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 Home page > Attualità > Politica > La grande bugia di stato: le bombole-bombe

La grande bugia di stato: le bombole-bombe

Lo stato italiano, attraverso i suoi rappresentanti, ci ha propinato la bugia del millennio: bombole che esplodono come fossero bombe.

Nell’Italia dell’otto-novecento la gente “colta” studiava il latino mentre i contadini studiavano il niente: la Cultura Scientifica era di pochi cittadini e del tutto sconosciuta in campagna, così accadde che la diffusione tecnologica si accompagnò a ingenui errori linguistici. Tipico il caso de “l’aradio”: nella prima metà del novecento molti italiani così dicevano e scrivevano, riferendosi a quell’oggetto maschile inventato da Marconi, che oggi noi tutti chiamiamo “la radio”.

Analogamente, con l’irrigazione a “pompa” (prima manuale e poi a motore) generazioni di italiani erroneamente chiamarono “pompa dell’acqua” il tubo o la canna dell’acqua.

Il gas da illuminazione arrivò soltanto in città, ma in campagna molti decenni dopo arrivò quello per uso domestico, cioè per cucinare e alimentare qualche rara stufetta.

Il gas arrivò in bombola e per molti decenni non fu neanche pensabile il gas senza bombola, tanto che “gas” e “bombola” furono considerati sinonimi: aprire la bombola o aprire il gas, accendere la bombola o accendere il gas, puzza di bombola o puzza di gas, incendio di bombola o incendio di gas, esplosione di bombola o esplosione di gas.

Noi oggi sappiamo o dovremmo sapere che si apre il rubinetto di una bombola, ma ciò che puzza e brucia è il gas, non la bombola. Ciò che può esplodere è un locale carico (o saturo) di gas (basta una scintilla), cioè un locale che contiene aria (quindi con con ossigeno) e gas da combustione, che sia metano o gpl. Ma a suo tempo si diceva semplicemente che era esploso il gas o, ancor più frequentemente, che era esplosa la bombola. Erano eventi disastrosi, da riportare sui giornali, e il giornalista che sentiva dire che “era scoppiata la bombola”, trascriveva ciò che sentiva dire, perché anche allora i giornalisti erano ignoranti come cocuzze e mica sapevano bene cosa fosse il gas e cosa fosse la bombola.

Ma la parola scritta sul giornale è autorevole, così i lettori colti, che invece conoscevano la differenza fra il gas e la bombola, credevano che davvero fosse scoppiata la bombola, e così nacque la leggenda delle pericolosissime bombole che esplodono, leggenda che si autoalimentò: ogni volta che c’era un’esplosione da fuga di gas, magari in un palazzo di città in cui mai era entrata una bombola, i giornalisti scrivevano sempre che era esplosa una bombola e tutti ci credevano. E’ così che è nata la leggenda, esclusivamente italiana, perché legata ad un errore linguistico di italiano, secondo cui le bombole (e non il gas nell’aria) esplodono. In tempi più recenti la leggenda è stata alimentata da alcune esplosioni causate da persone che alimentavano l’auto con il gas da cucina (più economico di quello da trazione). Per trasferire il gas dalla bombola al serbatoio usavano una pompa elettrica che facilmente produceva scintille nel garage carico di gas, con conseguente botto e conseguente rinforzo della leggenda secondo cui le bombole esplodono. Se spieghi perchè una fiamma non potrà mai propagarsi dentro una bombola, ancora oggi molti ti guardano increduli.

Gli italiani sono terrorizzati dalle bombole: non le confondono più con il gas, ma con le bombe sì: sono tutti convinti che le bombole siano pericolosi oggetti esplosivi. C’è una certa analogia con le bottiglie Molotov, usate dai russi a Stalingrado per far esplodere i panzer tedeschi: molti (forse anche gli stessi russi) credevano che li facessero esplodere le bottiglie di benzina accese; queste invece, innescavano soltanto l’esplosione, che poi avveniva per i vapori di benzina e gli esplosivi che stavano dentro il panzer.

E’ su questi presupposti culturali o, per meglio dire, su questi presupposti di diffusa ignoranza, che lo stato italiano ci ha propinato la bugia del millennio.

