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La donna nella società del possesso

Non esiste un giorno in questi tempi fetenti dove il genere femminile, al pari dell’operaio oppresso, non venga pure uccisa da un maschio padrone, espressione di questa nauseante società dell’avere, del possesso, borghesemente intesa.

Il moderno maschio cretinizzato da secoli di capitalismo crede, convinto sulla fede dello schermo televisivo o cinematografico, che tutto debba essergli servito e riverito. Non pensando che il capitalismo ha distrutto sia il matrimonio monogamico, che la classica famiglia borghese. Le donne con fatica raggiungono il diritto al voto, in una società di maschi bavosi che fanno gioco forza ad un Freud inconcludente. Personalmente credo nei sentimenti come è nella specie umana; non credo invece nell’amore formula-poetica-settecentesca. La società attuale mette sullo stesso piano la prostituta e la donna, in un inscindibile rapporto di produzione capitalistico proprietario di produzione.

Disse Kant:

Soltanto uomo donna insieme formano l’uomo, il sano sviluppo della specie umana riposa sulla unione normale dei sessi. L’esercizio naturale dell’istinto sessuale è una necessità per un vigoroso sviluppo fisico e psichico dell’ uomo e della donna. Ma poiché l’uomo non è un animale, per il completo soddisfacimento del suo più energico ed impetuoso istinto non gli basta il semplice appagamento del senso; egli esige anche l’attrattività intellettuale e l’armonia con l’essere col quale si accoppia. Se codesto accordo non c’è l’accoppiamento è puramente meccanico, e tale unione si dice, a buon diritto, immorale.

Disse Bebel:

La libertà della donna e il suo intervento nella vita pubblica, sono dunque sparite. Se essa esce di casa, deve coprirsi per non destare le concupiscenze di un altro uomo. In Oriente, dove per l’ effetto del clima caldo, le passioni sessuali sono molto ardenti, tale sistema di clausura è spinto fino agli estremi. Anche Atene, fra i popoli antichi, può in questo riguardo, servire d’esempio. La donna dorme bensì col marito, mo con lui non pranza, non lo chiama col suo nome, ma con quello di Signore; essa è la sua serva. Non poteva presentarsi in nessun luogo a viso scoperto, e per via andava sempre velata ed abbigliata con molta semplicità. Se commetteva qualche infedeltà, giusta la legge di Solone, doveva espiare la sua colpa con la perdita della libertà o della vita. Il marito poteva venderla come schiava.

Il cammino è ancora lungo ma si può dire che la donna ha un diritto di priorità di fronte all’operaio. La donna è il primo essere umano che cadde in servitù, e fu schiava prima ancora che lo schiavo esistesse. Tutte le oppressioni sociali hanno la loro radice nella dipendenza economica dell’oppresso dall’oppressore. In questa condizione si trova la donna dai tempi più remoti fino ad oggi.

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