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L’umorista è uno che fa il comodo proprio- Omaggio ad Achille Campanile.

Il vero umorismo è eversivo: si sostanzia nel rovesciamento dei luoghi comuni, è sorpesa continua, paradosso, sberleffo. E vero, grande umorista, forse il più grandedella nostra letteratura, è stato Achille Campanile. Dire che Campanile è stato solo un umorista però è riduttivo. Fu anche scrittore raffinato, con un’impronta particolare e riconoscibile, prosatore attento, preciso, impeccabile.

L'umorista è uno che fa il comodo proprio- Omaggio ad Achille Campanile.

Ma lasciamo la parola a lui.

Ecco cosa ci dice dell’umorismo:"L’umorista è uno che fa il comodo proprio.E’ triste o allegro quando gli va di esserlo e perciò financo triste nelle circostanze tristi e lieto nelle liete".

Ed ecco un esempio della sua poetica del rovesciamento del luogo comune

E’ un passo sorprendente del suo primo romanzo “MA CHE COS’E’ QUESTO AMORE?”, scritto da Campanile nel 1927, quando aveva 28 anni.

Siamo nello scompartimento di un treno.

Un giovanotto racconta la sua triste storia ai compagni scompartimento.

Eccola

-"Avevo vent’anni ed ero inesperto della vita. Una sera, tornando a casa dopo il lavoro, mi accorsi di essere seguito da una donna. Affrettai il passo. Per qualche sera si ripetè la stessa scena.


Non contenta di seguirmi, quella donna cominciò a farmi pervenire lettere ardenti, e, come dovetti accorgermi in seguito, menzognere, perchè sotto l’apparenza dell’innamorata, costei non era che una seduttrice.
Senza scoraggiarsi dei miei rifiuti, ella giunse persino a passeggiare ore e ore sotto le mie finestre e a cantarmi qualche serenata finchè io, giovane e senza difesa, finii per cedere alle lusinghe d’un amore che doveva essermi fatale. Ad un primo appuntamento, ne seguì un secondo, poi un terzo e alla fine ci vedemmo tutti i giorni. Io pregavo spesso la donna di presentarsi ai miei genitori per una regolare domanda.
Ma ella faceva orecchi da mercante rimandando la cosa da un giorno all’altro.
Una triste sera mi accorsi di essere prossimo ad diventare padre. Costei cominciò a mancare ai convegni e , il giorno in cui avrebbe dovuto regolare la nostra situazione, ella scomparve e mai più la rividi.
Confessai tutto piangendo, ma fui cacciato di casa.
Così mi trovai solo nel mondo, dopo essere stato sedotto, reso padre e abbandonato”. 

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Cosa c’è di più convenzionale di questa storia? E cosa c’è di più convenzionale del linguaggio usato per raccontarla? Del riferimento a lettere ardenti, rifiuti, passeggiate sotto le finestre, serenate, orecchie di mercante, situazione da regolarizzare, abbandono dopo la seduzione?

E che cosa la rende sorprendente, surreale e, per questo esilarante?
Il fatto “eversivo” che il protagonista di questa storia non sia una donna, ma un uomo.

Questo è l’umorismo di Achille Campanile.

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