• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > L’ipoteca russa sul nucleare occidentale

L’ipoteca russa sul nucleare occidentale

L'Amministrazione Biden si accorge che l'Occidente ha eccessiva dipendenza dalla Russia nell'arricchimento di uranio per le centrali nucleari. Servirà ricostituire catene di fornitura smantellate nel dopo Fukushima, cioè tempo e denaro.

L’Amministrazione Biden si è accorta di avere una dipendenza molto problematica dalla Russia: quella dell’arricchimento dell’uranio utilizzato nelle centrali nucleari. Secondo dati governativi statunitensi, nel 2022 circa un quarto del combustibile usato negli impianti nucleari è passato attraverso lavorazione russa mediante contratti di fornitura di lungo termine. Mosca controlla almeno il 50% della capacità mondiale di arricchimento dell’uranio, e da sempre opera per danneggiare la catena di fornitura statunitense, scaricando sul mercato mondiale prodotti di uranio arricchito a prezzi molto competitivi.

LA POTENZA ROSATOM

Non a caso, tra le sanzioni imposte a Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina, non ve ne sono di relative alla vendita di combustibile nucleare e servizi di arricchimento del medesimo da parte del gigante russo Rosatom. Ad oggi, ci sono pochi fornitori occidentali di uranio arricchito, tra i quali i francesi di Orano, il consorzio Urenco, controllato da britannici, tedeschi e olandesi, e i cinesi di China National Nuclear Corporation.

Ma Rosatom, con i suoi 330.000 dipendenti, ha una profonda impronta anche in Europa, soprattutto orientale, dove rifornisce vecchi reattori ad acqua pressurizzata (VVER) costruiti durante la Guerra Fredda e la cui vita produttiva volge al termine (molti sono già in regime di proroga). Si stima che la Russia fornisca il 30% del combustibile nucleare usato in Unione europea.

Fonte

Mosca sta poi costruendo 33 nuove centrali in dieci paesi, tra cui Cina e India, con conseguenti contratti di fornitura della durata di decenni. Ciò che è peggio, al momento il gruppo Rosatom è l’unico al mondo a fornire la commercializzazione dell’uranio con il livello di arricchimento necessario per i cosiddetti piccoli reattori modulari (SMR), la cui tecnologia viene considerata in occidente molto promettente.

L’Occidente si è progressivamente disimpegnato dalla filiera nucleare dopo l’incidente di Fukushima del 2011. Negli Stati Uniti, l’ultimo impianto commerciale di conversione e arricchimento di uranio è stato chiuso nel 2013. Nel frattempo, alcune tra le maggiori realtà dell’industria nucleare civile occidentale, quali la francese Areva e le americane US Enrichment e Westinghouse Electric, sono finite in dissesto. Ciò ha permesso a Rosatom di ampliare la propria quota di mercato, offrendo anche generosi finanziamenti per la realizzazione di centrali in giro per il mondo. Dopo la fine della procedura fallimentare, nel 2018, Westinghouse ha firmato contratti per rifornire di combustibile nucleare i reattori ucraini, che tuttavia ancora ricorrono alle scorte di combustibile fornito da Rosatom.

 
Fonte
LA STRATEGIA DI BIDEN

Che fare, quindi, dopo questa epifania? L’Amministrazione Biden intende agire su due binari paralleli: lo sviluppo di capacità domestica occidentale, e la progressiva limitazione delle vendite russe. Al Congresso sono stati chiesti 2,16 miliardi di dollari per rendere il Dipartimento dell’Energia il compratore di lungo termine e ultima istanza del combustibile nucleare, e consentire la rinascita della filiera.

Nel frattempo, nei due rami del Congresso si fanno strada i disegni di legge per vietare l’importazione di uranio russo. Stanno anche venendo finanziati programmi di espansione dell’impianto di arricchimento Urenco in New Mexico ed è stato cofinanziato il progetto pilota per l’arricchimento di uranio necessario agli SMR. Si collabora con Canada, Regno Unito, Francia e Giappone per ricostituire l’intera catena di fornitura. Per il decollo della strategia le autorità statunitensi stimano che nei prossimi due-tre anni serviranno 5-10 contratti di costruzione di nuove centrali negli Stati Uniti.

