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 Home page > Tribuna Libera > L’occupazione dimenticata del Kashmir

L’occupazione dimenticata del Kashmir

In Kashmir, l’11 febbraio, sarà un la giornata del ricordo di Maqbool Butt, l’eroe nazionale impiccato, nel 1984, dopo un processo farsa innanzi al tribunale di Nuova Delhi. Un uomo considerato il padre dell’indipendenza del Kashmir. 

L’Occidente parla poco su quello che accade in Asia, dove sono in corso guerre silenti in cui si fronteggiano eserciti regolari, milizie armate e bande criminali.

Un esempio ne è la situazione in Kashmir, dove da più di mezzo secolo ciclicamente soffiano i venti bellici in una guerra di faglia e combattuta per procura tra Pakistan e India.

La questione del Kashmir affonda le sue radici durante l’età coloniale britannica. Quando il 15 agosto 1947 l’Unione Indiana e il Pakistan si dichiaravano indipendenti lo Jammu e Kashmir poteva scegliere se chiedere l’annessione e divisione tra i due Stati limitrofi o imboccare la via della propria indipendenza..

Sia il Maharaja che il Partito Nazionale optavano per l’indipendenza, ma le tensioni sociali, politiche ed economiche aprivano la strada a delle rivolte e agli interventi interessati di India e Pakistan.

La prima guerra indo-pachistana del 1947-48 terminava con un cessate il fuoco. Le posizioni dei due eserciti venivano delineate dalla “Linea di Controllo”, confine sostanziale di divisione tra lo Jammu e Kashmir, che veniva occupato e annesso dall’India, e l’Azad Kashmir, che veniva occupato dal Pakistan.

Gli altri due conflitti scoppiavano nel 1965 e nel 1971. Tre guerre classificate come “conflitti ad alta intensità”. Inoltre, nel 1962 la Cina occupava la porzione settentrionale denominata Aksai Chin.

Per l’India e la Cina la questione riguarda la propria “sicurezza nazionale”, mentre il Pakistan la classifica come “territorio conteso”. I tre attori, volutamente, dimenticano la richiesta dell’indipendenza del popolo del Kashmir. 

Salvatore Falzone

 Foto di Rohit Singh da Pixabay 

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