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La giornata mondiale dei rifugiati... a Napoli

“Io non ho Paese, il mio corpo è il mio Paese”.

Così mi accoglie una ragazza dai capelli neri e lunghi e dalla pelle scura, mentre ascolto dei percussionisti africani esibirsi.

Napoli in festa, tra le vie del centro storico, festa di promozione all'integrazione.

Il fine giustifica i mezzi.

Sono 36 i milioni di rifugiati nel mondo, 60 mila in Italia. Dal 1988, 16.981 quelli che hanno pagato con la vita la speranza di un'esistenza migliore, quelli mai arrivati. Ci sono le parole dei padri fondatori della Costituzione italiana che passando di bocca in bocca, vivono ancora, confessioni da padre a figlio che diventano slogan per chi si vede negato il diritto d'asilo, per chi difende le minoranze, perché la vita è un diritto; ad oggi quelle parole somigliano a buoni propositi, quelli che questa legislatura arranca ad eseguire.

L' art. 10, comma 3 della Costituzione stabilisce il diritto d'asilo allo straniero a cui sia impedito l' effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite. Uscendo dai confini nazionali tale diritto è tutelato dall' articolo 33.1 della Convenzione di Ginevra del 1951 che afferma il riconoscimento dello status di rifugiato, lanciando le linee guida che i governi nazionali dovrebbero perseguire. Oggi, 20 giugno 2011, si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato.

Napoli diventa teatro nel teatro, luogo di scambio dai colori cangianti. Sono balli, esperienze, musiche etniche e parole, che trasmettono culture in movimento, finalmente senza paura di contaminazioni, chiari espedienti per rivolgere i riflettori sul disagio vissuto dai migranti e occasione di denuncia contro i centri di permanenza temporanea (tra cui quello di Santa Maria Capua Vetere).

Le iniziative sono state promosse dall' Associazione L.E.S.S. Onlus, CISS Ong, Associazione Rifugiati Napoli.

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