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L’insostenibilità degli assistenti religiosi nel Sistema Sanitario Nazionale

Il pre­si­den­te del con­si­glio Mario Monti ha par­la­to re­cen­te­men­te di in­so­ste­ni­bi­lità del Si­ste­ma sa­ni­ta­rio na­zio­na­le per i bi­lan­ci pub­bli­ci. E ha pro­spet­ta­to per il futuro l’in­di­vi­dua­zio­ne di “mo­del­li in­no­va­ti­vi di fi­nan­zia­men­to e or­ga­niz­za­zio­ne dei ser­vi­zi e delle pre­sta­zio­ni sa­ni­ta­rie”. Di­vam­pa­te le po­le­mi­che, so­prat­tut­to da parte di sin­da­ca­ti e ope­ra­to­ri del set­to­re, ha cor­ret­to il tiro. Monti ci ha tenuto ad as­si­cu­ra­re che non in­ten­de sman­tel­la­re la sanità pub­bli­ca con le pri­va­tiz­za­zio­ni, perché questa è “ga­ran­zia ef­fet­ti­va dell’ugua­glian­za dei cit­ta­di­ni”.

Ma tra le pro­te­ste di par­ti­ti e sin­da­ca­ti non ci ri­sul­ta alcuno che abbia ri­cor­da­to quanto, nella sanità, sia per­va­si­vo il si­ste­ma della sus­si­dia­rietà malata orien­ta­ta in senso cat­to­li­co. Nes­su­no si è sof­fer­ma­to sulle norme me­die­va­li che pre­ve­do­no la pre­sen­za di as­si­sten­ti re­li­gio­si cat­to­li­ci pagati dalle Azien­de sa­ni­ta­rie locali, con luoghi di culto, uffici, ap­par­ta­men­ti a loro di­spo­si­zio­ne. Lo fac­cia­mo noi, perché si tratta di una spesa con­si­sten­te so­prat­tut­to in un mo­men­to di crisi e nel quale si chie­do­no grossi sa­cri­fi­ci ai cit­ta­di­ni.

Ospe­da­li e Asl as­su­mo­no di­ret­ta­men­te sa­cer­do­ti o sti­pu­la­no con­ven­zio­ni con le dio­ce­si

La nostra ri­vi­sta L’Ateo af­fron­ta la que­stio­ne da tempo. In par­ti­co­la­re, un ar­ti­co­lo del com­pian­to Marco Ac­cor­ti met­te­va in luce un anno fa i “casti costi” dell’as­si­sten­za spi­ri­tua­le negli ospe­da­li. In tutta Italia ospe­da­li e Asl as­su­mo­no di­ret­ta­men­te sa­cer­do­ti o sti­pu­la­no con­ven­zio­ni con le dio­ce­si, per ga­ran­tir­si la pre­sen­za di preti in corsia. Oltre ai casi di in­va­den­za cle­ri­ca­le che ci ven­go­no se­gna­la­ti negli ospe­da­li, so­prat­tut­to verso per­so­ne am­ma­la­te e in dif­fi­coltà, è im­por­tan­te anche la que­stio­ne dei costi.

È emerso che in Emilia Ro­ma­gna e To­sca­na per il solo 2010 si sono spesi — ri­spet­ti­va­men­te — più di due mi­lio­ni di euro. Poco meno per il Veneto. Solo per la pro­vin­cia di Trento si parla di almeno 300­mi­la euro. In Puglia, dall’aprile del 2006 alla fine del 2008, la Re­gio­ne ha sbor­sa­to 73mila euro a testa per due sa­cer­do­ti. Si stima che per i sa­cer­do­ti as­si­sten­ti spi­ri­tua­li le azien­de sa­ni­ta­rie spen­da­no in media ogni anno circa 3 mi­lio­ni di euro per la Lom­bar­dia, 7,5 mi­lio­ni per la Si­ci­lia e 5 mi­lio­ni per il Lazio.