Lo so, l’affermazione sembra spropositata di fronte alle twin towers che, colpite a metà altezza, sono entrambe crollate in un colpo solo, come invece può succedere soltanto se minate alla base, o di fronte al pentagono colpito da qualcosa che certamente non può essere stato un aereoplano di linea. Una bomba a Brindisi, che nello stesso giorno in cui è prevista una manifestazione antimafia uccide forse “soltanto” una brava ragazza colpevole di andare a studiare a scuola, al confronto sembra poca cosa.

Ma quella che è enorme, incredibile, è la sfacciataggine della gran bugia di stato! L’obiettivo è chiaro: dimostrare che a Brindisi non c’è stato complotto terrorista, né mafioso né politico: è stato un individuo che ha agito per motivi individuali e ha fatto tutto da solo.

E come ha fatto l’attentatore solitario? Semplicissimo, lo saprebbe fare anche un bambino: ha collegato un telecomando, o ancor più semplicemente, un telefonino, a tre bombole di gpl. Quando tu telefoni, come tutti gli italiani ben sanno, le bombole non rispondono “pronto, chi parla?”, ma come loro abitudine, esplodono! BOOM!

Io non so come era costruita la bomba alla scuola Francesca Morvillo di Brindisi, ma so per certo come non poteva essere costruita: non poteva non avere dei detonatori, e l’esplodente non poteva essere le tre bombole di gpl, perché queste non esplodono, neanche se – chissà come - ci ficchi un detonatore dentro ciascuna: ci si dovrebbe ficcare dentro anche l’ossigeno, necessario per l’esplosione! Il detonatore doveva essere invece collegato ad una qualche bomba “tradizionale”, che a sua volta era potenziata dall’effetto incendiario delle bombole.

Su queste oscene “informazioni di stato” o, per parlar chiaro: su questa schifosa bugia, non è facile arguire come fosse fatta davvero la bomba, ma non è neanche importante.

Ciò che conta è che una innocente studentessa è stata bruciata e fatta a pezzi, altre più o meno devastate e il terrore è stato sparso a piene mani, lasciando però una chiara traccia: la bugia di stato.

Su quella bomba, come sempre, questo stato ha certamente qualcosa da nascondere.

PS 1 : anche nelle tragedie come questa si può trovare qualcosa di divertente; dopo aver scritto quest’articolo, mi è venuto in mente di digitare “esplosione bombola” su wikipedia, tanto per avere una certificazione “neutrale” del fatto che non esiste che una bombola esploda.

Con mio stupore ho scoperto che invece la bugia di stato ha già fatto un’altra vittima: la versione italiana di wikipedia, secondo cui il 19 maggio 2012 a Brindisi sarebbe apparsa – prima volta nella storia - l’esplosione di bombole di gpl:

Storia di Brindisi

Il 19 maggio 2012 Brindisi fu funestata da un attentato terroristico, con esplosione di alcune bombole di gas GPL , finalizzato ad ...

Mi consola il verificare che la bugia di stato non si è estesa all’estero: se faccio la stessa ricerca in inglese trovo: The page "Gas cylinder explosion" does not exist.

PS 2 : a scanso di malintesi, va ben chiarito che in molti attentati con auto bombe, l’efficacia della bomba è stata potenziata “aggiungendo” un forte effetto incendiario con bombole di gas squarciate nell’esplosione, che però non possono “costituire” loro la bomba, come invece si pretenderebbe che sia successo a Brindisi.

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.66) 21 maggio 2012 10:43

    Post Scriptum 3
    quando ho scritto quest’articolo mi riferivo alla notizia, ufficiale, di una bomba semplicissima da costruire, costituita da tre bombole di gpl nascoste dietro un cassonetto, opportunamente spostato a questo scopo. Ribadisco che non sarebbe stata una bomba e che non avrebbe potuto scoppiare.