La strada è lunga e accidentata, come si vede. La Russia ha una dotazione di risorse naturali e, in questo caso, di tecnologie che le permettono di esercitare la propria proiezione di potenza sul teatro globale. Un dato noto ma col quale occorre continuare a fare i conti, in un’ottica strategica. Per il resto, si conferma che l’attuale fase storica, caratterizzata dal ritorno dei blocchi, porterà a rilevanti costi per riconfigurare le catene di fornitura.

Photo by Carol M Highsmith licensed under CC-CC0 1.0

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.24) 7 dicembre 2023 10:34

    Ma che bravo Biden. Le pensa tutte, ma proprio tutte. Io suggerirei un attacco nucleare contro la Russia. E’ ora di farla finita con l’impero del male. Evviva l’impero del bene. Facciamo come per il gas che ora prendiamo dagli USA quattro volte più caro oppure dalla Russia by riciclo e lo paghiamo tre volte di più. 

    Al peggio non c’è mai limite.

  • Di Gregorio Scribano (---.---.---.88) 7 dicembre 2023 14:46
    Gregorio Scribano

    Le prospettive per l’energia nucleare in Europa sono soggette a una serie di fattori, tra cui considerazioni economiche, ambientali, politiche e sociali. Alcuni paesi europei hanno una lunga storia di utilizzo dell’energia nucleare, mentre altri hanno scelto di abbandonarla o limitarla. Di seguito sono riportati alcuni punti chiave:

    1. Decommissioning e sostituzione: Molti impianti nucleari in Europa stanno invecchiando, e alcuni paesi stanno affrontando decisioni cruciali sulla loro sostituzione o decommissioning. Ciò comporta investimenti significativi e decisioni politiche importanti.

    2. Crescente enfasi sulla sicurezza nucleare: Dopo il disastro nucleare di Fukushima nel 2011, la sicurezza nucleare è diventata una preoccupazione ancora più rilevante in Europa. L’Unione Europea ha rafforzato le normative sulla sicurezza nucleare e molti paesi hanno effettuato valutazioni approfondite delle proprie centrali nucleari.

    3. Crescente consapevolezza ambientale: L’interesse per le fonti di energia rinnovabile e la crescente consapevolezza ambientale hanno portato alcuni paesi a spostarsi verso alternative più sostenibili, come l’energia solare e eolica. Tuttavia, alcuni sostengono che l’energia nucleare può svolgere un ruolo nella transizione verso un sistema energetico a basse emissioni di carbonio.

    4. Questioni di gestione dei rifiuti nucleari: La gestione dei rifiuti nucleari rimane una questione critica e controversa. Paesi come la Finlandia stanno avanzando nella costruzione di depositi geologici profondi per i rifiuti nucleari, ma molte nazioni europee devono ancora affrontare in modo completo questo problema.

    5. Nuove tecnologie nucleari: Alcuni sottolineano il ruolo delle nuove tecnologie nucleari, come i reattori modulari avanzati e i reattori a torio, nel futuro dell’energia nucleare in Europa. Queste tecnologie potrebbero offrire soluzioni più sicure ed efficienti rispetto ai reattori tradizionali.

    6. Politiche nazionali: Le decisioni sull’energia nucleare variano da paese a paese. Mentre alcuni, come la Francia, continuano ad affidarsi pesantemente all’energia nucleare, altri, come la Germania, hanno annunciato piani per ridurre o eliminare gradualmente la loro dipendenza da questa fonte.

    In sintesi, le prospettive per l’energia nucleare in Europa sono complesse e dipendono da una serie di fattori. La transizione verso fonti energetiche più sostenibili e la gestione responsabile delle questioni connesse all’energia nucleare sono fondamentali per determinare il ruolo futuro di questa tecnologia nell’approvvigionamento energetico europeo.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità