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La Cortesia e il Disprezzo

Raccontano, le antiche storie, che, un certo giorno, la Cortesia fu cacciata dalle Corti e da ogni quartiere delle città. Le fonti non chiariscono se fu cacciata prima dalle Corti e poi dai quartieri cittadini o viceversa. In ogni caso, dicono anche che da quel giorno la Cortesia fu vista solo aggirarsi, di tanto in tanto, mite e discreta, nella Giungla. Tutti i documenti concordano poi nel collegare l’esilio della Cortesia con il cambiamento della “posta in gioco” nella dialettica delle relazioni umane. Sì, perché fino a un certo momento, la Posta in gioco, nelle relazioni umane, era stata costituita da una specie di trinità indivisibile:

Ambizione, Denaro e Gloria. Ma, da quel momento in poi, il Denaro diventò l’unica vera Posta in gioco, sia nei Palazzi del Potere che nelle quotidiane dinamiche sociali. E, si sa, il Denaro è l’unico “equivalente universale”, l’unico che può permettersi di vendere e comprare ognuno e ogni cosa. Una volta scoperto il Denaro come l’unico vero potere, l’unico autentico “Oggetto del Desiderio”, quello decisivo, a cosa potevano più servire, le “buone maniere”, la nobiltà d’animo, l’aristocrazia dei modi o il comportamento regale, le qualità cioè che avevano caratterizzato un modello di umanità, e che trovavano nella Cortesia la loro più efficace espressione? Come avrebbe potuto allora, la Cortesia, sopravvivere nelle Corti e nel consesso civile? A che serviva ora la Cortesia? Bastava mascherare la sua cacciata e la sua assenza con il suo surrogato, il suo simulacro, la “Messinscena”, e magari coprire la villania e la violenza dei modi con abiti costosi e una scenografia attraente. Questo nei casi migliori.

Perché, normalmente, il posto della Cortesia è stato prontamente usurpato, senza remore, dalla Rozzezza, dall’Aggressione, dalla Volgarità e soprattutto dal Disprezzo degli altri, manifestato con le parole, con gli scritti e con i gesti. Certo, i soggetti più “illuminati”, tentano ancora di mimetizzare la cacciata della Cortesia e il Disprezzo con la veste della Critica. Ma, ha ragione Bruno Latour: hanno la “bava alla bocca... e la chiamano critica”! In effetti, l’esilio della Cortesia ha prodotto anche un fenomeno di degenerazione e mistificazione della Critica. Siamo sinceri! “Come si fa ad avere ancora il gusto dell’accusa quando il meccanismo sacrificale diventa palese?” (Latour) Lo aveva già annunciato Platone, quando nel Protagora, diceva che Zeus, tra i doni dati agli uomini, oltre al fuoco, alle tecniche e al senso della giustizia, aveva inserito il Rispetto di ciascun individuo per i suoi simili, come essenziale alla sopravvivenza e al benessere della Polis. E cosa è il Rispetto, se non il principale modo di essere della Cortesia? Il Rispetto è la radice della Cortesia. Quest’ultima, infatti, non è solo una questione di galateo. La Cortesia è uno stato dell’animo, un modo di essere. La Cortesia in realtà è uno stile di umanità. Senza il quale non c’è futuro umano, nessun futuro per nessuno! Suggestivi, a questo proposito, anche al di là della loro cornice mistica, questi versi di Hilaire Belloc: “La cortesia non ha la grandezza Dell’audacia e della santità, Ma per quanto ne so io, È in lei che risiede la grazia del Signore”.

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