    Adesso "si dice" invece che l’attentatore avrebbe portato sul luogo un suo cassonetto, che il telecomando avrebbe attivato un sensore volumetrico (ovviamente posto fuori del cassonetto, altrimenti non avrebbe "sentito" niente) e si sottintende che il sensore avrebbe attivato "qualcosa" dentro il cassonetto...
    Ribadisco che su queste informazioni così incomplete e inattendibili non è ricostruibile come fosse fatta davvero la bomba: certamente doveva avere una sua complessità, certamente il sensore doveva essere in grado di attivare un detonatore dentro il cassonetto...

    Devo dire che però che se le bombole dentro il cassonetto fossero state aperte , se questo avesse un volume consistente, se la miscela di aria e gas avesse percentuali opportune, allora forse questa stessa miscela avrebbe potuto costituire una bomba esplosiva sufficientemente potente da squarciare poi le bombole, che avrebbero così "aggiunto" l’effetto incendiario a quello esplosivo.

    Non so se così siano andate le cose, ma so che lo stato italiano ci ha invece raccontato di un unico attentatore che molto facilmente aveva fatto esplodere tre bombole, magari per motivi passionali, pur di allontanare l’ipotesi di un attentato ben pianificato.

    E questa, ribadisco, è una gran bugia di stato.

    Geristeve

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.213) 21 maggio 2012 11:14
    Damiano Mazzotti

    Siamo solo all’inizio delle indagini... Diamo tempo al tempo... E i giornalisti poi fanno un sacco di casini pur di sbattere il mostro o una qualsiasi notizia in prima pagina...

  • Di GAETANO EMANUELE (---.---.---.73) 21 maggio 2012 12:09
    GAETANO EMANUELE

    Questa è l’Italia ….. la patria delle insabbiature e del caos mediatico, che continua perennemente a ipotizzare fatti e retroscena inesistenti, che si nasconde dietro la realtà, per paura che le verità nascoste, del nostro paese siano svelate. COMPLIMENTI PER L’ARTICOLO.

  • Di Sandro kensan (---.---.---.244) 21 maggio 2012 13:21
    Sandro kensan

    Articolo chiaro, grazie per le informazioni.

  • Di (---.---.---.61) 21 maggio 2012 17:27

    La notizia che la DDA ha assunto la direzione delle indagini, il collegamento con analogo ordigno fatto trovare inesploso a Castelvolturno (CE), lasciano pensare all’ipotesi di un tentativo di aprire una nuova trattativa con lo Stato.

    Questa volta però non bisognera lasciare che le cose siano tenute segrete. Bisognerà che il movimento antimafia scenda in massa nelle piazze per rivendicare il rastrellamento di massa dei mafiosi in tutta l’Italia (o meglio prioritariamente nelle province dove avviene l’attentato) e la loro chiusura nei campi di concentramento.

  • Di Geri Steve (---.---.---.66) 21 maggio 2012 17:38

    mah...
    l’unica cosa che si capisce è la volontà di chiudere presto sul colpevole unico e pazzo, senza alcun collegamento; se poi si suicidasse, sarebbe perfetto.

    cito da corsera:
    ... A tradirlo sarebbe stata la mano offesa, chiaramente visibile nel video ...Era fuggito da casa questa mattina ma nel pomeriggio è stato rintracciato. Nei suoi confronti sono in corso verifiche. L’uomo, 55 anni circa, usufruisce di una pensione di invalidità per arrotondare i guadagni ripara televisioni: in casa ha un piccolo laboratorio.

  • Di (---.---.---.109) 21 maggio 2012 20:27

    Finalmente qualcuno che scrive che le bombole non esplodono. Evidentemente una conoscenza d’un minimo di fisica non fa più parte della cultura media.

  • Di (---.---.---.36) 22 maggio 2012 15:23

    Bravo! Ottimo articolo. 

    Ogni volta che dico che ho l’auto a GPL non sapete quante ne sento, di tutti i colori ! Grazie per avermi spiegato il perché per l’italiano medio bombola==bomba. Non che giustifichi l’ignoranza, ma almeno riesco a darmi una spiegazione. E’ già qualcosa.
  • Di Geri Steve (---.---.---.66) 26 maggio 2012 23:55

    successivamente al mio articolo, ho trovato un perfetto esempio di disinformazione del tipo: "bufala redazionale" (il giornalista che non è responsabile dei titoli, invece, sembra onesto):

    24 maggio 2012 Ancora panico tra gli studenti esplode bombola in appartamento
    BRINDISI - Un’anziana... , è rimasta lievemente ferita a seguito dell’esplosione, provocata da una fuga di gas, ...