Sulla base di intese tra ve­sco­vi locali e re­gio­ni, viene ga­ran­ti­to un tot di preti per un certo numero di posti letto, senza con­si­de­ra­re le ef­fet­ti­ve esi­gen­ze dei de­gen­ti. L’in­ci­den­za totale sulle casse pub­bli­che è sti­ma­ta dall’as­so­cia­zio­ne in almeno 27 mi­lio­ni di euro. A carico del SSN e delle ASL ri­ca­do­no anche le spese di man­te­ni­men­to di cap­pel­le, sa­cre­stie e uffici.

È op­por­tu­no far notare che i re­li­gio­si cat­to­li­ci in giro per gli ospe­da­li non fanno vo­lon­ta­ria­to gra­tui­to, ma sono di­pen­den­ti pub­bli­ci sti­pen­dia­ti con fondi pub­bli­ci. E lo sper­pe­ro pro­se­gue anche nei nuovi ospe­da­li. Tra gli ultimi casi c’è quello di Cona (pro­vin­cia di Fer­ra­ra) dove l’Uaar è stata in­vi­ta­ta as­sie­me a sedici con­fes­sio­ni re­li­gio­se di mi­no­ran­za a ge­sti­re a pro­prie spese una “sala del con­for­to”. Nome e re­go­la­men­to sono in corso di de­fi­ni­zio­ne e sor­pren­de po­si­ti­va­men­te l’in­ten­zio­ne di non di­scri­mi­na­re i non cat­to­li­ci e l’ascol­to di or­ga­niz­za­zio­ni che li rap­pre­sen­ta­no. Ma la Chiesa cat­to­li­ca rimane lar­ga­men­te pri­vi­le­gia­ta e sus­si­dia­ta: la cap­pel­la co­strui­ta a fianco della sala laica è enorme e i due spazi sono se­pa­ra­ti dall’ap­par­ta­men­to del mi­ni­stro di culto cat­to­li­co. Il quale con tutta pro­ba­bi­lità per­ce­pi­sce lo sti­pen­dio da in­fer­mie­re. E questo è solo un pic­co­lo caso in­di­ca­ti­vo, tra tan­tis­si­mi altri.

Il tema dei costi af­fron­ta­ti per gli as­si­sten­ti spi­ri­tua­li si lega a quello dei fondi pub­bli­ci di­rot­ta­ti verso la sanità cat­to­li­ca. Un altro dre­nag­gio di denaro che rende ancor meno so­ste­ni­bi­li i costi di quella pub­bli­ca: no­no­stan­te questa ri­man­ga la reale ga­ran­zia — come ri­co­no­sciu­to anche da Monti — per i pieni di­rit­ti del cit­ta­di­no. E anche a ga­ran­zia di laicità, anche al netto delle stor­tu­re esi­sten­ti pure nel pub­bli­co (come la pre­sen­za mas­sic­cia di medici obiet­to­ri). Basti pen­sa­re ad esem­pio alla pos­si­bi­lità di ac­ce­de­re alla con­trac­ce­zio­ne d’emer­gen­za, all’in­ter­ru­zio­ne della gra­vi­dan­za, alla dia­gno­si pre­im­pian­to per gli em­brio­ni (che, seb­be­ne vie­ta­ta dalla legge 40, è stata in se­gui­to au­to­riz­za­ta da di­ver­si tri­bu­na­li), o anche alla pos­si­bi­lità di in­ter­rom­pe­re le cure e per te­ma­ti­che an­nes­se al fi­ne-vi­ta. Tutte cose che sa­reb­be ben dif­fi­ci­le ot­te­ne­re in strut­tu­re orien­ta­te re­li­gio­sa­men­te, perché in con­tra­sto con la dot­tri­na della Chiesa cat­to­li­ca. Ma lo Stato e gli enti locali pare pre­fe­ri­sca­no spen­de­re per mi­ni­stri e luoghi di culto o per la sanità pri­va­ta, piut­to­sto che per medici, per­so­na­le esper­to, in­fer­mie­ri e at­trez­za­tu­re nel pub­bli­co. Seb­be­ne ci siano degli spre­chi nella sanità e le mi­glio­rie siano au­spi­ca­bi­li, il di­scor­so è simile a quello fatto per le scuola scuola pub­bli­ca.

