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La finale di Eurolega, tra antisemitismo e citazioni di Steve Jobs

Quando la passione sportiva degenera talvolta arrestarla diventa impossibile. Il bilancio della finale di Eurolega (la coppa europea per club del basket) disputatasi a Milano domenica scorsa è quindi agrodolce: da una parte la bellissima storia sportiva dei vincitori del Maccabi Tel Aviv, dall'altra la poca sportività dei fan di chi ha perso: la corazzata spagnola del Real Madrid.

I fan iberici hanno preso malissimo la sconfitta ai tempi supplementari ed in poche ore su Twitter si è diffuso l'ashtag #putosjudios, di chiaro contenuto antisemita. Oltre 17.500 le persone che hanno pubblicato frasi di insulti o dal contenuto discriminatorio. Frasi di condanna e di sconcerto sono giunte tanto dal Maccabi quanto da alcuni rappresentanti di comunità ebraiche spagnole, mentre non c'è traccia del fatto nel sito ufficiale dei blancos. Già 5 persone sono state identificate e denunciate dalle autorità ed altri provvedimenti sono in procinto di arrivare. 

Ma la finale di Eurolega ci lascia anche la storia bellissima di una squadra che vince pur partendo da sfavorita, di Davide che riesce a sconfiggere Golia ed i suoi stipendi milionari (a riguardo il Real Madrid basket è sullo stesso piano della squadra calcistica). Grande merito va al coach degli israeliani David Blatt, grande tecnico (in bacheca un bronzo olimpico ed un europeo con la Russia) e grande personaggio come ha dimostrato nelle dichiarazioni post match (intervista a L'Equipe, traduzione Gazzetta.it).

Una delle più grandi citazioni che abbia mai letto nella mia vita è stata quello che ha detto Steve Jobs un attimo prima di morire. Era un grande uomo, un visionario, uno che ha cambiato il mondo. E sapete quale fu l’ultima parola che disse prima di morire? Fu: “ Wow”. Pensate alla bellezza, alla positività, all’ottimismo che emana questa cosa: un uomo con il suo ultimo respiro dice “wow”. Questo significa che ha visto qualcosa che va in avanti, che ci ha dato un’altra speranza .

Ci ho pensato su tante, tante volte. Nel basket e nello sport, ogni giorno, non è forse un grande giorno? Ce ne sono di difficili, viviamo delusioni, ostacoli, problemi . E il modo in cui si affrontano queste cose e l’atteggiamento che si prende che molte volte determina se si è in grado di andare avanti , e se si sta procedendo su una strada che può portare al successo. Ma soprattutto, come allenatore, se sei capace di condurre i tuoi uomini a cose più grandi e migliori, a portarli fuori dal buio, quando non vedono una via d’uscita.

Questo è un grande, grandissimo giorno per i nostri giocatori, per il nostro club, per i nostri tifosi e penso per il basket in generale. Quella che avete visto era una squadra che sicuramente non era la più talentuosa a livello individuale. Non che non abbiamo talento, ma ne abbiamo mostrato di più in quanto gruppo di individui. Come squadra siamo stati la migliore. Il risultato lo dimostra e il modo in cui lo abbiamo ottenuto lo dimostra.

Mi congratulo con il Real Madrid per la stagione di Eurolega che hanno avuto. Non credo che li avremmo battuti in una serie di playoff. Ma la Final Four di Eurolega è un tipo molto particolare di torneo e si ha la possibilità in una singola partita di battere anche squadre che sono sulla carta meglio di te. Lo abbiamo fatto due volte questo fine settimana con la nostra grande vittoria sul Cska, un’altra avversaria di alto livello, e poi ancora in finale. E io umilmente dico che abbiamo meritato di vincere.

Sono così felice per i miei ragazzi, orgoglioso per la nostra organizzazione e sono davvero soddisfatto con il messaggio che abbiamo inviato ad allenatori e squadre in tutto il mondo: si può fare di più con meno se lo fai bene. Mi chiedo se il Real fosse contento venerdì quando abbiamo battuto il Cska. Non lo so, ma penso di si, eravamo i più deboli e loro col Barcellona sono sembrati i più forti del mondo.

Ha avuto un brutto effetto su di loro, oggi pensavano che fosse più facile batterci, hanno smesso di giocare come sanno fare, ci hanno colpito al fegato, non in faccia. E verso l’ottavo round, dopo averli tenuti sotto pressione tutta la gara, li abbiamo colpiti noi in faccia, e al momento decisivo li abbiamo messi k.o.

 

 

Foto: Wikipedia

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