    IL BOATO - È stato fortissimo e nella zona si è scatenato il panico perché a due passi ci sono due scuole: ... sono ancora vive le immagini dell’ attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi avvenuto sabato scorso...

     Esplode bombola di gas: si scatena il panico

    LA FUGA DI GAS - Secondo i primi rilievi della polizia, la fuga di gas è avvenuta dal tubo che collega la bombola di gpl al piano cottura: appena l’anziana ha aperto la manopola del gas (???)  e ha acceso (quello sì !!)  un fornello ha provocato l’esplosione. 

    l’articolo completo su:

    http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/notizie/cronaca/2012/24-maggio-2012/ancora-panico-gli-studentiesplode-bombola-appartamento-201317873566.shtml

     

  • Di (---.---.---.82) 12 giugno 2012 09:05

    Articolo interessante.

    Ma dire che "i contadini studiavano il niente" e’ un po’ da ignoranti. Se si conoscesse (comprendesse) l’etimologia della parola cultura non si farebbero certi errori (orrori saccenti) grossolani. Lo studio delle lingue classiche (se c’e’, ma lo dubito) non dovrebbe essere meccanico, ma critico, intelligente: intus (e magari anche inter) legere.

    La cultura non e’ solo nei libri. C’e’ la vita, l’esperienza, l’osservazione, il comprendere certi meccanismi della natura, l’applicazione di tecniche, il coltivare delle capacita’, etc. E in cio’ possiamo solo da imparare dai contadini. Ma una certa (pseudo)cultura scientista (figlia dell’illuminismo, con tutti gli errori e le tragedie che ogni "-ismo" comporta in quanto ideologia) vede le cose con i paraocchi, blindata in castelli di carta ... al contrario della vera cultura (e della vera scienza) che si fonda sull’apertura mentale ...

    giuseppe

    • Di Geri Steve (---.---.---.21) 12 giugno 2012 09:36

      Ma io non ho scritto che i contadini non imparassero o non sapessero niente o che non avessero una loro cultura: ho sintetizzato così il fatto che l’analfebetismo era diffuso, che nelle campagne spesso la scuola non c’era e quando poi arrivava, era soltanto fino alla "terza alimentare", e proprio quel diffusissimo errore era la prova di una alfabetizzazione incompiuta.

      Senza scuola e con genitori analfabeti secondo me non potevano studiare proprio niente, e posso cambiare idea soltanto con dei controesempi diffusi, non certo con l’etimologia.

      Ancora nel novecento, Secondino Tranquilli (allora non si chiamava ancora Ignazio Silone) da ragazzo ha contribuito ad una scuola popolare in una casa del popolo, che tentava di sopperire all’aver "studiato niente" di tanti "cafoni". Ancora nella seconda metà del novecento don Milani ha dovuto affrontare situazioni simili con i suoi ragazzi montanari del Mugello.

  • Di minox (---.---.---.68) 16 giugno 2012 13:08
    minox

    Bello! gran bel pezzo. Condivido totalmente sull’ignoranza scientifica dilagante e la considerazione ’autorevole’ degli scritti sui giornali, credo che le più grandi panzane diffuse nell’intero nostro paese dipenda dalla sostanziale ignoranza di chi le scrive. Non mi soffermo su quanto, oggi, tutto questo sia cambiato perché lo vedono tutti!

  • Di (---.---.---.117) 9 luglio 2012 10:21

    se si vuoi sapere cos’è successo, senza aver bisogno di fare i grandi investigatori, basterebbe tenere un orecchio drizzato alle dichiarazioni del potere. Da una parte un attentato palesemente mafioso, che tutti gli elementi rendono inconfondibilmente un attentato di mafia (il nome della scuola, il giorno dell’attentato, il passaggio della “carovana della legalità”, la scelta dell’obbiettivo stesso) . Dall’altra un potere che usa i media da anni per tessere un nuovo terrorismo, il terrorismo anarco-insurrezionalista, e che si trova all’improvviso con un’ attentato inaspettato. Non preparato in seno allo stato.

