La Fiamma Rossa di Gianni Mura
C’è a chi piace il solito. Anzi, in un oggi così obsolescente, c’è a chi piaceva il solito (secondo me la pensa così anche Jannacci). Posto questo, ci viene da pensare: il solito Gianni Mura, che leggiamo più o meno quotidianamente nell’editoriale-pollaio delle pagine sportive de “
Dopo aver girato per 226 volte le pagine del libro possiamo facilmente rispondere alla domanda. Il solito Mura, il Mura giornalista rilassato, cronachista poco invischiato, eno-gastronomo al settimo cielo, antropologo del vivere normale è un solito che riesce ad aprire nuovi anfratti quasi in ogni frase, ad allargare per i nostri occhi questi piccoli spazi fatti di poca luce e molti odori che raccontano di vite su due ruote, di avventure notturne, di sentimenti umani, di valori ormai stupidi, di fatiche e salite, di vigliaccherie e saggezza. Il solito Mura sfonda una porta che pochi giornalisti e scrittori riescono anche solo a vedere da lontano: l’uscio del “classico”, dove quello che è già visto diventa orma di senso, quello che è già sentito, traccia di stile, quello che è già magari stato detto, cambio di prospettiva.
Il Mura de “
Proclamato Mura “classico, nel senso buono s’intende (sai, ormai dare del “classico” a qualcuno è come dargli dell’invertito), si affaccia una nuova domanda che merita riflessione.
Come guardare al primo romanzo muriano “Giallo su giallo”, una volta letto “
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