tesoriere ripete che non ha più risorse da impiegare.
    Allora il Cavaliere, colto da resipiscenza, si appella agli Stati Generali e promette “la più grande frustata all’economia che la storia italiana ricordi” per portare la crescita “oltre il del 3-4% in cinque anni”.

    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce limiti, fino agli esiti più imprevedibili …

  • Di pv21 (---.---.---.28) 6 febbraio 2011 19:30

    Spigolature >
    Modificare l’Art.41 della Costituzione per dare una “grande frustata al cavallo dell’economia”.

    Nove mesi fa Tremonti già caldeggiava la sospensione, per 2-3 anni, delle autorizzazioni richieste a pmi ed artigianato da sostituire con una “radicale e totale autocertificazione” e un “controllo e verifica dei requisiti da fare ex post”.
    Dichiarava altresì che “
    robe come la 626 (legge sicurezza lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci”.
    Berlusconi ora promette di lanciare la crescita liberando le imprese dai “lacci e lacciuoli che ci hanno portato ad un Medioevo burocratico".

    Nonostante gli attuali “lacci e lacciuoli”
    nel 2010 sono state 6 su 10 le aziende risultate irregolari ed 1 su 2 i lavoratori in nero.
    Nonostante i controlli l’evasione fiscale-contributiva delle imprese si misura tuttora a “decine di miliardi anno”.
    Nonostante i requisiti oggi richiesti ed un minor tempo (-3%) di esposizione al rischio, ancora nel 2010, gli incidenti sul lavoro hanno registrato 1050 decessi.
    Da notare infine che una modifica del dettato Costituzionale richiede non meno di 6-8 mesi.

    Il governo dell’economia non cavalca il Consenso Surrogato di chi è sensibile all’imprinting mediatico …

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