    La prima cosa che salta agli occhi è che si neghi, fin da subito, che sia un attentato di mafia. Quando invece di solito siamo abituati a facili attribuzioni pur di dare un colpevole in pasto all’opinione pubblica. Stavolta no, il colpevole più “papabile” viene immediatamente scartato dallo stesso ministro degli interni! Per iniziare tra l’altro un balletto di attribuzioni alquanto vago e raffazzonato, nulla “utile” in chiave di credibilità delle forze investigative. Se questo era già sospetto di per sé, le interviste e dichiarazioni che si sono susseguite la settimana dopo l’attentato di Brindisi da parte dei maggiori rappresentati dello stato/capitale diventano una prova. Sia Monti che Napolitano che Manganelli si sono scomodati a dire e ribadire, che il vero pericolo è l’anarco-insurrezionalismo della FAI! Ma dai! Sventrano delle adolescenti innocenti e questi parlano solo delle ridicole rivendicazioni "anarchiche"?
    Pare evidente dalla “strategia mediatica” successiva che lo stato è rimasto spiazzato da un attentato che da una parte era impossibile attribuire alla FAI, per ovvi motivi, e che per cruenza ed efferatezza rendeva lo sparare ad un polpaccio di uno sfigato una cosa ridicola in confronto. Quindi lo stato che tanto si preoccupava di creare lo spauracchio FAI si trova con una bomba che manda all’aria tutti i suoi piani, e rimette sul piatto una lotta che il capitale in realtà non hai mai voluto sostenere realmente, e cioè quella contro “l’anti-stato”. 
    La storia ci insegna che lo stato tratta con l’anti-stato di continuo, e che gli ingenui che hanno creduto di poter contrastare il potere mafioso dalla parte dello stato "buono", sono stati traditi, ammazzati e poi ipocritamente santificati. La mafia, come ben sappiamo, è l’altra faccia della medaglia dello stato capitalista, la faccia utile a fare il lavoro sporco. Ora che il capitale è in crisi non c’è nessun interesse ha inscenare una lotta contro le cosche mafiose, ormai sempre più palesemente organiche al sistema appunto, e che nulla sposterebbe nel contrasto alla caduta del capitale, anzi ne avvicinerebbe il crollo. E quindi abbiamo visto un rapido e maldestro allontanamento dall’idea che sia stata una cosca mafiosa e un ancor più rapido e grottesco ritorno allo spauracchio anarchico. 
    Se la mafia si è resa responsabile di un attentato del genere, lo ha fatto strategicamente e nel miglior momento, ed evidentemente ha subito avuto garanzie che il motivo per il quale ha voluto mandare un messaggio così forte è stato recepito e che lo stato ha dato garanzie in tal senso… per il bene di tutti i loro interessi. 

    Da:
    http://teleaut.blogspot.it/2012/05/...
    http://teleaut.blogspot.it/2012/06/...

    E ORA LE BOMBOLE DI GPL SONO ANDATE DISTRUTTE!!! ma per chi ci prendono?
    La rete non mente, li abbiamo sgamati subito! ASSASSINI!

    http://teleaut.blogspot.it/2012/07/...

  • Di Spirrittu (---.---.---.107) 27 marzo 2018 15:36

    Il gas Delle bombole più economico del gas per auto??e poi parlate di errori di trascrizione,mi informerei bene prima di scrivere certe cose..........

  • Di Dottcar (---.---.---.81) 24 febbraio 2019 00:02

    Taglia una bombola con un disco e poi mi dici se scoppia oppure no. Ma certo che una bombola può scoppiare perché troppo piena o perché utilizzata in orizzontale o, ancora, perché è messa sottosopra. Ovviamente quello che scoppia è il contenuto ma, spesso, quello che uccide è la lamiera della bombola. A me sembra che si stia facendo cattiva informazione dando per scontati alcuni concetti con la scusa dell’utilizzo scorretto della lingua.

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