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 Home page > Tribuna Libera > La guerra dell’ipocrisia - ultimo atto di speranza per la Libia

La guerra dell’ipocrisia - ultimo atto di speranza per la Libia

La Francia, La Gran Bretagna,gli Stati Uniti e l'Italia sono intervenuti militarmente in supporto al sofferente popolo libico, tentando di allentare la morsa repressiva del colonnello Gheddafi, ieri prezioso partner politico ed economico (soprattutto per l'Italia), oggi dittatore da destituire con ogni mezzo necessario.

Come mai tutto questo zelo nei confronti di un paese che, pur patendo le sofferenze di un ingiustificabile massacro, non appare poi così diverso dal Ruanda o dalla Cecenia, vittime dell'indifferenza del mondo intero?
 
Per la questione palestinese la mediazione appariva (e appare tuttora) l’unica strada percorribile, mentre per la crisi libica queste ultime settimane, che dovevano essere impiegate per una risoluzione mediatrice o quanto meno risolutiva per i ribelli con l’impiego di supporto strategico ed economico, sono state l’occasione per ammirare lo sfacelo della frangia ribelle, probabilmente in vista di una collaborazione ormai indispensabilmente vincolante con le forze occidentali.
 
Nonostante l’intervento militare sia probabilmente legato da interessi politici ed economici da parte delle nazioni coinvolte, non possiamo essere sordi al grido d’aiuto che il popolo libico emette da ormai troppo tempo. Giunti a questo punto, malgrado il timore che il conflitto sia alimentato dalla bramosia imperialistica dell’occidente, rivolgiamo il nostro sguardo speranzoso alla Libia e concediamo il beneficio del dubbio ai cosiddetti “volenterosi", senza alcuna voglia di dimenticare, o tantomeno giustificare, le inaccettabili colpe di cui l'Italia si è macchiata in questi anni di riverenza al dittatore libico.

Commenti all'articolo

  • Di yepbo (---.---.---.177) 31 marzo 2011 23:12

    I "volonterosi", in realtà sono bramosi. Attratti dalla marmellata. E basta.

    Il grido di aiuto del popolo libico é pura invenzione. Nella realtà, c’é il tentativo di una tribù, una delle meno importanti, di far cadere Gheddafi, per mettere le mani sul barattolo della marmellata.
    E l’unico grido che si sente, é quello loro, che senza aiuti esterni sanno di non potercela fare.

    In ogni caso, prima di gioire, sarebbe illuminante chiedere agli iracheni se nel loro paese, si viveva meglio ai tempi di Saddam, o ci si vive meglio oggi con il paese "liberato" dai soliti volonterosi.

  • Di (---.---.---.185) 1 aprile 2011 15:11

    La tua interpretazione della rivoluzione libica è molto avvincente, ma non corrisponde al vero.

    L’invasione dell’Iraq poi non c’entra assolutamente niente con questa vicenda
                          

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