La democrazia secondo Grillo
Ahi, ahi, Federico Pizzarotti, nuovo sindaco di Parma: cominciamo male. Sono fra quelli che avevano accolto con favore la vittoria del Movimento 5 Stelle alle amministrative del capoluogo emiliano, data l'assenza di una credibile e praticabile alternativa di sinistra. Facce nuove, molti giovani dalla faccia pulita, molto entusiasmo vero, non quello degli sbandieratori e degli urlatori a comando, a uso e consumo delle telecamere e dell'applausometro. Quelli cammellati alle varie convention di berlusconiana memoria, insieme a prostitute d'alto bordo e a faccendieri variamente collusi e inquisiti. Questa volta la mobilitazione era reale, e all'insegna della trasparenza, della lotta alla speculazione e alla corruzione, del rinnovamento della politica. L'esatto contrario della cosiddetta antipolitica. Una vera e propria boccata di ossigeno.
A dire la verità, una piccola riserva l'avevo: il fatto che gran parte dell'elettorato di destra parmense avesse votato M5S, contribuendo - non si sa se in modo determinante - all'elezione di Pizzarotti, mi aveva fatto sorgere qualche dubbio. Intendiamoci. Se qualcuno riesce a strappare voti alla destra in nome di un programma che a Parma prevede il no all'inceneritore e alla cementificazione selvaggia, che vuole fare le pulci ai bilanci della precedente amministrazione e vuole capire la voragine dei 600 milioni di debito e i rapporti opachi della giunta precedente con le multinazionali dell'acqua e dell'energia, va benissimo. Però c'è da dire che quei voti si sono spostati sulla lista grillina non per un cambiamento di opinione dell'elettorato di destra, ma unicamente per impedire che vincesse il candidato del centro sinistra. Voti presi a prestito, pronti a rientrare all'ovile di Alfano e Berlusconi, con un'operazione disciplinata, di stampo quasi militante. In ogni caso, Pizzarotti ce l'aveva fatta, e questo era l'importante, senza stare troppo a guardare il pelo nell'uovo.
A distanza di qualche giorno però, i miei dubbi stanno aumentando. Subito dopo la sua elezione, il sindaco aveva contattato il consigliere comunale ferrarese Valentino Tavolazzi per offrirgli il posto di Direttore Generale al comune di Parma. Quel Valentino Tavolazzi espulso dal M5S da Grillo in persona neanche tre mesi fa. E infatti Grillo si mette subito a cercare un nuovo Direttore generale che dovrà candidarsi rivolgendosi non al M5S o al sindaco, ma a Grillo stesso. E questa è la prima cosa che non va bene: una vera e propria indebita ingerenza nella vita istituzionale di un comune. A meno che Grillo non sia il M5S (ma questo lo vediamo dopo) e contemporaneamente il vero sindaco di Parma. Il tutto aggravato dal fatto che prontamente Pizzarotti ha fatto marcia indietro, affermando che il nome di Tavolazzi è solo uno fra i moltissimi papabili e affermando inoltre untuosamente che il rapporto con Grillo è ottimo. E questo ricorda tanto la Democrazia cristiana di altri tempi.
Ma perché il Tavolazzi è stato buttato fuori dal M5S? Presto detto. Per avere organizzato a Rimini una riunione di un centinaio di attivisti senza il permesso di Grillo, mettendo all'ordine del giorno la questione della democrazia all'interno del movimento. Apriti o cielo! Espulsione immediata. E questo è davvero inquietante. Grillo, sia pure nella sua posizione di ispiratore del movimento, si arroga il diritto di decidere in modo insindacabile e senza uno straccio di discussione pubblica fra i grillini di espellere un militante non per illeciti amministrativi o altro, ma per una divergenza politica. La stessa concezione proprietaria della politica che ha sempre guidato Bossi, fino al recente patatrac.
Ora, questi fatti possono essere una sorpresa solo per chi non conosce il regolamento interno del M5S. Cosa prevede in sintesi questo regolamento, vera e propria 'summa' del Grillo pensiero in tema soprattutto di democrazia? E' presto detto. Il nome e il contrassegno del movimento sono registrati a nome di Beppe Grillo, che è "unico titolare dei diritti d'uso degli stessi". Il che significa che Grillo è il proprietario del movimento. Un regolamento non da movimento politico, ma da SpA, con Grillo presidente, amministratore delegato e azionista unico. In conseguenza di ciò, il M5S, cioè Grillo, sceglie coloro che sono abilitati a fare politica in nome del M5S e coloro che vengono scelti come candidati alle elezioni. In questo modo alle prossime politiche avremo un gruppo parlamentare, quello del M5S, di veri e propri nominati (da Grillo), ricattabilissimi in quanto chiunque potrà essere espulso dal movimento se l'azionista unico lo vorrà. Al confronto Berlusconi passerà alle cronache come un dilettante. Questo articolo è stato pubblicato qui
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