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La corruzione e l’Autority per i contratti della P.A.

La corruzione e l'Autority per i contratti della P.A.

Finalmente anche l’Autorità per i Contratti della Pubblica Amministrazione si è accorta della vastità del fenomeno corruttivo nel settore ad essa affidato ed ha espresso il timore che, concordemente al detto la moneta cattiva caccia via la moneta buona, le imprese oneste possano essere annientate da quelle che del non rispetto delle regole hanno fatto la loro prassi corrente.
 
Tutto questo, dalle parole della relazione annuale del Presidente dell’Autority Luigi Giampaolino, sembra sia insorto nel trascorso anno 2009; e qui le cose proprio non ritornano. Sembrerebbe che l’anno scorso si sia verificato un evento straordinario, del tipo “collisione con il meteorite che estingue i dinosauri”, facendo improvvisamente sviluppare a dismisura la mala pianta della corruzione. Ed invece il venire alla luce di episodi, diciamo così, poco cristallini è una costante del nostro sistema Italia, mai venuta meno neanche nelle epoche maggiormente connotate dalle inchieste denominate mani pulite.
 
Quel che è certo è che, all’atto della costituzione dell’Autority, avvenuta congiuntamente alla riforma Merloni dei pubblici appalti, l’obiettivo indicato alla neonata Istituzione era quello di verificare il rispetto della nuova normativa, e non altro. Orbene, questa è una vera e propria anomalia, che stride con la stessa Costituzione Repubblicana; quella che tanti si preoccupano di cambiare e che ben pochi si preoccupano di avere sempre debitamente presente.
 
Infatti, dato che la Costituzione mette al centro l’uomo, una Autorità sui Pubblici Appalti avrebbe dovuto verificare il corretto utilizzo del pubblico denaro, la realizzazione in maniera regolare e nei tempi previsti delle opere necessarie alla cittadinanza, la piena soddisfazione nell’adempiere al proprio incarico dei funzionati chiamati a gestire il complesso processo degli appalti, la compiacenza degli addetti privati del settore, dal manovale al manager della grande impresa, nello svolgere il proprio lavoro, e così via. Ma tutto ciò non era richiesto. E, probabilmente, proprio per questo motivo, l’Autority sembrava quasi non accorgersi del fenomeno corruttivo se non quando veniva a collidere con il rispetto della legge Merloni.
 
Oggi qualcosa è cambiato nel modo di porsi dell’Autority dinanzi al settore di sua competenza e l’Istituzione comincia a chiedersi se e come questo settore funziona; scoprendo che funziona malissimo, come peraltro a lungo segnalato dai vertici della Corte dei Conti, vox deserto clamans.
 
Il passo avanti per il Paese è notevole: mentre la Corte dei Conti ben poco poteva incidere sul funzionamento del settore dei contratti della Pubblica Amministrazione, l’Autority è invece in grado di farlo con grande efficacia.
 
L’augurio è che possa al più presto comprendere i meccanismi di quella che è da sempre una vera e proprio “macchina mungi-aziende”, ad arte strutturata con il fine di porre sotto ricatto gli operatori economici privati. Perché il pericolo di una implosione del sistema dei contratti della Pubblica Amministrazione, che si legge fra le righe della relazione annuale del Presidente Luigi Giampaolino, è oltremodo concreta. Se le imprese rispettose delle regole sono spinte in perdita, alla fine, oltre ad aver impedito alle persone oneste di scegliere questo tipo di lavoro, avremo raggiunto il risultato di far restare in vita solamente le imprese gestite da mascalzoni. Ed in talune aree del Meridione questo è già avvenuto.
 
Dunque, i migliori auguri di buon lavoro al Presidente Luigi Giampaolino, che ci ha fatto intravedere nella sua recente relazione annuale una vera e propria “rivoluzione copernicana” dell’operato dell’Autority.

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