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La fine del servizio pubblico

La fine del servizio pubblico

Era prevedibile. E puntualmente si è verificato. La commissione di Vigilanza parlamentare sulla Rai non ha votato ieri alcuna modifica al discusso regolamento sulle trasmissioni di approfondimento politico, confermando così di fatto lo “stop” ai tak show in Rai. Un regolamento sconfessato dal Tar del Lazio e soppresso, per quanto riguarda le televisioni private, dal Agcom. Ma oggi la Vigilanza non ha votato alcuna modifica al proprio regolamento, un “oggetto interpretativo” proposto da un deputato radicale eletto dal Pd e votato dalla maggioranza del Pdl. Il servizio pubblico ridotto a nulla, svuotato, senza possibilità di dare informazione e approfondimento politico nel corso di una campagna elettorale. Il più esplicito dei membri della commissione è stato il parlamentare Pdl Mario Landolfi (impegnato a querelare giornalisti e scrittori che hanno avuto il torto di avanzare dubbi sul suo metodo politico in Campania) che ha testualmente dichiarato: «Non c’è nessun problema. La nostra risposta è che c’è un regolamento che va applicato e questa commissione non deve esprimersi ulteriormente». Non ci sarà problema per lui, per gli italiani invece sì.

Poi con quella frase («questa commissione non deve esprimersi ulteriormente») l’onorevole Landolfi ha chiarito lo stile informativo consono a questa maggioranza. Un sistema, in particolare pubblico, che si deve basare solo su un principio. L’obbedienza al capo.

Intanto il Dg della Rai Masi, rispondendo a chi gli chiedeva spiegazioni di questa anomalia (sia democratica che imprenditoriale) ha risposto così: «Formalmente non perdiamo un euro perché gli inserzionisti hanno accettato lo spostamento in altri orari degli spot. E non ci rimettiamo neppure in termini di ascolti, perché l’ascolto si plasma su altre trasmissioni. E sia chiaro, nonostante si siano fatte ironie, gli ascolti Rai non vincono, stravincono». Evviva. Stravincono.

Ora sarà davvero interessante vedere quale spazio verrà dato sull’ex servizio pubblico alla manifestazione del Pdl. Lo spostamento degli spot è stato in quella direzione? Siamo troppo maligni? E poi, è possibile vedere i contratti in questione? E ancora. E’ quantificabile il danno di immagine internazionale di vedere umiliata e negata l’informazione politica sul servizio pubblico radio televisivo italiano? A quale punto della classifica (e già eravamo messi male) sulla libertà di informazione siamo precipitati in queste tre settimane? Che ricaduta di immagine e sul piano delle perdite economiche avrà questa allegra gestione autoritaria padronale che si è voluta imporre sul già disastrato e lottizzato sistema informativo radiotelevisivo?

Concludendo annunciamo che anche su “gli italiani” verrà trasmessa in diretta web la puntata “fantasma” del 25 marzo di Anno Zero.

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