Un fiume di denaro che fa­vo­ri­sce il gi­gan­ti­smo e di­scu­ti­bi­li in­trec­ci con le isti­tu­zio­ni

L’Uaar ha sti­ma­to pru­den­zial­men­te la quan­tità di denaro pub­bli­co che fi­ni­sce alle cli­ni­che cat­to­li­che ad almeno 167 mi­lio­ni di euro l’anno, nell’in­chie­sta I Costi della Chiesa. Ma Curzio Mal­te­se ha par­la­to di con­ven­zio­ni pub­bli­che che am­mon­ta­no ad una cifra com­ples­si­va di un mi­liar­do di euro. Un fiume di denaro che fa­vo­ri­sce il gi­gan­ti­smo e di­scu­ti­bi­li in­trec­ci con le isti­tu­zio­ni, nonché scan­da­li e man­can­za di tra­spa­ren­za. Tutto a danno dello Stato e dei cit­ta­di­ni. A di­mo­strar­lo casi come quello del San Raf­fae­le di Milano, crea­tu­ra di don Luigi Verzè e con forti ag­gan­ci con fac­cen­die­ri e lob­bi­sti ciel­li­ni, a ri­schio crac per un buco di un mi­liar­do di euro. No­no­stan­te i mu­ni­fi­ci con­tri­bu­ti ri­ce­vu­ti dalla Re­gio­ne Lom­bar­dia go­ver­na­ta da Ro­ber­to For­mi­go­ni, espo­nen­te di Co­mu­nio­ne e li­be­ra­zio­ne. Stanno ve­nen­do a galla, tra l’altro, le mo­da­lità poco tra­spa­ren­ti e la scar­sità di con­trol­li con cui per anni sono stati as­se­gna­ti i fondi al San Raf­fae­le.

Un altro caso ri­le­van­te è quello dell’Isti­tu­to Der­mo­pa­ti­co dell’Im­ma­co­la­ta a Roma, dove pro­prio in questi giorni il per­so­na­le sta pro­te­stan­do per un blocco degli sti­pen­di che si pro­trae da pa­rec­chi mesi. Il buco dell’Idi è sti­ma­to in circa 800 mi­lio­ni di euro. Nel con­tem­po uno degli espo­nen­ti della con­gre­ga­zio­ne che ge­sti­sce il no­so­co­mio, padre Franco De­ca­mi­na­da, ri­sul­ta in­da­ga­to per ap­pro­pria­zio­ne in­de­bi­ta e si sa­reb­be se­gna­la­to per en­tra­tu­re e pres­sio­ni anche po­li­ti­che. Tanto da spin­ge­re a favore dell’ex mi­ni­stro Fer­ruc­cio Fazio af­fin­ché ve­nis­se scelto come com­mis­sa­rio degli ospe­da­li in crisi. Ma la classe po­li­ti­ca non de­si­ste e le re­ga­lie a favore della sanità cat­to­li­ca con­ti­nua­no. Tra le ultime, basti ri­cor­da­re i 5 mi­lio­ni di euro elar­gi­ti da un’ormai di­mis­sio­na­ria Renata Pol­ve­ri­ni a favore dell’ospe­da­le (ex­tra­ter­ri­to­ria­le e va­ti­ca­no) del Bambin Gesù a Roma.

Il primo in­ter­ven­to per ren­de­re il SSN so­ste­ni­bi­le do­vreb­be essere quello di re­cu­pe­ra­re ri­sor­se eli­mi­nan­do anche una di­scri­mi­na­zio­ne sulla pelle dei pa­zien­ti: la­scia­re che gli as­si­sten­ti re­li­gio­si cat­to­li­ci fac­cia­no vo­lon­ta­ria­to al pari di altre or­ga­niz­za­zio­ni e senza corsie pre­fe­ren­zia­li, senza alcuno sti­pen­dio pub­bli­co e senza luoghi esclu­si­vi pagati dai con­tri­buen­ti. E quindi ri­dur­re i fondi che fi­ni­sco­no agli ospe­da­li cat­to­li­ci per dare una boc­ca­ta d’os­si­ge­no al si­ste­ma sa­ni­ta­rio pub­bli­co, visto che ne ha di­spe­ra­to bi­so­gno.

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