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L’ultima notte di Amore

Il film di Andrea Di Stefano è tra quelli che incollano lo spettatore alla sedia per tutta la sua durata e già dalle prime scene nel rappresentare una metropoli anonima estesa poco a misura umana lascia intuire un concatenarsi di eventi drammatici che caratterizzeranno la storia seguente. 

Questa impressione viene accentuata dall'uso di musiche intense che accompagnano le riprese aeree che attraversano dall'alto una Milano notturna, ma ben illuminata tale da rendere visibili i più importanti monumenti come il Duomo, la viabilità stradale e ferroviaria per fermarsi in prossimità della stazione centrale ed entrando con l'obiettivo in un appartamento del centro, dove sta per svolgersi una festa a sorpresa per l'ultima notte di lavoro di un valoroso poliziotto in procinto di andare in pensione, dopo un ultratrentennale carriera nella polizia.

-ATTENZIONE SPOILER-

In questa atmosfera che dovrebbe essere giocosa per una festa forzatamente organizzata dalla moglie con anonimi invitati, si rivela l'inespressa drammaticità del quotidiano con l'interruzione per una chiamata d'urgenza al lavoro. Ma ben presto altri elementi portano inquietudine alla vicenda sempre caratterizzata dall'oscurità della metropoli: l'uso dello stratto dialetto calabrese nei dialoghi familiari, l'approccio con la malavita cinese priva di scrupoli che si fa largo nella multietnica economia criminale milanese, nonché l'assenza di sincerità nei rapporti interpersonali dalle amicizie alle parentele. Ma le scene drammatiche che seguiranno susciteranno nello spettatore sentimenti di pietà e dolore per le vittime della sparatoria giacenti sull'asfalto ed in particolare per la carabiniera madre di un bimbo che si accascia morente portando con sé il mistero sul suo ruolo nella vicenda.Ma il senso di smarrimento cresce di fronte allo sfrecciare nel tunnel della superstrada di auto a velocità sostenuta,che cinicamente accelerano a clacson spiegati col rischio di travolgere il protagonista, sopravvissuto alla sparatoria.

Favino interpreta magistralmente un personaggio che nella sua ultima notte di lavoro deve trasformarsi in una persona che non è mai stata, fare i conti con i rapporti di amicizia e parentela sfumati e contemporanemente congedarsi malinconicamente e onorevolmente dal lavoro e dai colleghi e salvare la sua famiglia. Inoltre è consapevole che per lui non ci sarà scampo, privato della pensione e inseguito dalla giustizia ordinaria, dalla malavita cinese e dalla solitudine. Nel frattempo le luci notturne si spengono e quelle dell'alba illuminano il Duomo.

Il finale è aperto, in quanto s'intravede un'oscuro personaggio non messo a fuoco volutamente avvicinarsi a lui e subito dopo un buio totale a voler far intuire una esecuzione sommaria.

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